La voce di Maria Pina Iannuzzi, giovane presidente del comitato provinciale Anpi di Cosenza ormai da quattro anni, è incredula e amareggiata mentre racconta. È stata multata per aver celebrato nella sua città il 25 aprile. Cosa è accaduto?

Il primo giugno mi è stata notificata una sanzione di 400 euro dalla polizia stradale. Nel verbale mi si contesta la violazione delle norme anti Covid-19, ovvero di aver lasciato la mia abitazione senza giustificato motivo per partecipare alle ore 14.57 a un assembramento di 18 persone per una manifestazione in Largo dei Partigiani.

Ed è andata così?

La partecipazione alle iniziative per il 75° anniversario della Festa della Liberazione era stata inizialmente al centro di un dissidio tra governo e Anpi nazionale. Tutto però sembrava chiarito e una nota della Presidenza del Consiglio aveva dato la possibilità ai rappresentanti dell’Associazione di deporre un fiore o una corona al monumento oppure in un altro luogo significativo della Resistenza locale. Così è stato in moltissime città e paesi italiani. Per ciò che mi riguarda, uscivo per la prima volta dall’inizio del lockdown. Mi ero dotata di mascherina, guanti e dell’autocertificazione, spiegando precisamente le ragioni dello spostamento, ma non ho neppure avuto occasione di presentarla: lungo il tragitto non c’era alcun posto di blocco delle forze di polizia.

25 aprile, Largo dei Partigiani, Cosenza. La presidente del Comitato provinciale Anpi è la persona davanti a sinistra, indossa il fazzoletto dell’Associazione

Tutti i partecipanti sono stati sanzionati?

Non ho certezza di questo poiché non conosco o faccio fatica a riconoscere la maggior parte delle persone presenti nella foto oggetto del provvedimento. Nel verbale sta scritto, infatti, che sono stata identificata da una foto postata sulla pagina facebook di un comitato cosentino che si trovava in quel luogo con lo stesso intento. L’incontro a Largo dei Partigiani è stato casuale, io mi recavo per conto mio. Inoltre, indossavamo tutti i dispositivi di protezione personale e osservavamo la distanza prescritta. Io ovviamente portavo al collo il fazzoletto tricolore dell’Anpi.

La presidente del Comitato provinciale Anpi di Cosenza, Maria Pina Iannuzzi

Come era stata organizzata l’iniziativa?

Quest’anno, vista la particolare situazione, l’Anpi provinciale di Cosenza ha dato vita a una serie di eventi virtuali. Avevamo aderito all’appello 25aprile#iorestolibero e alle 15 si intonava Bella ciao dai balconi di tutta Italia. Il motto scelto per le mobilitazioni online era: “La piazza quest’anno è la nostra casa, condividiamo suoni, parole, atmosfere!”. Avevamo lanciato due contest e registrato i video di storie di #partigianicosentini.

È stato un lungo lavoro di documentazione. L’idea di recarmi a Largo dei Partigiani è nata in maniera totalmente estemporanea quel giorno stesso. Ogni anno insieme alla Cgil abbiamo aperto le celebrazioni del 25 aprile con la deposizione dei fiori in questo luogo simbolico per la città. Dopo gli eventi online del mattino, nel primo pomeriggio mi muovevo autonomamente per recarmi nella sede dell’associazione La Terra di Piero, che insieme ad altre realtà associative ha dato sostegno e sollievo a tante famiglie in difficoltà proprio in questo tempo sospeso dell’emergenza. Tra l’altro dopo il mio intervento, due importanti aziende, l’una produttrice di pasta, l’altra di tonno in scatola, hanno contattato l’Anpi provinciale di Cosenza per offrire tonnellate dei loro prodotti da distribuire alle persone in sofferenza. Da lì sono poi salita a Largo dei Partigiani e insieme a me sono sopraggiunte altre sigle che evidentemente con spirito antifascista hanno ritenuto di voler rendere omaggio alla memoria partigiana. Mi sono trattenuta pochi minuti per fare ciò che ritenevo un atto necessario: un momento di memoria e sono subito rientrata a casa, dove mi aspettavamo altri eventi social.

A Cosenza le istituzioni locali non hanno promosso iniziative pubbliche?

Fino a due anni fa era la Prefettura ad organizzare i festeggiamenti del 25 aprile, invitando sia il Comune sia le associazioni combattentistiche e d’arma. Sono presidente dell’Anpi provinciale dal 2016 e ho dovuto prendere atto che, da quell’anno in poi, l’amministrazione comunale è stata poco o per nulla presente alle celebrazioni. D’altronde sono ancora in molti a dare scarso rilievo al contributo dei meridionali alla Resistenza. E invece come la Calabria tutta, Cosenza ha dato un importantissimo contributo alla lotta contro l’occupazione nazifascista. In autunno per la casa editrice “Le Pecore Nere” uscirà, a cura dello storico Matteo Dalena, il libro “Lassù in montagna. Anagrafe dati dei partigiani della provincia di Cosenza”. Finora abbiamo ricostruito, rigorosamente, oltre 600 schede contenenti i dati biografici dei partigiani combattenti. Si tratta di un progetto, in collaborazione con Icsais, l’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea, nato per valorizzare il contributo dei meridionali alla Resistenza. Ed è motivo di grande orgoglio: il mio territorio natale ha avuto la sua importanza nella conquista della democrazia.

Quindi l’Anpi provinciale di Cosenza non ha buone relazioni con il Comune?

I rapporti con il Comune sono sempre stati evanescenti, forse ancor più dopo la proposta dell’amministrazione di intitolare una via a Giorgio Almirante, in quell’occasione ci siamo fermamente opposti e ci siamo rivolti al prefetto che ha bloccato la cosa. L’Anpi sempre più spesso si è ritrovata quindi ad essere l’unico punto di riferimento di tanti cittadini e associazioni soprattutto laddove si è verificato un vero e proprio vuoto istituzionale.  Per capirci, quando nel 2019 il prefetto Galeone pensò di non dover celebrare ufficialmente il 25 Aprile, ricevemmo dall’Unione Sottufficiali d’Italia e da altre associazioni combattentistiche la richiesta di poter partecipare alle nostre celebrazioni con una rappresentanza. Altre sigle non sono volute mancare alla pastasciutta antifascista del 25 luglio e l’elenco potrebbe continuare con numerosi esempi.

Il 2 giugno è stato celebrato a Cosenza?

La prefettura ha organizzato la cerimonia, ovviamente in forma ridotta per la contingenza sanitaria, e invitato l’Anpi, nella mia persona. Con il nuovo incaricato del Viminale, la dottoressa Cinzia Guercio, nominata lo scorso gennaio, c’è un buon rapporto. Il rispetto, doveroso da parte nostra nei confronti di chi rappresenta un’istituzione della Repubblica, è ricambiato.

Ripensamenti per il 25 aprile?

Era un obbligo morale essere nel luogo simbolo della Resistenza cosentina. Ora è stato presentato un ricorso per la multa e si stabilirà se ero nel giusto. Nessun ripensamento, però. Rifarei tutto daccapo. Per l’Ente morale che rappresento, l’Anpi, era impensabile non rendere tributo a nostri Caduti partigiani.

Che fiori eravate riusciti a reperire?

Garofani rossi, fiori rappresentativi di quella che fu l’anima resistenziale bruzia, quella socialista di Pietro Mancini e appunto Paolo Cappello, muratore ucciso nel 1924 da piombo fascista cui tempo fa abbiamo deciso di intitolare il nostro direttivo.