La sala riunioni nella sede dell’Anpi nazionale a Roma

Nella sede dell’Anpi nazionale, a Roma, campeggiano il medagliere partigiano, sulla parete centrale lo striscione “L’Italia antifascista porto di umanità” e sopra, da uno schermo tv, i volti di ventisei componenti del Comitato nazionale riuniti via streaming. La grande sala ne ospita altri quattro, oltre al presidente nazionale, Gianfranco Pagliarulo, e al vicepresidente vicario, Carlo Ghezzi. In presenza ma a distanza, nel rispetto delle disposizioni anti-covid.

Il presidente eletto appena tre settimane prima ha dato subito il segnale “di cui avevamo bisogno”, stanno sottolineando dai monitor gli interventi.

Che l’Anpi sia un cantiere sempre aperto di idee e iniziative capaci di incidere nella società lo documenta la sua imponente storia, e l’incontro di venerdì 20 novembre, una volta di più ne ha confermato brio e capacità di vedere lontano. L’idea di una seduta con al centro la buona politica, cioè declinata secondo la pratica migliore del longevo sodalizio, era stata lanciata dal presidente emerito Carlo Smuraglia nello stesso giorno dell’insediamento di Pagliarulo, e raccolta detto-fatto, e con entusiasmo, dal neo numero uno.

Un momento della riunione del Comitato nazionale Anpi. In senso antiorario: il presidente nazionale, Gianfranco Pagliarulo; il vicepresidente nazionale vicario, Carlo Ghezzi; poi, seduta alla parte lunga, Marisa Ferro della Segreteria nazionale; davanti Fabrizio De Sanctis, presidente del Comitato provinciale Anpi Roma e componente della Segreteria nazionale; di fronte, ripresa di spalle, Carla Argenton, componente della Segreteria nazionale; si intravvede davanti al portatile, Vincenzo Calò, coordinatore area sud e della Segreteria nazionale

Il programma dei lavori non riflette però appieno l’aria percepita fin dalla mattina: è una riunione destinata a lasciare il segno. A cominciare da numerosi elementi di novità: non è una sessione a porte chiuse, riservata a pochi dirigenti, bensì il primo passo di un cammino – il Congresso è in calendario il prossimo anno – da percorrere insieme all’intera platea degli iscritti per costruire insieme il futuro di un sodalizio forte di 130mila tessere. Stiamo assistendo all’avvio di un rinnovamento dall’onda lunga, il cui orizzonte è destinato ad andare ben oltre l’appuntamento plenario.

Il presidente nazionale dell’associazione dei partigiani, Gianfranco Pagliarulo, sta illustrando la relazione

Il presidente Pagliarulo ha illustrato la sua relazione all’organo collegiale: ha spaziato dal contesto politico ed economico del nostro Paese a quello globale, perché il mondo odierno, nel bene e nel male, non conosce separazioni. È partito da un presupposto: la pandemia e i risvolti sanitari, sociali e democratici hanno tracciato per sempre un prima e un dopo. Ed è il momento storico eccezionale ad imporre “nuovi occhi”, ha detto con un esplicito richiamo al mandato della compianta Carla Nespolo. E dunque ad obbligare a nuove, e urgenti, azioni un’associazione divenuta punto di riferimento della società civile che si riconosce nei valori universali della Resistenza, e nella Costituzione della Repubblica, nata dalla lotta di Liberazione.

L’attenzione si è mantenuta altissima, il resoconto del presidente ha sfiorato l’ora, ma bandendo ogni retorica, ha filato che è una meraviglia. Tutti hanno preso appunti, non solo la cronista, mentre Marisa Ferro della Segreteria nazionale annotava le richieste di intervento alla successiva discussione. Perché all’Anpi funziona così: il presidente elabora un’analisi e una proposta, spesso dopo essersi consultato con i componenti della Vicepresidenza). Presentata la relazione al Comitato nazionale, si discute, si formula un nuovo documento risultato del confronto, si presentano eventuali mozioni ed odg, e poi si vota. Tutto approvato all’unanimità, un segno forte di unità e condivisione.

Pagliarulo ha affrontato il tema delle destre sovraniste al governo in alcuni Paesi europei, di uno sconfitto Trump intenzionato a dare filo da torcere al successore Biden, di Fratelli d’Italia che sta cannibalizzando progressivamente parte dell’elettorato leghista, del dilagare del neofascismo nel nostro Paese nel tentativo di cavalcare il malessere sociale per la crisi provocata dal covid. Bandiere della negazione dei crimini fascisti e oggi pure della pandemia. E ancora: i diritti delle donne, la violenza di genere e in tutte le sue forme, la crisi demografica, i migranti e il razzismo, le nuove generazioni umiliate e abbandonate senza prospettive di lavoro, l’omicidio di Willy, il disagio delle periferie, la scellerata rovina dell’ambiente, il baratro fra dipendenti e autonomi, fra pubblico e privato, fra nord e sud, fra giovani e anziani, privilegiate vittime del morbo, fra “garantiti” e quanti hanno financo perso la speranza di diventarlo. Ha citato anche l’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, puntando il dito su una politica non più intesa e praticata come elaborazione di visioni e progetti per il bene comune, bensì realizzata a colpi di “ricette effimere di marketing che trovano nella distruzione dell’altro la risorsa più efficace”, su chi da anni ha rinunciato a proporre soluzione eque, e neppure in un periodo straordinario chiede un contributo a chi potrebbero offrirlo, senza neanche rinunciare agli agi.

Con lo scorrere dei minuti si cominciava a intravvedere la portata delle proposte sul cosa fare e di come attrezzarsi per rispondere alla documentata crisi della democrazia liberale, al revisionismo storico, ai colpi di cannone contro la Resistenza perfino nell’80° dell’entrata in guerra dell’Italia fascista e dei suoi disastrosi esisti, alla insensata risoluzione del parlamento europeo che equipara i regimi del secolo scorso, alla recente pretesa di un’autonomia differenziata avanzata da Regioni tra le più colpite dal covid, nonostante in una materia loro affidata, la sanità, abbiano rivelato inadeguatezza e gravissime carenze, ai troppi problemi antichi portati allo scoperto dal virus. Ecco il punto, cruciale. Se la pandemia sta demolendo un mondo cieco e già fragile, bisogna fin d’ora costruire una visione nuova, non permettere che un ritorno alla “normalità” si traduca nella restaurazione dei “modelli economici e valoriali del passato”. Fallimentari.

Nella sua storia l’Anpi non è mai rimasta alla finestra ma come i partigiani e le staffette, i militari e poi i civili, gli antifascisti che operarono la loro scelta difficilissima, perché il domani era tutto da scrivere e niente affatto prevedibile, è necessario un ulteriore scatto. Agire per la rinascita della comunità. Pagliarulo incalza, la proposta sta per essere lanciata. Arriva e scuote: dar vita a “una grande alleanza democratica, unitaria e antifascista per la persona, il lavoro, la socialità”, di cui l’associazione sarà il sale e il motore propulsivo, mettendo assieme le energie dell’associazionismo sociale e civile, del volontariato, del Terzo settore, del movimento sindacale, del mondo della cultura, delle arti e della scienza, col sostegno di istituzioni e partiti democratici. Poiché un nuovo patto tra cittadini, una nuova statualità che dia forma e sostanza al disatteso art. 3 della Carta, può nascere unicamente da una grande “riforma intellettuale e morale” e da una coraggiosa apertura verso i giovani. Non si parte da zero, tuttavia. L’Anpi ha spalle solide, rinvigorite dalle numerose attività, dall’aver dato vita al Tavolo dei 23 (le organizzazioni della campagna “Mai più fascismi”), dall’essersi costantemente occupata di formazione grazie alla presenza nelle scuole e ai protocolli siglati con i ministeri dell’istruzione e dell’università, di essere cerniera tra nuove e anziane generazioni.

Chi scrive riferisce i fatti, però può assicurare che sarebbe scattato l’applauso se il viso del presidente, nonostante la mascherina, non avesse mostrato rigore assoluto.

Ora è la volta del dibattito, durerà quattro ore, gli interventi – saranno ben 21 – non potranno superare i 10 minuti. Riallacciandosi alla relazione del presidente, Mario Vallone ragiona sugli effetti rovinosi della pandemia: ancora difficile quantificare le macerie della seconda ondata, i dati del rapporto Caritas raccontano di 445mila nuovi poveri, in aggiunta ai 5milioni di preesistenti indigenti assoluti. Per depotenziare le miopi e aggressive sirene populiste del “prima gli italiani”, propone occasioni di approfondimento; e di riprendere il sogno di Ventotene per contrastare la follia dell’autonomia differenziata in un mondo globalizzato e un’Europa avvelenata da Orban e dal gruppo Visegrad. Nel nostro Paese, continua Vallone, è soprattutto la sanità a delineare una nuova questione morale. Sottopone quindi la proposta di un odg sulla clamorosa vicenda calabrese (tre commissari nominati e decaduti in pochi giorni), per affermare i diritti costituzionali delle donne e degli uomini di una terra flagellata, parte di una più ampia “questione meridionale”, ormai scomparsa dall’agenda politica.

Per Pietro Cossu, vicepresidente nazionale e coordinatore Anpi Sardegna, la pandemia va colta come un’occasione storica per reagire alle tre contemporanee crisi, sanitaria, economica e ambientale. Si è facili profeti a prevedere un capitalismo costretto a cambiare rotta, pertanto un “green deal”, un patto per la salvaguardia del pianeta, potrà generare opportunità in una più sana economia. Riflette poi sui finanziamenti alla ricerca scientifica, e in particolare sui fondi destinati al vaccino del coronavirus: denaro pubblico offerto senza condizioni a imprese private. È giunto il momento di destinare i loro dividendi alla crescita dei salari, alla formazione professionale e allo sviluppo. E farla finita con i paradisi fiscali, portando ad emblematico esempio i 6 miliardi di euro elargiti dallo Stato italiano a una società italiana che per ragioni fiscali ha stabilito la sede all’estero. Anche Cossu si sofferma sulla sanità, frantumata in 20 servizi regionali, invitando a tornare allo spirito della legge 383 del 1978. Sapevate che prima della riforma del servizio sanitario esistevano 52 casse mutue, perfino quella dei “nobili decaduti”? La risoluzione finale, conclude Cossu, dovrà necessariamente contenere il tema della riforma del Titolo V della Costituzione.

A trecentosessanta gradi è l’intervento del presidente emerito Carlo Smuraglia: unicamente guardando attorno a noi, è fin troppo semplice prevedere una crisi simile a quella gravissima degli anni 20, anticamera del fascismo. La Costituzione italiana, tuttavia, se attuata pienamente, ha già in seno la soluzione. Riguardo alla situazione politica del nostro Paese, l’Anpi deve operare per la centralità del Parlamento ed essere, come già riportato del conclusivo documento congressuale del 2016, voce e coscienza critica della società e della politica. Ricorda poi le 2 milioni di firme raccolte tre anni orsono dalla Cgil per una legge di iniziativa popolare in favore del lavoro, rimasta per più legislature nei cassetti delle Camere: è compito dell’associazione dei partigiani, operando di concerto con le organizzazioni sindacali, pretendere che il malessere sociale sia occasione di sviluppo e non di arretramento. Altro aspetto sottolineato dal presidente emerito è l’antifascismo, perché se è vero che la storia non si ripete, sono troppe le similitudini con quanto accaduto prima della presa mussoliniana del potere. Dotarsi dunque di un antifascismo declinato ai tempi, prosegue Smuraglia, sollecitando ministero dell’Interno e autorità preposte a vigilare e intervenire e per gli aspetti economici e sociali sollevati dalla crisi, rifarsi al “Patto della montagna”, quando a Biella, di nascosto da fascisti e nazisti, imprenditori, partigiani e operai si accordarono per salvare gli stabilimenti produttivi dalla furia degli occupanti. Un’intesa imprescindibile dal miglioramento delle condizioni di chi ci lavorava, giovani donne soprattutto. Infine, sull’autonomia differenziata, infilata quasi clandestinamente dal governo nel Def, Smuraglia propone un odg. Lo legge agli astanti, voi potete consultarlo qui.

Ci rendiamo conto che gli oratori ci stanno accompagnando in un viaggio nell’Italia reale raccontando, con il loro punto di vista per carità, quanto accade nei territori.

Massimo Bisca, presidente del Comitato provinciale di Genova, dopo l’apprezzamento al tema di genere contenuto nella relazione e un cenno alle battaglie in corso delle donne polacche, condivide l’immagine della situazione dettata dalla seconda ondata, più drammatica di quella della primavera, simile alla vetta di un crinale: o si va avanti o si scivola indietro. Riferisce di 250 lavoratori in mobilità dell’ex Ilva e del licenziamento in tronco dei delegati sindacali, non accadeva dagli anni 50. Riporta le reazioni sdegnate di alcuni poliziotti genovesi per le promozioni di colleghi condannati per i fatti del G8 nel 2001, sostenuti dalla presa di posizione dell’Anpi sulla grave vicenda. Auspica un approfondimento dei rapporti ambigui tra la Lega di Salvini e la Confindustria di Bonomi, segnala che proprio la mancata attuazione dell’art. 41 della Costituzione ha permesso a un sindacato rappresentante di una piccola porzione di lavoratori e che mai si è occupato dei riders, l’Ugl, di siglare un contratto nazionale con le piattaforme del food delivery. Bene occuparsi del Titolo V e sposa la proposta della grande alleanza democratica: è un “giusto orientamento”, come una volta si sarebbe definito.

Il vicepresidente nazionale Emilio Ricci plaude all’iniziativa della politica del fare, l’Anpi non è e non vuol essere un partito, si colloca però tra i soggetti di primo piano della res publica. E se non vanno sottaciuti i problemi di organizzazione dell’alleanza, è la gravità del momento e l’inanità dei partiti a suggerirla, il sasso va lanciato oltre lo stagno agitato del covid, perché i diritti calpestati, il disagio di tante fasce di popolazione insieme alla necessità di difendere la memoria della Resistenza, attuare la Costituzione, contrastare il negazionismo, perseguire la chiusura delle organizzazioni neofasciste prefigurano un raggio di impegno proiettato molto in avanti. Dunque, un sì convinto all’ampliamento del Tavolo dei 23. In ultimo, Ricci chiede che il Comitato nazionale, il principale organo dirigente Anpi, sia coinvolto nelle attività di ogni livello della struttura associativa, dimostrandone la coesione e l’unità nell’importante battaglia culturale che si sta intraprendendo.

Parte dal giudizio positivo sulla relazione del presidente per l’analisi rigorosa del contesto europeo e internazionale, che invoglia ad ulteriori approfondimenti, il contributo di Luigi Marino. Per esempio sulle conseguenze, anche morali, della caduta del Muro di Berlino, sull’unilateralismo delle scelte statunitensi, gli scenari aperti dalla vittoria di Biden, la Nato, la Cina, sulla curia romana che ha platealmente appoggiato Trump e sulla frattura nel mondo cattolico. Concorda con Cossu sul mondo imprenditoriale e fa sue le riflessioni e le proposte di Smuraglia. C’è una domanda generale di istruzione pubblica, mobilità e soprattutto di sanità, mentre l’autonomia differenziata replicherebbe a livello regionale il già profondo divario sociale tra abbienti e poveri (tanto è vero che prima del servizio sanitario nazionale vigeva un sistema erede del corporativismo fascista). Accoglie la proposta di un Tavolo esteso ad altre realtà associative nel segno dell’unità, privilegiando, anche all’interno dell’Anpi, delle forze democratiche che dettero vita al Cln.

Ci trasferiamo a Bruxelles con l’intervento di Filippo Giuffrida, presidente dell’Anpi Belgio ed esponente dell’esecutivo Fir, la Federazione internazionale dei resistenti. Giuffrida si ritrova nelle parole chiave “lavoro, antifascismo, ambiente, Europa” della “bella “relazione di Pagliarulo e sulla Unione “gigante con qualche ammaccatura economica ma nano politico”. Poi una news: il rispetto dello Stato di diritto imposto dal Parlamento Ue per l’accesso al Recovery Fund, Plan più correttamente. È uno schiaffo ai Paesi del veto, Ungheria e Polonia, all’erogazione degli aiuti, una novità epocale dovuta all’emergenza, impensabile solo un anno fa. Sempre sulla relazione, condivisa in pieno: la crisi demografia è confermata dalla continua fuga dall’Italia, giovani soprattutto, un’emorragia secondo gli ultimi dati precovid di 500mila persone l’anno. Se la sinistra sembra non accorgersene, ulteriore prova arriva dall’aver constatato con Maderloni (che più avanti suffragherà) un aumento di richieste di iscrizione alle sezioni estere dell’Anpi.

Si torna in Italia con la presidente del Provinciale di Latina. Ada Filosa, auspica che la tragedia del virus abbia fatto capire a molti l’importanza dell’unità, della solidarietà e dell’impegno in prima persona così come l’Unione europea, temendo per sua la tenuta e per il sistema democratico pericolosamente a rischio, dopo un iniziale tentennamento ha saputo dare le risposte necessarie in termini di sostegno finanziario. E come si sta facendo largo in molti Paesi la coscienza ambientalista così accada per la sensibilità verso migranti, le donne e i giovani. Importantissimo dunque puntare sulla formazione e il dialogo intergenerazionale per Filosa, che conclude rammentando l’incontro di Carla Nespolo con le giovani sardine.

Il vicepresidente nazionale vicario, Carlo Ghezzi, in primo piano, si appresta a intervenire

Il vicepresidente nazionale vicario, Carlo Ghezzi, sottolinea l’importanza della relazione che invita a reagire alla questione sociale, sanitaria e democratica, immaginando il mondo post pandemia. In un’attualità incerta, rabbiosa e confusa dagli esiti sociali imprevedibili, per contrastare populismi, nazionalismi, neofascismi la necessità dell’’Anpi è affermare solidarietà, statualità, diritti umani, pace, uguaglianza, come affermato da Pagliarulo e da tutti gli interventi. L’associazione deve porsi il problema di individuare le forze motrici di una svolta, da soli, pur con la straordinaria autorevolezza conquistata in anni di attività, è impossibile farcela. L’obiettivo, ambizioso, è appunto la grande alleanza antifascista proposta da Pagliarulo di cui, dice Ghezzi – citando la relazione del presidente, che a sua volta ha ripreso l’intervento di Ferdinando Pappalardo nella riunione di Vicepresidenza –, dovremmo essere “il sale”. È necessario realizzare un nuovo blocco sociale, partire dai “23” ma allargare il Tavolo guardando al movimento delle “sardine”, agli scout, e anche al M5s, portare come sempre ha fatto l’Anpi portare i moderati democratici nel nostro nel campo. Appunto “essere i partigiani che con nuovi occhi” si misurano con le sfide dell’oggi.

Per il coordinatore della Lombardia, Tullio Montagna, l’alleanza è da realizzare senza nascondersi le difficoltà del percorso. Insiste sull’importanza della formazione: a cominciare dall’interno dell’associazione, facendo oggetto di discussione i documenti e le prese di posizione del Nazionale fin dalla prima riunione che convocherà ciascun Comitato provinciale. La scuola di democrazia deve coinvolgere gli insegnati, e il corpo di polizia e l’esercito, spesso permeabili ai richiami fascisti e nostalgici, essere nelle fabbriche fino in famiglia. Sarebbe inoltre un segnale importante se il ministero dell’Istruzione concedesse crediti formativi per le frequenze ai corsi Anpi. Propone inoltre di attenersi a Regolamento e Statuto per accettare le nuove iscrizioni all’Anpi e far comprendere a ogni sezione di essere parte di un organismo più ampio.

Claudio Maderloni, componente della Segreteria nazionale e coordinatore Anpi area centro, trova molto interessante la proposta del presidente di una grande alleanza. Spiega come la vittoria della destra in una Regione come la sua, le Marche, è stata espressione tipica di un “voto contro” partiti della sinistra che anni hanno smarrito la loro vocazione e l’impegno antifascista. Unire i valori dell’associazione come inquadrati nella relazione di Pagliarulo al ruolo di coscienza critica nell’idea di Smuraglia è la base per avviare il lavoro con le realtà che vorranno costruire l’alleanza per individuare in assenza di proposte e speranze per il futuro, un’ottica alternativa per l’avvenire. Bisogna inoltre guardare al mondo delle cooperative da includere al nuovo progetto dei “23”.

Dopo una brevissima pausa, neppure tre quarti d’ora, la discussione riprende a tambur battente portandoci a Torino con la presidente provinciale Maria Grazia Sestero. Un territorio complesso, dove il peso della situazione emergenziale si riflette in un certo vuoto di iniziativa e nella molta stanchezza nei compagni, illustra Sestero, mentre le piazze in fiamme hanno mostrato la presenza, assieme, di neofascisti e di frange antagoniste. L’Anpi deve essere messa al riparo da rischi di penetrazione e dal risorgere di estremismi “di sinistra”, un fenomeno che punta a frantumare l’idea stessa di rappresentanza. Piuttosto, i dirigenti nazionali dell’associazione devono offrire indicazioni certe per aiutare il cammino delle sezioni.

Interviene poi un’altra donna, la vicepresidente nazionale Albertina Soliani e parla di altre donne, quelle che, grazie alle lotte di emancipazione hanno conquistato uno spazio nella società, sono ormai alla guida di grandi Paesi e di organismi internazionali, hanno ruoli primari come Kamala Harris prima donna vicepresidente degli Usa. Soliani ricorda poi un’altra donna formidabile scomparsa da una manciata di anni, Tina Anselmi, partigiana di tradizione cattolica, parlamentare e ministro della Repubblica, e la sua bara avvolta nella bandiera dell’Anpi. Un emblema delle forze da coinvolgere nell’alleanza antifascista per rispondere alla sfida attuale, sociale economica morale, con un appello all’Italia migliore e unita attorno ai “fondamentali”, cioè ai principi e ai valori della Resistenza e della Costituzione. La ricostruzione deve investire l’individuo, la persona, e l’insieme della collettività, sollecita Soliani, richiamando anche il forum con il quale Papa Francesco ha riunito i massimi esperti per una nuova idea di economia.

Dall’Emilia Romagna sbarchiamo in Sicilia. Dal monitor, il vicepresidente nazionale e coordinatore dell’isola, Ottavio Terranova mostra grande fervore per la relazione e la proposta del presidente Pagliarulo, fortemente convinto della nuova missione che attende all’associazione dei partigiani. Il progetto prevede tempi ben oltre la stagione congressuale ed è un impegno che l’Anpi, associazione senza eguali in Europa, può ben portare avanti. L’accoglienza ai migranti, il contrasto del razzismo, la valorizzazione delle giovani generazioni e delle donne sono alcuni dei temi prioritari sui quali coinvolgere personalità della cultura.

La presidente del Provinciale di Padova, Floriana Rizzetto teme un ulteriore avanzamento dei sovranismi, a causa della crisi economica determinata dalla pandemia, è preoccupata per il ritorno della tentazione per l’uomo forte e per nuovi attacchi alla Costituzione, dopo la riduzione del numero dei parlamentari. Pone l’accento sulla centralità della formazione nel mondo della scuola e anche nell’associazione, soprattutto auspica sia intento e obbiettivo dei tanti giovani presidenti di sezioni Anpi.

Fabrizio De Santis e Marisa Ferro

Pandemia e diritto alla salute sono alla base del ragionamento del presidente provinciale di Roma e componente della Segreteria nazionale, Fabrizio De Sanctis: la Costituzione un’unica volta parla di diritto “fondamentale”, e proprio riferendosi alla salute, arringa dalla sala Anpi. Il tracollo del modello sanitario lombardo, con il tasso di morti per covid più alto al mondo, attesta il fallimento del sistema privato. Bisogna con coraggio andare in controtendenza, rispetto al tema delle autonomie regionali in materia di salute e ambiente, come bene ha detto Smuraglia. E neppure è remoto il timore per la tenuta democratica del nostro Paese davanti allo spettacolo di città saccheggiate dai neofascisti in protesta per i provvedimenti anti-covid. Provocazioni a parte, la crisi è reale e si abbatte sui lavoratori, i provvedimenti del governo sono stati tempestivi, si sono registrate invece lentezze nelle gestioni della cassa integrazione. Anche oggi è possibile coinvolgere chi ha più possibilità, ha detto De Sanctis, ricordando in proposito la gara di solidarietà innescata da Diego Della Valle e il commento “sulle cose serie noi italiani ci siamo sempre”.

Mari Franceschini, presidente del Comitato provinciale di Perugia e tra i rappresentanti dell’Anpi nella Fir, concorda sulla necessità di un’alleanza antifascista nella presa d’atto dell’incapacità dei partiti di fornire prospettive, legittimata inoltre dalla lezione della storia: se non gestite, le crisi portano sempre a destra. Non vanno taciuti gli ostacoli di un impegno quando dovrà tradursi nei territori. Per esempio nel capoluogo umbro, molti iscritti della Cgil hanno la tessera della Lega. Ecco un altro spaccato del Paese reale, si appunta la cronista. Anche Franceschini però è convinta che formazione e cultura possano rappresentare la chiave di volta. L’Anpi deve elaborare proposte e può farlo grazie ai tantissimi gli esponenti delle arti e delle scienze, della letteratura e della storia, vicini all’associazione dei partigiani.

Prende la parola la vicepresidente nazionale e coordinatrice donne Vania Bagni, che annuncia un intervento brevissimo, dichiarandosi d’accordo con la relazione e la proposta di Pagliarulo, temi che saranno al centro della fase congressuale. Perciò i dibattiti vanno estesi alla base. Si riconosce nelle riflessioni di Cossu e di Smuraglia, e ritiene necessario, per la gravità della situazione, un impegno diretto a superare le divisioni, che come all’esterno in un mondo che va in frantumi, rischiano di riproporsi nell’Anpi.

Sulla sinistra dello schermo, Paolo Papotti e nel riquadro sottostante Alessandro Pollio Salinbeni

Paolo Papotti, responsabile nazionale Formazione, approva convintamente relazione e proposta di Pagliarulo, evidenzia in proposito il prestigio acquisito dall’Anpi. A comprovarlo sono i protocolli siglati con il ministero dell’Istruzione. A partire dal primo, nel 2014, si sono succeduti ben sei diversi titolari del dicastero, appartenenti a differenti partiti politici: ebbene, nessuno ha mai messo in dubbio la collaborazione con l’Anpi. Forse è l’unico caso in cui è generale il riconoscimento del valore dell’associazione. Espone poi timori sul M5S che, in seguito alla vittoria nel referendum sul taglio dei parlamentari, potrebbero mirare all’art. 67 della Costituzione (il vincolo di mandato). Chiude sull’umanesimo compreso e racchiuso nell’antifascismo, che deve agire non solo “contro” ma operare “in favore” della democrazia.

Pieno accordo sulle proposte di Pagliarulo e sull’odg di Smuraglia anche da Alessandro Pollio Salimbeni, quarto dei rappresentanti Anpi nella Fir. Crisi economica e demografica, climatica e ambientale, cambiano il paradigma del pensiero per il presente e il futuro. Pure sul piano internazionale, con lo spostamento degli equilibri geopolitici dall’Atlantico al Pacifico, in altri termini all’Asia. L’alleanza democratica, suggerisce, va sviluppata anche con le organizzazioni del volontariato “civile” (per esempio: Cittadinanzattiva), propone riunioni in videoconferenza tra Comitati provinciali e tra Sezioni per la diffusione e il confronto sulla relazione del presidente e per raccogliere spunti sui vari temi.

Vincenzo Calò durante l’intervento

Il ventunesimo intervento è di Vicenzo Calò, coordinatore area sud e componente della Segreteria nazionale. Favorevolissimo alla proposta del presidente che, pur esaustiva, lascia spazio a riflessioni e ad assunzioni di responsabilità. Il ruolo di protagonisti è chiesto all’Anpi dal mondo politico, sociale e culturale e richiede interventi su tre grandi sfere di azione: a livello internazionale, pace, libertà, ambiente, razzismo, a livello interno, cioè attuazione della Carta, contrasto ai progetti di autonomia differenziata, diritto a lavoro, istruzione, casa, salute, e su come rispondere a chi potrebbe ritenere velleitarie, forse troppo ambiziose gli intenti dell’associazione. La forza dell’Anpi è nella battaglia culturale e nelle centralità individuata nei giovani e nella formazione.

Le conclusioni della riunione. Il presidente Gianfranco Pagliarulo

Le conclusioni del lungo e intenso dibattito sono affidate al presidente Pagliarulo. Che sottolinea l’unità del gruppo dirigente sull’azione che l’Anpi ha scelto di intraprendere. Mette a fuoco i temi da approfondire per il contrasto a una generale crisi di valori e alla profonda inerzia dei partiti: sostenibilità dello sviluppo, cambiamenti climatici, ruolo dell’Anpi con le associazioni combattentistiche italiane ed europee, formazione, Titolo V della Costituzione in relazione alle richieste di autonomia differenziata, nuova statualità. L’associazione è un soggetto politico ma non un partito, ribadisce il presidente nazionale. Va compreso il limite da non oltrepassare, senza tuttavia restare alla finestra mentre c’è il terremoto. Il cuore della sua proposta è la grande alleanza democratica antifascista, coinvolgendo organizzazioni tradizionali e tante altre realtà della società civile, che va bel oltre un allagamento del Tavolo dei “23” per stabilire un rapporto con le forze motrici del Paese. Di fronte al vuoto della ragione e alle spinte irrazionaliste, occorre agire con responsabilità, studio, analisi e proposte. Avanza l’idea di approvare non un semplice documento finale, bensì una “risoluzione”, che racchiuda i temi della relazione e rappresenti una base su cui costruire l’alleanza. Al contempo, specifica Pagliarulo, la riflessione rappresenta l’avvio del percorso congressuale.

Ed ecco altre proposte: organizzare tre riunioni di diffusione e approfondimento (in videoconferenza) con i dirigenti dei Comitati provinciali delle aree territoriali: nord, centro, sud e isole. La prima si terrà sabato 5 dicembre, la seconda venerdì 11 e il giorno successivo la terza. Sempre a dicembre si prevede di organizzare una riunione che abbia caratteristiche di brainstorming, con esponenti della cultura, storici, giornalisti, autori, ecc. Infine, per la preparazione del documento congressuale vero e proprio propone di stenderne una bozza da affidare poi ai vicepresidenti. Dopo un passaggio in Segreteria nazionale, il testo sarà infine portato all’attenzione del Comitato nazionale.

Giunge il momento del voto: la Risoluzione proposta è approvata all’unanimità. Poi è la volta degli odg sull’autonomia differenziata e sulla Calabria proposti da Smuraglia e da Vallone. Accolti entrambi all’unanimità.

Si spengono i monitor, è stata una lunga giornata, c’è soddisfazione e anche stanchezza, ma è quella calma e appagante dei giusti. Fuori è buio, si stanno abbassando le saracinesche dei bar come prevedono le misure anticovid in zona gialla, le strade si stanno svuotando, fra qualche ora ci sarà il coprifuoco. Ma l’aria sembra già meno cupa.