Luigi Raimondi Cominesi durante una commemorazione a Borgo Villalta

Un altro costruttore della democrazia italiana ci ha lasciato. Il mese scorso è venuto a mancare Luigi Raimondi Cominesi, Presidente onorario dell’Anpi di Udine, dopo una vita impegnata nella nostra Associazione come dirigente a tutti i livelli.

Luigi era una personalità importante, oratore efficace, conversatore assertivo, forte nelle sue opinioni.

Sicuramente queste sue qualità l’avevano aiutato a decidere, immaginiamo senza molti dubbi, l’otto settembre del 1943, davanti allo sfascio dello stato italiano, di sottrarsi alla cattura delle truppe tedesche e di rifugiarsi sul Gargano con l’intenzione di combattere con gli Alleati.

È quanto accade. Raimondi Cominesi è nato a Fiume, non ha ancora compiuto 21 anni. Chiede invano all’Esercito di essere paracadutato, in missione di collegamento, oltre le linee, nel settore costiero del Carnaro, a lui noto fino dall’infanzia.

Nel 1942

Quindi presenta la domanda, questa accolta, di far parte come volontario del 1° Reggimento Motorizzato Italiano che sarà impiegato sul fronte di Cassino contro le truppe germaniche.

Partecipa quindi alle operazioni della guerra di Liberazione sulla Linea Gustav fino alle propaggini della Linea Gotica – sui fronti della 5ª Armata degli Stati Uniti d’America e dell’8ª Armata di S.M. Britannica – con il Corpo Italiano di Liberazione guadagnandosi la stelletta di sottotenente.

Questa scelta lo segnerà per tutta la vita facendone un dirigente dell’Anpi, un combattente e un divulgatore degli ideali di libertà e democrazia, un ricercatore della storia del movimento di Liberazione.

Ma Raimondi Cominesi ha un’altra passione: la scuola, che affronta in una chiave diversa. Diventa insegnante, e dei migliori. Amato dai suoi studenti e stimato dai suoi colleghi.

Non si limita a insegnare, ma si impegna per immaginare nuovi orizzonti della didattica, nuovi metodi e contenuti. Con la sua ispirazione “montessoriana” elabora e propone in convegni e scritti nuove metodologie e nuove tematiche con cui coinvolgere gli studenti.

Tanto era deciso nelle scelte politiche e personali, altrettanto è attento, cauto e riflessivo sui temi della didattica, nel rapporto con i suoi studenti e nel contributo allo sviluppo dell’organizzazione della scuola. La sua creatività si esprime anche nell’impegno artistico in particolare con le sue poesie, ma anche con elaborati in prosa e nei suoi disegni forti e colorati. Raimondi Cominesi, poeta garbato ed intenso, parte dai ricordi personali dell’Istria e della Resistenza per riflettere sulle azioni e sui sentimenti delle persone con una critica ferma per il patriottismo di facciata tanto da lui conosciuto e combattuto.

In questo modo Raimondi Cominesi diviene un punto di riferimento della vita cittadina udinese, intellettuale deciso e insieme raffinato, insegnante amato e non convenzionale, ricercatore storico e combattente impegnato in tutte le battaglie democratiche e civili.

Il partigiano Luigi Raimondi Cominesi con il Sindaco di Udine, Furio Honsell

Così è stato ricordato in una seduta nel Consiglio comunale cittadino (evento inconsueto per una persona che non ne ha fatto parte).

Lunghissima la lista dei riconoscimenti a lui attribuiti: dalle decorazioni per la sua attività di combattente (a cominciare dalla cittadinanza onoraria di Jesi di cui fu uno dei liberatori), ai ruoli anche dirigenti nell’istruzione con la Medaglia d’Argento presidenziale per i benemeriti della scuola, alle onorificenze jugoslave per la sua attività nel costruire rapporti di amicizia fra i due popoli in anni particolarmente difficili.

Ci restano anche le decine di sue pubblicazioni di ricerca storica svolte con l’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione di cui fu socio fondatore.

La perdita di una personalità come Luigi e quella di tanti altri costruttori della democrazia ci lascia un’angoscia e ci affida un compito: sapremo avere la loro stessa forza civile, l’impegno ideale e nello stesso tempo l’attenzione per la realtà e la concretezza dei proponimenti per continuare nella loro opera?

Elvio Ruffino, del Comitato nazionale Anpi