L’avvocato Fabio Anselmo (http://www.ilgiornale.it/sites/default/files/styles/large/ public/foto/2014/09/13/1410584411-ipad-377-0.jpg)

Lo chiamano “l’avvocato delle vittime di Stato”. Ha rappresentato la madre di Federico Aldrovandi e da anni è al fianco dei familiari di Stefano Cucchi. A Fabio Anselmo si è rivolto il figlio di un deportato nei campi hitleriani. Per avere giustizia.

 

Avvocato Anselmo, lei è ormai considerato il legale delle vittime di Stato, come mai il figlio di un deportato nei lager hitleriani si è rivolto a lei?

“Il figlio di Gualberto Cavallina, vicecomandante della XIV brigata Garibaldi Trieste, nel 1944 deportato nei lager nazisti, ha fatto causa alla Germania per avere un indennizzo, un rimborso simbolico, ma il Tribunale civile di Roma, competente per questi casi, non ha accolto le sue richieste. Attraverso una serie di documenti, anche della Croce Rossa, è stata ricostruita l’intera storia di internamento, però non è stato possibile accertare il giorno esatto della sua liberazione. Così, secondo i giudici di primo grado, mancherebbero i requisiti per un risarcimento. E questo è già un assurdo. Tuttavia lo sgomento è dettato dal fatto che Diego Cavallina si è trovato di fronte non l’opposizione della Repubblica Tedesca, ma dell’Italia. La nostra controparte in appello sarà l’Avvocatura dello Stato.

Perché?

Alla prima udienza in primo grado, la Germania ha comunicato di rinunciare a resistere in giudizio, ritenendosi immune da ogni responsabilità in forza della consuetudine del Diritto internazionale. Al suo posto, a chiedere di respingere le richieste di risarcimento morale è stata la nostra Avvocatura dello Stato. In fondo è comprensibile che la Repubblica tedesca difenda i suoi interessi. Ma è inaccettabile che un Paese democratico, quale dovrebbe essere l’Italia, non sostenga i diritti dei suoi cittadini.

Gualberto Cavallina

Qual è la storia di Gualberto Cavallina?

Gli atti del processo di primo grado e i documenti d’epoca della Croce Rossa Internazionale hanno ricostruito i fatti. Cavallina venne fatto prigioniero a Topolovac, oggi in Slovenia, dopo una durissima battaglia contro l’esercito tedesco occupante. L’11 dicembre 1944 arrivò su un vagone piombato nel campo di sterminio di Dachau. Aveva il numero di matricola 135441. Venti giorni dopo le SS ritennero di poter sfruttare le sue buone condizioni di salute e lo trasferirono nel campo di concentramento di Natzweiler, ‘sottocampo’ di Leonberg, destinato – con il numero 40140 – a una fabbrica di aerei da guerra. In quel campo si lavorava 12 ore al giorno in condizioni ovviamente disumane. Nei giorni della Liberazione, siamo nel maggio 1945 in quei territori, i nazisti fucilarono quasi la totalità dei prigionieri italiani. Cavallina riuscì a nascondersi in infermeria e poi a lasciare il lager. Arrivò in Italia il mese successivo, finalmente a casa, a Berra. Aveva anche contratto il tifo durante la prigionia, lo salvarono dalla morte in un ospedale da campo americano. Gualberto è morto nel 1986 senza mai superare le sofferenze inflittegli. Il Tribunale di Roma non ha accolto le richieste di indennizzo avanzate dal figlio Diego, perché non c’è un pezzo di carta che stabilisca il giorno esatto della liberazione. Ma ciò che fa più male al figlio è la presa di posizione del nostro Governo tramite l’Avvocatura di Stato illustrate in giudizio con argomentazioni incredibili. 

Quali sono state le argomentazioni dell’Avvocatura dello Stato?

L’Avvocatura dello Stato ha presentato una memoria in cui si afferma che la Germania “non riconosce la giurisdizione del giudice italiano e invoca il principio consuetudinario della immunità degli Stati dalla giurisdizione”. Voglio ricordare che nel 2014 una sentenza della nostra Corte Costituzionale ha riconosciuto ai cittadini italiani il diritto di chiedere indennizzo per i danni subiti dalla violazione dei diritti umani e per crimini di guerra, ritenendoli “indisponibili” agli accordi post-bellici tra Stati. Pronunciamento ignorato dall’Avvocatura secondo la quale, inoltre, la Germania avrebbe chiesto “alla Farnesina di assicurare che la tutela di tale posizione giuridica trovi adeguata considerazione nei procedimenti quali quelli per cui è causa”. Si tratta semplicemente di un invito che poteva esser lasciato cadere. Al contrario ecco quanto ha depositato l’Avvocatura: “La Repubblica Federale di Germania ha evidenziato la necessità che, in vista del mantenimento delle buone relazioni diplomatiche fra i due Stati, il governo italiano garantisca che la posizione giuridica assunta dalla Germania trovi considerazione nei procedimenti ripresi o avviati dinanzi ai giudici italiani contro la medesima. Sussiste quindi l’interesse del governo italiano a intervenire nel presente giudizio per la tutela di superiori esigenze di ordine sovranazionale attinenti al mantenimento delle relazioni internazionali”. Ha preferito essere al fianco della Germania.

Quindi andrete avanti?

Certamente. Diego ha deciso di far causa alla Germania dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale. La sentenza di primo grado è del 10 ottobre scorso, poi è stato necessario aspettare le motivazioni. Ora siamo in attesa di una data per il processo di appello. In questi mesi l’amarezza è cresciuta accanto all’indignazione, di pochi in verità. Sembra che, in questa vicenda, dei valori morali, storici, della memoria democratica non importi proprio niente a nessuno, né alle istituzioni della Repubblica italiana né all’intero panorama politico. Non si è levata alcuna voce a sostegno di chi chiede giustizia. Sono ancora una volta sono costretto a prendere atto che tutto ciò è invece coerente con un contesto in cui i processi per violazioni dei diritti umani sono difficilissimi e lo Stato quasi mai è accanto alle famiglie, dove non si riesce a licenziare una legge “normale” sulla tortura per la fiera opposizione dei rappresentanti delle forze di polizia. Il nostro Paese celebra la Giornata della Memoria e il 25 Aprile. Il nostro Paese dimostra di avere poca riconoscenza per i suoi eroi e una memoria molto corta.