L’avvocato Emilio Ricci

Nel giugno del 1960 avevo 12 anni e sei mesi. All’epoca, vivevo a Genova in Corso Mentana, in una grande casa in affitto. Nonostante la giovane età, mi ero reso conto che in quel periodo stavano accadendo cose molto importanti e che la mia casa era il centro di una serie di incontri sulla situazione che si era creata nella mia città, scelta dal Movimento Sociale Italiano per celebrare il proprio congresso. Già da qualche mese, le riunioni si succedevano alle riunioni e questo passaggio continuo di gente che spesso si presentava la sera quando io e mia sorella stavamo andando a dormire o già eravamo a letto, ci metteva in uno stato di continua agitazione e curiosità, perché il tutto si svolgeva in una grande segretezza e sempre con voci sommesse anche per non “disturbare i bambini”.

Ricordo anche mia madre Nadia, figlia di Gaetano Ughes, Presidente del Cln di Imperia durante la Resistenza, che partecipava con l’apprensione e la dedizione tipica del suo carattere, sempre presente e attiva. Mio padre Raimondo, avvocato, era stato partigiano e poi deportato a Mauthausen (dal 2009 al 2011 ha ricoperto la carica di Presidente nazionale ANPI). Nei giorni immediatamente precedenti i primi di giugno, a casa era sempre presente Giorgio Gimelli, allora Presidente dell’ANPI cittadina, ex comandante partigiano, carissimo amico di mio padre e di tutta la famiglia, che si prodigava continuamente a convogliare le forti spinte degli antifascisti di tutta la Liguria e di tutto il Nord Italia, ma in particolare a organizzare la forte aspettativa della classe operaia genovese, soprattutto dei portuali e dei metalmeccanici (non dimentichiamo che all’epoca Genova aveva circa 19.000 lavoratori portuali e decine di migliaia di operari delle acciaierie e delle fabbriche dei cantieri navali che rappresentava un’élite antifascista nel panorama operaio nazionale.

Raimondo Ricci, già Presidente nazionale dell’Anpi

E ricordo il giorno in cui, preannunciato da una grande aspettativa, si presentò a casa nostra Ferruccio Parri in persona: in quell’occasione mio padre mi intimò di non dire a nessuno che a casa mia si era presentato un personaggio così importante: «nessuno deve sapere chi viene e chi non viene a casa nostra, tu devi vedere e capire tutto, ma assolutamente non riferire nulla». Di quel giorno mi rimane soltanto, ancora oggi, una forte emozione per avere intravisto, sia pure per un attimo quel signore, che agli occhi di un tredicenne sembrava vecchissimo, con una folta capigliatura bianca e uno sguardo dolce ma allo stesso tempo intenso e determinato. Il giorno della manifestazione, la mattina presto, fui preso in consegna da mio nonno Gaetano, che durante la Resistenza era stato Segretario del CLN di Imperia, che era venuto a Genova con una numerosa rappresentanza di partigiani della zona di Imperia, che tanto avevano dato alla lotta contro il nazifascismo in Liguria. Mio nonno era grande e grosso, ma non mi intimoriva per niente, giocava sempre con me e mi trattava con grande rispetto e affetto: quel giorno i suoi occhi mi trasmisero un senso di attenzione. «Andiamo a fare una passeggiata fino al Ponte Monumentale», mi disse.

Il Ponte Monumentale era vicino casa e quando vi arrivammo sentii per la prima volta l’aspro odore dei lacrimogeni che la polizia sparava nella vicina Piazza De Ferrari, sentii le sirene delle camionette e le urla della folla che si opponeva ai caroselli. Ero eccitatissimo e non mi rendevo conto di cosa stesse succedendo. Quando tornai a casa, nel salone c’era un sacco di gente ma non mi fecero entrare. Più vagamente ricordo che nelle riunioni dei giorni successivi vi era la consapevolezza che i giovani del ‘60 avevano fermato il tentativo di fare un Congresso del Movimento Sociale nella città Medaglia d’Oro alla Resistenza. Alcuni anni dopo venni a Roma con mio padre e la mia famiglia perché si stava celebrando il processo del giugno’60. Tutti questi ricordi sono nella mente di un ragazzino poco più che dodicenne ma conservano ancora una grande vividezza e consapevolezza degli eventi accaduti.

Emilio Ricci, avvocato, componente del Comitato Nazionale ANPI