Al link http://www.radioradicale.it/scheda/505071/continuando-il-buon-cammino-lanpi-dai-partigiani-ai-giovani-per-la-costituzione la registrazione integrale dell’evento in Campidoglio curata da Radio radicale

 

Non è facile riportare nello spazio di un articolo la pluralità delle voci, dei ragionamenti e anche della passioni che hanno animato l’iniziativa organizzata dall’ANPI il 6 aprile a Roma, nella prestigiosa sala della Protomoteca in Campidoglio. Un’iniziativa molto impegnativa già nel titolo – Continuando il buon cammino, l’ANPI dai partigiani ai giovani, per la Costituzione, l’antifascismo e la democrazia – come ha ricordato il moderatore Stefano Corradino introducendo l’incontro, ma il cui significato può essere sintetizzato nell’espressione utilizzata dal Presidente dell’ANPI Carlo Smuraglia: una giornata “felice”, aggettivo forse inusuale per esprimere una valutazione su un dibattito politico, ma certamente appropriato se, insieme ai contenuti, si considerano gli stimoli e le sollecitazioni, anche affettive, presenti nei vari interventi, tutti convergenti nell’arricchire di significati e di proposte il “buon cammino” che l’ANPI intraprese nel 1944 e che oggi vuole e deve proseguire. Perché in effetti, se c’è una conclusione da trarre dalla giornata del 6 aprile è proprio questa: che nel momento in cui lo iato tra i cittadini e la politica sembra destinato ad approfondirsi ulteriormente, si avverte più che in passato la necessità di una presenza come quella dell’ANPI, dotata dell’autorevolezza necessaria a richiamare la coscienza dei cittadini e la sensibilità delle istituzioni ai valori fondamentali posti dalla Costituzione a presidio della democrazia repubblicana; valori a loro volta da intendersi non solo come un patrimonio memoriale da conservare e tramandare, ma come fattori concretamente operanti nel presente, in grado di delineare risposte efficaci ed avanzate, in termini di libertà ed eguaglianza, a una crisi che non è solo economica ma appare sempre più, per i suoi tratti etici e culturali, una crisi di sistema.

La sala della Protomoteca, in Campidoglio, a Roma, il 6 aprile scorso

L’esatto opposto di quanto si sostiene da parte di chi, in modo più o meno disinteressato, trae dall’oggettiva constatazione del progressivo esaurimento della generazione che fu protagonista della Resistenza, la conclusione che anche l’ANPI debba rassegnarsi a una progressiva ma inevitabile estinzione: nella realtà dei fatti, invece, la riforma statutaria che nel 2006 ha aperto le porte dell’Associazione agli antifascisti e a quanti si riconoscono nei suoi principi statutari, ha dato concretezza e forza a un’istanza di continuità generazionale che sta dando i suoi frutti, come ha ricordato Carlo Smuraglia rispondendo a una domanda di Bianca Berlinguer, nel corso dell’intervista con cui, dopo il non formale e apprezzato saluto della sindaca Virginia Raggi, si è aperto l’incontro, avviato da un commosso e spontaneo omaggio alla memoria di Enrico Berlinguer.

Ancora oggi, ha proseguito Smuraglia, le istituzioni stentano ad assumere una posizione pienamente e rigorosamente antifascista, e permangono resistenze e ritardi nell’applicazione delle norme vigenti in materia: in questa criticità si misura la distanza che ancora separa lo Stato dalla sua Costituzione, e nei varchi aperti da questa contraddizione, peraltro manifestatasi sin dai primi passi della Repubblica, hanno cercato e cercano di farsi spazio i fascisti che oggi si autodefiniscono del Terzo Millennio, ma che in realtà ripropongono il volto totalitario, violento, xenofobo e sessista del fascismo storico. Questi gruppi di nostalgici cercano di sfruttare le paure diffuse nella società e derivanti dall’accresciuto disagio economico e sociale e dai crescenti flussi migratori, per uscire dalla marginalità politica alla quale sembravano condannati e acquisire una maggiore influenza. Per questo, l’ANPI guarda con preoccupazione non soltanto al neo fascismo più o meno dichiarato, ma anche alle pulsioni autoritarie, xenofobe e belliciste che, in Europa come negli Stati Uniti, attraversano le forze moderate e conservatrici, con effetti di radicalizzazione che addensano nuove e più scure nubi sul futuro dei sistemi democratici.

In Italia, ha poi ricordato Bianca Berlinguer, i rigurgiti neofascisti sembrano amplificati da una propensione a dimenticare, da un deficit di memoria che appare particolarmente accentuato quando si parla di Resistenza e di Costituzione. È uno spunto che consente al Presidente dell’ANPI di sottolineare come una memoria che si estenda dal ricordo individuale fino alla riconsiderazione critica di interi periodi storici, è uno strumento essenziale per la formazione di una coscienza democratica; tanto più nel momento in cui periodicamente riappare la narrazione revisionista di un fascismo “mite”, anch’essa finalizzata a mascherare il volto brutale del regime, e a fare dimenticare, oltre all’oppressione all’interno, i crimini commessi in Africa e nei Balcani e a lungo occultati dopo la fine della guerra. Per questo aspetto, è preoccupante che la Resistenza e la Costituzione restino ancora largamente fuori dalle aule scolastiche, e occorre un impegno continuo per invertire questa tendenza e fare sì che le scuole divengano effettivamente luoghi di formazione alla cittadinanza. L’ANPI si è posta due obiettivi prioritari, quello di diffondere la conoscenza della Carta fondamentale, per favorire la maturazione di un patriottismo costituzionale che ancora oggi non è patrimonio della collettività; e quello di impegnarsi per la sua attuazione, poiché la lunga strada intrapresa in questa direzione sin dalle prime legislature repubblicane non si è ancora compiuta, e molto resta ancora da fare. Nel corso degli anni, fino al referendum del 4 dicembre 2016, molti hanno coltivato l’idea di una pretesa modernizzazione che avrebbe dovuto realizzarsi attraverso l’adattamento della Costituzione alla realtà, ma il pronunciamento popolare, rafforzato da un tasso di partecipazione particolarmente elevato, ha fornito un’indicazione diametralmente opposta, indicando la necessità di avviare una trasformazione della realtà nella direzione indicata settant’anni or sono dai padri costituenti, di maggiore giustizia sociale e di più solida libertà.

Proprio nel ruolo che l’ANPI ha svolto e svolge come presenza attiva nella società italiana si possono rintracciare le motivazioni della più volte ricordata riforma statutaria del 2006: la crescente presenza di giovani nei gruppi dirigenti provinciali a fianco di presidenti appartenenti ad altre generazioni scongiura il rischio di rinchiudersi nel reducismo, e al tempo stesso dà attuazione a un principio che non è di semplice avvicendamento, ma di integrazione e di collaborazione tra diverse generazioni, suscettibile di arricchire la vita associativa con sensibilità, culture, esperienze diverse ma tutte egualmente convergenti, con pari dignità e senza alcuna velleità di “rottamazione”, nel perseguimento degli obiettivi comuni.

Il tema della continuità dell’ANPI è stato peraltro il filo rosso lungo il quale si è snodato il dibattito apertosi al termine dell’intervista a Carlo Smuraglia: lo ha ricordato, nel suo saluto, il Presidente dell’ANPI di Roma Fabrizio de Sanctis, rivendicando il ruolo svolto dall’Associazione come custode del lascito politico e morale della Resistenza; ne ha trattato estesamente il direttore scientifico dell’INSMLI Claudio Silingardi, in un intervento sul ruolo dell’ANPI nella storia d’Italia, nel quale, tra l’altro, ha messo in rilievo come il rapporto tra l’Associazione e le giovani generazioni si sia andato sviluppando nel corso dell’intera vicenda repubblicana, ancora prima della modifica statutaria del 2006, di pari passo con la lunga e tormentata affermazione della democrazia, in tutti i momenti in cui la memoria della Resistenza si è saldata con le lotte per una società più libera e più giusta e contro i rigurgiti autoritari, lotte attraverso le quali nuove generazioni sono venute alla ribalta della storia: così è avvenuto nel luglio ’60, e poi nella stagione dei movimenti giovanili nel decennio successivo, in un percorso che non si è mai interrotto. In questi decenni, l’ANPI ha costituito un punto di riferimento certo e costante, nella lotta contro la violenza fascista, nel contrasto del terrorismo nero e della strategia della tensione e poi, negli anni 70, nell’opporre un argine al terrorismo rosso, più insidioso, in quanto in molte sue componenti si spacciava come erede della tradizione resistenziale.

In questi momenti critici, l’ANPI ha saputo tradurre il suo patrimonio memoriale in concreta iniziativa politica e culturale, anche grazie a una presenza ramificata sul territorio: è quanto è emerso dagli interventi di Aude Pacchioni, partigiana e presidente dell’ANPI di Modena, Massimo Corradi, vice presidente dell’ANPI di Imperia e Luca Grisolini, giovanissimo presidente dell’ANPI di Arezzo. Aude Pecchioni ha insistito sulla necessità di un impegno ancora più intenso dell’ANPI, in particolare nelle scuole, per colmare il vuoto di memoria prodotto nelle nuove generazioni dalle carenze che ancora si registrano nell’insegnamento della storia recente, e, dopo essersi soffermata sui temi di una parità di genere ancora lontana dalla sua realizzazione, ha richiamato l’attenzione sui rischi di una democrazia ancora fragile, non solo in Italia ma in tutta Europa, dove la costruzione di una società inclusiva, solidale, aperta è costantemente insidiata da forme latenti di autoritarismo, nelle quali traspare spesso una vera e propria insofferenza per le regole e i valori della convivenza civile.

Al quesito su quali siano le motivazioni che possono spingere i più giovani ad aderire all’ANPI, Luca Grisolini, chiamato in causa anche per ragioni anagrafiche, ha risposto ricordando in primo luogo l’importanza che il patrimonio politico e memoriale della Resistenza può costituire come riserva di valori alla quale attingere per restituire a una politica ormai degradata a mero carrierismo, una dimensione di maggiore eticità, in termini di altruismo e impegno disinteressato, di cui soprattutto le più giovani generazioni, cresciute in un vero e proprio vuoto di valori, avvertono fortemente il bisogno. Al tempo stesso, l’attrattiva che l’ANPI può esercitare in tal senso deve coniugarsi con la capacità di fare fronte alle sfide del presente, rinnovandosi nei linguaggi e nei modi della comunicazione, per misurarsi con il sovraccarico di informazioni imposto dalle rete e con l’incentivo all’oblio e all’ignoranza del passato che ne deriva. Tutti elementi, tra l’altro, di cui si giova la propaganda neofascista, così pervasivamente presente sulla rete (come la recente inchiesta di Patria ha messo in luce), e che deve essere contrastata con strumenti adeguati.

Sul vuoto valoriale che minaccia le generazioni più giovani e sulla difficoltà con cui vi fanno fronte le agenzie formative tradizionali, non solo la scuola, ma anche la famiglia, si è soffermato Massimo Corradi, in un articolato intervento nel quale, tra l’altro, riprendendo il tema della fragilità delle democrazie affrontato da Aude Pacchioni, ha ricordato come sulla formazione di una coscienza civile nelle generazioni più giovani continui a gravare il retaggio della stagione revisionista fiorita negli anni del berlusconismo, quando il circuito mediatico è stato attivamente mobilitato nell’opera di delegittimazione dell’antifascismo, della Resistenza e della Costituzione democratica.

Il tema della continuità dell’ANPI, ampiamente trattato nell’intervento di Corradi, è stato affrontato sotto un diverso profilo, nell’intervento di Massimo Amodio, che ha ripercorso il complesso e tortuoso cammino attraverso il quale la giurisprudenza di merito e di legittimità, attraverso diverse pronunce, è giunta a riconoscere nell’Associazione un soggetto preposto alla salvaguardia di beni costituzionalmente protetti, e, in quanto tale, legittimato a costituirsi parte civile in sede giudiziale, e ad esercitare i connessi poteri di autotutela.

Ha concluso il giro di interventi Tomaso Montanari che, nel portare il saluto dell’associazione Libertà e giustizia, si è soffermato sui compiti dell’associazionismo democratico, chiamato, dopo l’esito del referendum costituzionale, a farsi promotore di una cultura politica, democratica e costituzionale sulla quale possano essere gettate le fondamenta di una società aperta, inclusiva e dialogante: un obiettivo il cui perseguimento è ostacolato dalla persistenza di condizioni di povertà materiale (l’ISTAT calcola che il 12 per cento delle famiglie italiane vive in condizioni di povertà assoluta) e intellettuale e dall’aumento delle diseguaglianze nella nostra società, in modo tale da costituire un pericolo concreto e attuale per la stessa sopravvivenza del sistema democratico che oggi più che in passato appare vulnerabile.

Nel concludere il dibattito, il Presidente Smuraglia ha ribadito le ragioni della presenza e della continuità dell’ANPI, e la solidità del vincolo che unisce idealmente la realtà di oggi ai combattenti che diedero vita all’Associazione nel 1944, quando una parte dell’Italia era ancora occupata dal nemico e l’esito finale della lotta ancora in certo; un vincolo persistente, nel succedersi delle generazioni, che consente di guardare al futuro con lo stesso ottimismo e la stessa fiducia che animò settantatré anni or sono i fondatori, insieme a quel pizzico di utopia grazie al quale, dopo l’8 settembre, si ritenne possibile sfidare un nemico all’apparenza imbattibile, e senza il quale è impossibile realizzare le imprese più difficili. Dunque, si può e si deve proseguire il buon cammino, a partire dalle imminenti scadenze: il 25 aprile, giornata insieme di ricordo e di festa, e il 27 maggio, giornata nazionale dell’antifascismo, che l’ANPI promuove nel segno di un impegno costantemente rinnovato di una presenza viva ed operante nella società.


Una galleria fotografica della giornata al Campidoglio (il servizio fotografico è stato curato da Valentina Giunta)

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