Da https://www.ecodegliblei.it/ foto/grandi/p1110957medium.jpg

Nonostante l’emergenza per il covid-19 non permette di riunirci, è giusto e opportuno ricordare la data del 9 aprile 1921. In quella primavera che tardava ad arrivare, un eccidio fascista provocò a Ragusa la morte di tre lavoratori braccianti: Rosario Occhipinti e Carmelo Vitale rimasero a terra in piazza san Giovanni, Rosario Guerrieri sarebbe morto dopo qualche settimana.

Ed è importante rievocare, per sensibilizzare il tempo attuale con un vivo e costante richiamo e salvaguardare, guardando al passato, un bagaglio di esperienze utili a evitare ripetizioni di tragici eventi.

Il clima di allora era quello delle intimidazioni, violenze, scorrerie che venivano perpetrati nei confronti degli operai, dei braccianti e dei democratici. Infatti, già qualche mese prima, il 4 novembre 1920, i fascisti locali, avevano tentato di assaltare il comune “rosso” a guida socialista.

Ragusa, la cattedrale di san Giovanni sull’omonima piazza (da https://upload.wikimedia.org/wikipedia/ commons/c/c1/Cattedrale_di_San_Giovanni _Ragusa_.jpg)

Il 9 aprile i braccianti, riuniti in piazza San Giovanni, aspettavano il comizio del deputato socialista Vincenzo Vacirca, ma nell’aria fredda di una primavera tardiva, si avvertiva la sospettosa presenza gelida dei fascisti. Infatti arrivarono, provocando la piazza e si scatenò l’inferno.

I fascisti incominciarono a sparare, mentre la polizia stava a guardare. Un bilancio pesante, oltre 50 feriti, in piazza c’erano anche donne e bambini, e il sangue si sparse sul basolato.

La gente scappò ma i fascisti continuarono liberi a percorrere le vie di Ragusa. Non si fermò la loro attività violenta e l’indomani vennero attaccati i luoghi simbolo delle sinistre e dei socialisti, bruciando la sede della Camera del lavoro. Anche il municipio venne assaltato e l’amministrazione comunale fu costretta a rassegnare le dimissioni. Nel mese di maggio il copione stragista si ripeterà a Modica, con sei braccianti uccisi a Passo Gatta.

Ragusa (Foto Imagoeconomica)

A Ragusa fu l’inizio, nei giorni e nelle settimane seguenti altre amministrazioni della provincia iblea furono obbligate a dimettersi, costrette dalla violenza squadrista dei fascisti coordinati e ispirati da Filippo Pennavaria.

Gianni Battaglia, già parlamentare, presidente Anpi provinciale di Ragusa