La suggestiva e preziosa iniziativa di Patria Indipendente che ha illuminato nel numero scorso “Dieci donne della libertà”, sta ottenendo importanti riscontri di apprezzamento e, di più, ha innescato una voglia di esserci e di integrare quella porzione di brillante universo femminile con altri nomi, altre storie, altri coraggi.

Mi permetto di inserirmi in questa dinamica accrescitiva con una signora che da 72 anni non smette di essere prodiga di fondamentali innamoramenti e accensioni di impegno: l’ANPI. Sì, proprio lei. Questa gran nave della memoria attiva, mai persasi nelle non poche involuzioni nazionali, ma anzi forte di timonieri dal rodatissimo mestiere dell’indicare orizzonti di solida e “costituzionale” risurrezione: le partigiane e i partigiani.  Un’esistenza lunga e intensa la sua che però conserva un talento così raggiante da distinguerla da altri contesti associativi: alimentarsi quotidianamente di giovinezza.

Questa ragazza della storia vive dell’entusiasmo di tanti giovani che trovano in lei ragioni di impegno autentico, pulito, disinteressato. Un baluardo della passione e della creatività civile, del fare dei principi fondanti la Repubblica respiro e partecipazione.  Alcune volte, come si suol dire, tirata per la giacchetta, altre fatta oggetto di tentativi di colonizzazione, mantiene la forza e il pilastro di un’autonomia che la fa camminare a testa alta e vene coerenti. Una signora di questi tempi, dunque, che sta facendo oggi il punto sulle sue battaglie e il suo seminare. Un Congresso che affronterà, come accaduto già nei due precedenti, un tema inevitabilmente portatore di malinconia, ma anche di responsabilità pulsanti: l’inesorabile scomparsa delle partigiane e dei partigiani. Ci lasciano parole, sogni, e sguardi. Impugnarli sarà ancora una volta danzare con l’affascinante e decisiva prospettiva di sentirsi al sicuro da arretramenti culturali e manovalanze della precarietà politica e sociale. Di costruire un’Italia pienamente democratica e antifascista.

Che DONNA quest’ANPI!