Villagrande Strisaili, paese natale di Albino Angelo Mereu

Uno dei compiti prioritari delle associazioni antifasciste e resistenziali italiane è anche quello della memoria, da analizzare senza glorificazioni o mitizzazioni che spesso hanno provocato delle irrazionali e oscure forme di bieco revisionismo. La Resistenza è stata una vicenda nazionale, alla quale hanno partecipato tutti i ceti sociali, i quali hanno contribuito fattivamente e concretamente alla Liberazione e a creare le condizioni di una Repubblica democratica con una salda Costituzione repubblicana. È stato accertato, attraverso studi e ricerche, che moltissimi meridionali hanno partecipato alla Liberazione d’Italia.

A tale riguardo, interessante e significativo il volume “Meridionali e Resistenza” (a cura di Claudio Dellavalle). Tantissimi, infatti, sono gli episodi individuali e collettivi di reazione alle malefatte nazifasciste. E molteplici i contributi pubblicistici, con scritti e testimonianze, che hanno come obiettivo primario la memoria storica collettiva.

Tra le numerose “storie oscure” ed esemplari c’è quella di Albino Angelo Mereu, nato il 15 ottobre 1916 a Villagrande Strisaili (Ogliastra) e morto il 15 aprile 1945 ad Alba (Cuneo). I genitori di Albino erano Angelo, di professione pastore, e Veneranda, casalinga; la famiglia era composta da sei maschi e tre femmine. Albino esercitava la professione di agricoltore in una realtà, come quella sarda, nella quale l’economia era prettamente agro-pastorale.

Albino Mereu prima dell’8 settembre 1943 era militare di Sanità, poi col nome di battaglia “Pino”, nell’estate del 1944 entrò a far parte delle formazioni GL, che furono le formazioni partigiane più numerose dopo le Brigate Garibaldi di ispirazione comunista. Prima nella VII Banda, poi della Colonna Alessandria, e infine della X Divisione Giustizia e Libertà Langhe, 2ª Brigata Gianni Alessandria. Mereu fu inizialmente nominato comandante di squadra e successivamente, nel febbraio del ’45, comandante di distaccamento. “Pino”, uomo audace e spregiudicato in tante azioni di lotta partigiana, cadeva in combattimento contro una agguerrita postazione di militari fascisti, che si era nascosta nell’androne di Palazzo Barberis, in corso Italia, ad Alba.

La lapide in memoria di Albino Mereu e degli altri martiri per la liberazione di Alba

Il racconto della morte di Albino Mereu è tratto da una testimonianza di Alfredo Biava, pubblicata sul giornale Resistenza Cuneese nel 1966: «La lotta fu dura, la resistenza del reparto dell’esercito di Salò posto a difesa, tenace fino a rendere più incerto l’esito della lotta, soprattutto quando, cacciati dal posto di blocco non più tenibile, i difensori erano andati ripiegando sui piani alti dell’interno dello stabile. Dopo alcune ore di combattimento, Lodi tentò l’impossibile: entrare d’impeto nell’androne ed assalire, scala per scala, il nemico. Si lanciò per primo, seguito da un ragazzo, un sardo piccolo, tarchiato, coraggiosissimo, il partigiano Albino Mereu. Una pioggia di bombe a mano li accolse impedendo l’afflusso di altri partigiani ed una scarica di mitra freddò Albino. A Lodi non rimase che ritirarsi trascinandosi dietro il caduto, per scampare a morte sicura». Questa battaglia si concludeva con la resa della guarnigione repubblichina. In quel frangente morivano Valerio Boella “Walter” (Neive, 1923), Marcello Montersino “Job” (Guarene, 1925), Romano Scagliola “Diaz” (Neive, 1921), e Oronzo Solazzo (Armezzano, 1922). Dieci giorni dopo il loro sacrificio la guerra sulla Langhe terminava.

Sulla lotta di Liberazione della città di Alba, esemplare e degna della massima considerazione, la raccolta dei dodici racconti di Beppe Fenoglio sulla guerra partigiana.

Albino Mereu veniva decorato di Medaglia di Bronzo V.M. alla memoria con la seguente motivazione: “Dopo l’armistizio si dedicava alla lotta partigiana ripetutamente distinguendosi per entusiasmo e per ardimento. Comandante di distaccamento combatteva valorosamente per la liberazione di Alba. Precedeva i suoi uomini contro un fabbricato organizzato a difesa nell’intento di indurre il difensore alla resa e cadeva nel generoso tentativo. (Alba 15 aprile 1945)”.

Secondo Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale dell’Anpi, la Resistenza, “purtroppo, non è ancora storia “condivisa” e c’è chi la contesta e la nega. È uno dei problemi del nostro Paese, che non riesce ad essere orgoglioso, appunto, della sua storia migliore”. La città di Alba ricorda, con una lapide in corso Bixio e con una via a lui intitolata, l’eroico sacrificio di Albino Mereu “Pino”. Mentre Villagrande Strisaili gli ha intitolato il “Belvedere Partigianu Mereu” all’ingresso del paese natale.

La figura di “Pino” è anche ricordata dal Coro Ogliastra/Amistade, (direttore Maestro Tonino Arzu) che ha inserito il brano “Partijanu Mereu”, scritto da Antonio Mura, nel loro repertorio musicale. Si tratta di un inno in musica sarda a “Cuncordu”. Leggiamo la versione in “limba sarda” e quella in lingua italiana, che non rende appieno il valore delle parole e della metrica in lingua sarda (la traduzione libera è di Antonio Mura).

Carena fritta

ogros a velu

chelos umbraos

in s’aera curria

un’ispiru consolu

pro mama mia.

Anghelos in chelu

sparzen cunfortu

a mama e s’amada

alleviade su dolu.

Libertade chirchende

Partijanu jamau

in Alba morende.

A s’isposa mandau

s’urtimu belu e una rosa.

Cadenas truncadas,

non umbras ma vida

sa Patria unida

cun amistade

paghe e libertade.

Sambene Sardu ruia

su Mere muttia

MEREU “presente”

MEREU “presente”

MEREU “presente” spundia

Libertade chirchende,

Partijanu jamau,

in Alba morende.

a s’isposa mandau

s’urtimu belu e una rosa.


Il corpo si fredda

si velano gli occhi

s’adombrano i cieli

nell’aria vibravo

un sospiro consolatorio

per mamma mia.

Angeli del cielo

portate sollievo/conforto

alla mamma e all’amata;

lenite il grande dolore.

Cercando la libertà

Partigiano chiamato,

in Alba morivo.

All’amata inviavo

l’ultimo anelito e una rosa.

Catene spezzate

non più ombre ma vita

la Patria unita

in amicizia, concordia

pace e libertà.

Sangue sardo cadeva

il Signore (su Mere) chiamò

MEREU “presente”

MEREU “presente”

MEREU “presente” risposi

Cercando la libertà

Partigiano chiamato

in Alba morivo

All’amata inviavo

l’ultimo anelito e una rosa.

Maurizio Orrù, giornalista, Segretario regionale ANPPIA Sardegna