Erano solo in cinque e avevano indossato il fazzoletto tricolore, le donne di Magenta, piccolo comune dell’hinterland milanese. Partecipavano a una mostra-presidio mentre il corteo di un movimento di estrema destra locale, forte dell’appoggio di Forza Nuova, sfilava per il centro cittadino. Si sentivano cori contro gli immigrati e rumori confusi. Il gruppo di donne è accorso per capire cosa stesse succedendo. Sono state accolte al grido: “Meritate di essere stuprate dai negri, come a Colonia”.

Un momento dell’iniziativa dell’organizzazione “Rinascita magentina” (da http://www.ticinonotizie.it/wp-content/uploads/2016/02/rinascitamag2-500x500_c.jpg)
Un momento dell’iniziativa dell’organizzazione “Rinascita magentina” (da http://www.ticinonotizie.it/wp-content/uploads/2016/02/rinascitamag2-500x500_c.jpg)

È accaduto il 31 gennaio scorso in occasione di una marcia lanciata con lo slogan “Prima gli Italiani!” e organizzata dal comitato “Rinascita magentina”, nato su Facebook poco più di un mese fa. L’ANPI di Milano avvierà un’azione legale sulla vicenda, fa sapere il presidente provinciale Roberto Cenati. L’ANCI ha espresso vicinanza e solidarietà alle donne coinvolte, invitando tutte le istituzioni pubbliche a mantenere alta la vigilanza per evitare casi futuri.

L’episodio di Magenta fa indignare la sociologa Chiara Saraceno: «Chi insulta in questo modo non è affatto diverso dall’idea che si è fatto di quei “negri”. Sono identici, hanno in comune la stessa immagine delle donne». Razzismo e sessismo sono facce (nere) del medesimo grado di inciviltà, affonda Saraceno: «Le donne non sono neppure considerate un “nemico”, come potrebbe esserlo un uomo che fa un picchetto, ma solo oggetti da disprezzare, violentare, e distruggere, sia fisicamente sia moralmente».

Chiara Saraceno (da http://www.equalityitalia.it/wordpress1/wp-content/uploads/2011/07/Chiara-Saraceno-sociologa.jpg)
Chiara Saraceno (da http://www.equalityitalia.it/wordpress1/wp-content/uploads/2011/07/Chiara-Saraceno-sociologa.jpg)

Per la sociologa, esperta di questioni di genere, chi offende e denigra rivela, oltre all’aggressività e alla rabbia, una concezione spaventosa, ferina e animalesca dell’universo femminile. «E purtroppo questo infimo livello di inciviltà non fa parte solo della mentalità fascista e neofascista, anche se in alcuni ambienti di estrema destra è predominante», avverte, ricordando che «lo stupro delle donne sconfitte fa parte della storia delle guerre, è uno degli aspetti della cultura della sopraffazione: si mortificano le femmine nemiche, le prede vinte, reputate un bottino da violentare per il proprio piacere o addirittura dare in pasto ad altri, per umiliarle nel profondo e annientarle».

Non tutti gli uomini, ovviamente, si portano dietro questo pesante bagaglio culturale. Tuttavia: «Se fossi un uomo mi interrogherei sul perché, tra i miei simili, esista ancora un modello di genere capace di autorizzare episodi come quelli accaduti a Magenta o le violenze inferte nel privato familiare. Anche le donne devono contribuire a cambiare i rapporti di genere, però la maggiore responsabilità spetta agli uomini».

Sarebbe importante e necessario che la scuola educasse al rispetto dei generi, cioè proprio quello che vogliono impedire quanti promuovono i Family day, secondo la Saraceno: «La proposta di introdurre l’educazione di genere è stata fortemente contrastata. Perché avrebbe condizionato i giovani a divenire omosessuali! Bisognerebbe lavorare invece sui modelli stessi di genere e decostruirli, per dimostrare che non tutte le donne e non tutti gli uomini sono fatti allo stesso modo».

Anche il ruolo della scuola è determinante: «Ci sono bambini che già alle elementari molestano le loro compagnette, semplicemente “perché è normale”. L’Italia ha varato buone leggi contro la violenza sessuale, seppur lesinando le risorse economiche per applicarle, e ha firmato la Convenzione di Istanbul». Ma non basta. Ancora una volta è una questione di mentalità e cultura: «Ha notato che negli spot pubblicitari di molti profumi il rapporto erotico è sempre rappresentato un po’ violento?». Purtroppo esempi di maschilismo arrivano anche da alcuni politici, uomini e donne. «Non sostengo affatto che andrebbero realmente a violentare le donne, ma non dimentico che, come accaduto a Magenta, si incitò allo stupro dell’allora ministro all’Integrazione, Cecile Kyenge».