
Nella domenica dell’8 gennaio 2023 il Brasile è stato bersaglio di un colpo di Stato progettato per colpire i vertici dei tre poteri e per dare vita a un governo di emergenza anticostituzionale con una significativa presenza militare. L’azione eversiva non è andata come sperato dai promotori, ma la gravità del fatto mette in luce la vasta e organizzata partecipazione e la inaffidabilità di parte dei soggetti (polizie, forze armate, servizi di intelligenza) che avrebbero dovuto e dovrebbero garantire la difesa delle istituzioni stesse. Non si è trattato di un fatto estemporaneo o sfuggito di controllo, ma di un percorso accuratamente preparato e organizzato, che ha trovato nei quattro anni di presidenza Bolsonaro (2019-2022) linfa di cui alimentarsi. Peraltro la rottura del rispetto delle regole costituzionali si era già prodotta ad agosto 2016 con la deposizione anticostituzionale della presidente Dilma Rousseff.

Quale è stata la risposta dell’esecutivo alla grave azione eversiva? È una domanda che riguarda il Brasile, ma che si ripropone anche in altre realtà dove le reti di estrema destra non fedeli alla Costituzione del proprio Paese si rafforzano: il discorso vale per gli Usa, per alcuni Paesi sudamericani fra i quali l’Argentina e per qualche Stato europeo. Ruolo da non sottovalutare svolge la cosiddetta Alleanza dei conservatori che garantisce un coordinamento internazionale che risulta evidente nella condivisione di indirizzi ideologico-operativi e nell’abile scelta dei tempi in cui agire. La risposta di contrasto all’eversione si è sviluppata e si sviluppa lungo tre direttrici oltre all’intervento immediato in loco: 1) gli arresti in flagrante; 2) l’individuazione dei finanziatori e il blocco dei conti bancari; 3) l’identificazione degli intellettuali ispiratori.

Già l’8 gennaio 2023 il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha nominato il segretario esecutivo del ministero della Giustizia, Ricardo Cappelli, commissario per la sicurezza pubblica del distretto federale. Con competente fermezza Cappelli ha immediatamente sospeso per sei mesi il governatore, sostituito i comandi delle forze dell’ordine, rimosso il grande agglomerato di facinorosi da giorni accampati con una completa infrastruttura logistica (cucine da campo, bagni chimici, giacigli) nello spazio della servitù militare davanti al quartiere generale dell’esercito, luogo fisico di supporto delle incursioni illegali di devastazione.

Con questa azione rapida Lula ha scelto di non utilizzare la Glo/garanzia della legge e ordine, come probabilmente speravano i golpisti, tenendo saldamente in mano le leve del comando. Il rapporto finale redatto da Cappelli ha restituito in modo puntuale le omissioni nella difesa dei palazzi del potere, nonché la voluta insufficienza delle forze di contrasto inviate sul terreno. La giustizia farà il suo corso per verificare le responsabilità e stabilire le eventuali condanne. Questo per quel che concerne l’esecutivo del distretto federale responsabile per legge della sicurezza delle sedi federali della capitale.

Passando ai partecipanti agli atti eversivi sono stati arrestati tutti coloro colti in flagrante (condizione che si può verificare anche a distanza dal luogo degli accadimenti): nei primi giorni dopo il golpe a Brasilia (ma provenienti da varie parti del Paese) oltre 1.400 persone, di cui 650 già denunciate alla giustizia e in buona parte ancora detenute. Altre vengono bloccate quasi tutti i giorni via via che nuove prove emergono. Fra gli arrestati “importanti” si può ricordare il segretario di sicurezza pubblica del distretto federale già ministro della giustizia di Bolsonaro, Anderson Torres, che l’8 gennaio si trovava sorprendentemente in vacanza negli Usa e il colonnello responsabile della polizia militare del distretto federale, anch’egli assente dalla capitale proprio in quel giorno funesto. Nella casa di Torres è stata rinvenuta la minuta di un decreto di stato di difesa per alterare i risultati delle elezioni presidenziali del 2022: certo non rassicurante. Una ventina di militari è stata identificata per avere partecipato in vario modo all’8 gennaio e 12 sono detenuti.
In parallelo alle misure giudiziarie di cui si diceva sopra e che certamente hanno e avranno un effetto dissuasivo, l’esecutivo è impegnato a rafforzare la comunicazione attraverso gli strumenti informatici (e si sa che in questo campo le destre sono molto più efficaci che le forze democratiche) e con un impegno educativo nelle scuole. Il venire meno dell’istigazione all’odio da parte dell’esecutivo che ha caratterizzato gli ultimi 4/6 anni è comunque già un antidoto alla cultura eversiva di estrema destra che di essa, qui come altrove, si alimenta.
Teresa Isenburg, docente universitaria, dal Brasile
Ricordiamo ai lettori e agli iscritti Anpi, un’iniziativa che riguarda il Brasile su un altro tema: la pace. Il presidente Lula ha proposto di dar vita a un forte gruppo di Paesi neutrali che comprenda, per esempio, Indonesia, India, Cina, che costringa russi e ucraini a un tavolo di negoziato. Ha inoltre avanzato l’idea di un nuovo, allargato, Consiglio di Sicurezza Onu, capace di rappresentare un mondo sempre più multipolare, per restituire autorevolezza alle Nazioni Unite. Come ha detto il presidente dell’associazione dei partigiani, Gianfranco Pagliarulo: “Nella totale assenza di iniziativa per la pace da parte dell’Unione Europea, noi pensiamo che sia giusto approfondire le proposte del presidente Lula e sostenerle; per questo il direttore dell’Avvenire, Marco Tarquinio, e io come presidente nazionale dell’Anpi abbiamo richiesto un incontro all’Ambasciatore del Brasile a Roma e saremo ricevuti da lui fra pochi giorni”.
Pubblicato martedì 28 Febbraio 2023
Stampato il 03/10/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/brasile-che-fare-dopo-un-colpo-di-stato/