Da Montello a Montebelluna è un doppio itinerario che, doppiamente, ha dell’eccezionale. Perché documenta il grande contributo alla lotta di Liberazione di una popolazione generosa e coraggiosa, e perché 61 tra croci, lapidi, stele, targhe, cippi, monumenti sono stati censiti e salvati dall’incuria del tempo grazie ai partigiani e agli antifascisti dell’ANPI di Treviso. Umberto Lorenzoni, presidente del Comitato Provinciale spiega: «Il grande favore riscosso da un progetto del 2008, nel quartiere Piave, ci ha spinto a realizzare i due percorsi pedemontani individuando tutte le opere in memoria presenti nel territorio. Risalgono soprattutto al dopoguerra e, sparse tra contrade e boschi, erano in stato di abbandono. Le abbiamo restaurate una a una ed elaborato i sentieri per raggiungerle a piedi, in bici o in auto». Preziosissima guida è il grande pieghevole realizzato dalla sezione ANPI di Montebelluna.
Una mappa segnala con precisione i luoghi dove si organizzò la Resistenza, i teatri degli scontri a fuoco delle Brigate partigiane – Garibaldi, Matteotti, Mazzini, Italia Libera Archeson, Italia Libera Campo, Italia Libera Campo Croce – e dei rastrellamenti del settembre ’44; le strade percorse dalle Brigate Nere con i “camion della morte”; le località dove avvennero le impiccagioni, le fucilazioni, le deportazioni fino agli eccidi dei civili nel ’45, durante la ritirata tedesca. A corredo, tutte le foto dei monumenti commemorativi e la descrizione dei fatti.
Inseriti in progetti con le scuole, i percorsi della Resistenza – cittadini e fuori-porta – sono molto apprezzati da studenti e docenti (a Treviso si è formata la Rete provinciale degli insegnanti di storia). «L’ANPI ha già in cantiere un’altra iniziativa per la zona di Vittorio Veneto e del Cansiglio – anticipa Lorenzoni –. Il nostro obiettivo è coprire l’intera provincia».
Nel frattempo, ecco alcune tappe dei due percorsi che vanno dal Montello al Grappa, perfetti anche per una gita domenicale. Chi volesse chiarimenti, dotarsi del pieghevole o conoscere gli appuntamenti organizzati dall’ANPI con la presenza di un accompagnatore, può contattare l’Associazione.
Recapiti: Comitato Provinciale ANPI tel. 0422/260113 (martedì, giovedì, venerdì dalle ore 9 alle 12) oppure: anpitreviso@libero.it – Sezione ANPI Montebelluna: montebelluna@anpitreviso.it – Facebook
Delle 61 opere recuperate, il primo itinerario ne propone 21 in 14 località. La partenza è al ponte della ferrovia di Bidasio di Nervesa dove si trova il cippo in memoria di Pino Lazzarin, Beniamino Petrovich, Leopoldo Camillo e Ivo Pozzi passati per le armi il 4 agosto ’44. Nei due percorsi si ricordano 132 partigiani Caduti e 16 civili.
Dopo aver toccato Nervesa della Battaglia (una lapide ricorda cinque giovani uccisi in combattimento e uno morto per bonificare un campo dalle mine anticarro), si arriva alla frazione di Bavaria. È un luogo importantissimo per la storia della Resistenza di tutto il Veneto: il 7 ottobre 1943 il parroco, don Pasquale Roncato, ospitò nel granaio della canonica la prima riunione di esponenti politici e militari che affidarono al capitano di fregata J. Sas Kulczynchy, nome di battaglia “Colonnello Sassi”, il compito di coordinare tutte le forze per combattere i nazifascisti. Nascevano le Forze Armate della Patria e il CLN locale.
Proseguendo il cammino, dopo una sosta a Volpago si approda a Ciano del Montello, frazione di Crocetta. Il compito di ricordare giovani partigiani e comandanti di brigata torturati dalla X Mas è affidato alla lapide posta sul muro di cinta del cimitero. Le esecuzioni erano pubbliche: un monito per le popolazioni.
Seguendo il percorso, più tappe sono proposte a Cornuda. Molti giovani in quella località caddero durante i combattimenti contro i nazifascisti e ad alcuni toccò una sorte atroce. Durante i rastrellamenti del settembre ’44 i partigiani catturati vennero caricati dalle Brigate Nere sui “camion della morte” che da Cornuda raggiunsero i vari paesi della zona per eseguire in ognuno le esemplari condanne a morte e creare terrore: Giocondo Zilio aveva 18 anni quando fu impiccato (un cippo lo ricorda). A piazza Marconi, due lapidi apposte accanto a un davanzale raccontano di Attilio Frondini, 19 anni, combattente delle Matteotti catturato e impiccato al davanzale con un gancio da macellaio, e di Bruno Zavarise, anche lui nelle Matteotti e impiccato. Sul petto gli misero un cartello con la scritta: Bandito del Grappa.
Anche a Montebelluna sono previste varie fermate, tra le quali una al Cimitero monumentale dove si conservano le spoglie di dieci combattenti, alcuni dei quali operarono e morirono in Piemonte.
Durante l’occupazione, il paese era sede del presidio tedesco. Nel marzo ’44 i partigiani della Garibaldi avevano fatto base nelle campagne della vicina Trevignano. I tedeschi, avvertiti, mandarono una pattuglia e vi fu uno scontro a fuoco che costrinse i combattenti della libertà a ritirarsi. Per punire la popolazione accusata di proteggere i “banditen”, i nazifascisti prelevarono donne e uomini della contrada Zapparè e li portarono nella Casa del Fascio a Montebelluna. Poi scelsero dieci uomini, giovani e anziani, e dopo averli allineati al muro di cinta del campo sportivo li falciarono a colpi di mitra. Un monumento è dedicato ai quei Martiri.
Il primo percorso si conclude proprio a Trevignano. Il cimitero comunale conserva le spoglie dei morti nell’eccidio di Zapparè, una targa è collocata nel palazzo del Comune e la contrada Zapparè ospita un grande monumento: 10 stele per ricordare ognuno dei Martiri.
Il percorso numero due propone 40 monumenti in 19 località. Si comincia dalla lapide che, a Caerano, ricorda la famiglia Stecca, trucidata il 30 aprile ’45. Fu una delle stragi compiute dai tedeschi in ritirata. Gli Stecca erano mugnai, con loro venne uccisa anche una bambina di 10 anni e un uomo che si trovava al mulino.
Proseguendo per Asolo e Fonte si approda a Semonzo del Grappa; in via Chiesa si trova il Monumento dedicato a tutti i Martiri della Resistenza e ai Caduti della Seconda Guerra, 1939-1945. Visitando il cimitero ci si può soffermare davanti al Monumento funerario che accoglie le spoglie di 24 partigiani Caduti.
Uno degli eventi più drammatici della storia della Resistenza veneta è il grande rastrellamento del Grappa. Tra il 20 e il 26 settembre ’44 le truppe hitleriane e la Guardia Nazionale Repubblicana saloina, 8.000 uomini ben armati, con una manovra a tenaglia accerchiarono tutti i versanti del Monte Grappa. Durante i combattimenti morirono 300 partigiani. Il destino dei prigionieri fu simile: le sevizie e la morte per impiccagione o fucilazione. A Crespano del Grappa un monumento è dedicato a sette Caduti, di cui uno è ancora ignoto e ai deportati a Dachau. Un grande numero di partigiani del Montello e del Grappa, infatti, furono mandati a morire nei lager nazisti.
Da Crespano il tragitto sale sul Grappa per poi scendere a Monfumo e arrivare fino a Pederobba e Possano. Qui termina il secondo percorso, davanti alla lapide in memoria di Leo Menegozzo, impiccato nel settembre del 1944 davanti casa.
Il pieghevole è stato realizzato con il patrocinio e il contributo di sette Comuni: Borso del Grappa, Cavaso del Tomba, Cornuda, Giavera e Volpago del Montello, Montebelluna, Trevignano; le “Giornate Resistenti-ANPI di Montebelluna”; il patrocinio della Provincia di Treviso, di altri otto Comuni, e il contributo della Coop Adriatica.
Pubblicato venerdì 19 Febbraio 2016
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