 La sezione Anpi “Teresa Gullace” di Polistena (RC), in collaborazione con il Comitato provinciale di Crotone, ha promosso – a sessantasei anni dall’eccidio dei contadini di Melissa – una visita guidata nei luoghi simbolo delle lotte per l’occupazione delle terre incolte.
La sezione Anpi “Teresa Gullace” di Polistena (RC), in collaborazione con il Comitato provinciale di Crotone, ha promosso – a sessantasei anni dall’eccidio dei contadini di Melissa – una visita guidata nei luoghi simbolo delle lotte per l’occupazione delle terre incolte.
 All’iniziativa hanno preso parte l’Auser-Volontariato di Melissa, il Museo Contadino di Polistena, le sezioni Anpi di Laureana di Borrello con la presidente Amalia Giordano; di Cinquefrondi con il presidente Alfredo Roselli; di Siderno con il presidente Giuseppe Oppedisano; e numerosi cittadini sensibili ai valori civili e umani.
All’iniziativa hanno preso parte l’Auser-Volontariato di Melissa, il Museo Contadino di Polistena, le sezioni Anpi di Laureana di Borrello con la presidente Amalia Giordano; di Cinquefrondi con il presidente Alfredo Roselli; di Siderno con il presidente Giuseppe Oppedisano; e numerosi cittadini sensibili ai valori civili e umani.
 Durante il viaggio in pullman si respirava un clima gioioso, che ha reso più lieve la distanza percorsa. All’arrivo, siamo stati accolti con calore da una delegazione Auser, guidata dal presidente Massimo Restuccia. Dopo i saluti di Giuseppe Falleti, vicepresidente del Comitato provinciale Anpi di Reggio Calabria; della presidente del Comitato provinciale di Crotone, Giusi Acri; e del presidente dell’Anpi di Polistena, Francesco Mammola, tutti hanno sottolineato l’importanza della memoria storica e culturale di questa visita.
Durante il viaggio in pullman si respirava un clima gioioso, che ha reso più lieve la distanza percorsa. All’arrivo, siamo stati accolti con calore da una delegazione Auser, guidata dal presidente Massimo Restuccia. Dopo i saluti di Giuseppe Falleti, vicepresidente del Comitato provinciale Anpi di Reggio Calabria; della presidente del Comitato provinciale di Crotone, Giusi Acri; e del presidente dell’Anpi di Polistena, Francesco Mammola, tutti hanno sottolineato l’importanza della memoria storica e culturale di questa visita.
 Il percorso, coordinato da Massimo Restuccia, ha previsto la visita al centro storico, ai murales e al museo della fotografia. Le immagini esposte, scattate dal fotografo milanese Ernesto Treccani, in bianco e nero, testimoniano le dure condizioni di vita dei contadini: abitazioni fatiscenti, prive di acqua e luce; bambini denutriti, scalzi, vestiti di stracci; famiglie costrette alla miseria nonostante il lavoro dall’alba al tramonto. La mancanza di cure e di medicine condannava molti a una vita breve e segnata dalla sofferenza.
Il percorso, coordinato da Massimo Restuccia, ha previsto la visita al centro storico, ai murales e al museo della fotografia. Le immagini esposte, scattate dal fotografo milanese Ernesto Treccani, in bianco e nero, testimoniano le dure condizioni di vita dei contadini: abitazioni fatiscenti, prive di acqua e luce; bambini denutriti, scalzi, vestiti di stracci; famiglie costrette alla miseria nonostante il lavoro dall’alba al tramonto. La mancanza di cure e di medicine condannava molti a una vita breve e segnata dalla sofferenza.
 In quegli anni, il governo di unità nazionale — nato dall’esperienza antifascista e formato da tutte le forze politiche — dovette riconoscere che la guerra voluta dal fascismo aveva lasciato in eredità fame e lutti. Il ministro dell’Agricoltura, Fausto Gullo, già perseguitato dal regime e condannato a tre anni di confino, emanò il Decreto Gullo (29 maggio 1944, n. 141), che riconosceva ai contadini il diritto di coltivare le terre incolte, purché organizzati in cooperative.
In quegli anni, il governo di unità nazionale — nato dall’esperienza antifascista e formato da tutte le forze politiche — dovette riconoscere che la guerra voluta dal fascismo aveva lasciato in eredità fame e lutti. Il ministro dell’Agricoltura, Fausto Gullo, già perseguitato dal regime e condannato a tre anni di confino, emanò il Decreto Gullo (29 maggio 1944, n. 141), che riconosceva ai contadini il diritto di coltivare le terre incolte, purché organizzati in cooperative.
 La reazione dei latifondisti fu violenta: consideravano la riforma un furto ai loro danni. In quel clima di tensione e speranza iniziarono le occupazioni delle terre. Il momento più toccante è stato l’incontro con Giuseppe Scrivano, ultimo testimone dell’occupazione di Fragalà.
La reazione dei latifondisti fu violenta: consideravano la riforma un furto ai loro danni. In quel clima di tensione e speranza iniziarono le occupazioni delle terre. Il momento più toccante è stato l’incontro con Giuseppe Scrivano, ultimo testimone dell’occupazione di Fragalà.
 In un silenzio carico di emozione, ha ricordato: «Ero un ragazzo di undici anni. Quel 29 ottobre stavamo seminando la favetta quando due contadini, Barletta e Salvatore, vennero ad avvisarci che stava arrivando la polizia. Ci gridavano: “Andate via! Andate via!”. Mentre la polizia intimava lo sgombero, noi battevamo le mani e urlavamo: “Viva la polizia! Vogliamo pane e lavoro! La terra a chi lavora!”. Ma non ascoltarono: ci portarono via gli asini e lanciarono bombe lacrimogene per disperderci. Alcuni, come Francesco Nigro, che aveva combattuto in guerra, riuscirono a rilanciarle. Noi eravamo disarmati, avevamo solo gli attrezzi da lavoro».
In un silenzio carico di emozione, ha ricordato: «Ero un ragazzo di undici anni. Quel 29 ottobre stavamo seminando la favetta quando due contadini, Barletta e Salvatore, vennero ad avvisarci che stava arrivando la polizia. Ci gridavano: “Andate via! Andate via!”. Mentre la polizia intimava lo sgombero, noi battevamo le mani e urlavamo: “Viva la polizia! Vogliamo pane e lavoro! La terra a chi lavora!”. Ma non ascoltarono: ci portarono via gli asini e lanciarono bombe lacrimogene per disperderci. Alcuni, come Francesco Nigro, che aveva combattuto in guerra, riuscirono a rilanciarle. Noi eravamo disarmati, avevamo solo gli attrezzi da lavoro».
 Scrivano ha continuato a raccontare: «La polizia sparò alle spalle dei contadini e uccise. Quando tornammo a prendere le salme e le decine di feriti, trasportandoli sul dorso degli asini, alcuni morirono lungo il percorso». A perdere la vita furono Francesco Nigro, 29 anni, Giovanni Zito, appena quindicenne e Angelina Mauro di 23 anni.
Scrivano ha continuato a raccontare: «La polizia sparò alle spalle dei contadini e uccise. Quando tornammo a prendere le salme e le decine di feriti, trasportandoli sul dorso degli asini, alcuni morirono lungo il percorso». A perdere la vita furono Francesco Nigro, 29 anni, Giovanni Zito, appena quindicenne e Angelina Mauro di 23 anni.
 Quel luogo di lavoro e di speranza si trasformò in un campo di sangue. I contadini di Melissa avevano occupato la terra incolta il 24 ottobre 1949, per sfamare le proprie famiglie, appellandosi a una legge dello Stato. Il feudo di Fragalà era abbandonato da oltre vent’anni: il barone Berlingeri non vi coltivava nulla e non pagava tasse perché improduttivo. Gli agrari non volevano che i contadini la rendessero fertile, poiché preferivano mantenerli in condizione di sudditanza.
Quel luogo di lavoro e di speranza si trasformò in un campo di sangue. I contadini di Melissa avevano occupato la terra incolta il 24 ottobre 1949, per sfamare le proprie famiglie, appellandosi a una legge dello Stato. Il feudo di Fragalà era abbandonato da oltre vent’anni: il barone Berlingeri non vi coltivava nulla e non pagava tasse perché improduttivo. Gli agrari non volevano che i contadini la rendessero fertile, poiché preferivano mantenerli in condizione di sudditanza.
 Sulla Piazza del Popolo di Melissa, una targa ricorda l’eccidio con queste parole: «Tre giovani morirono piantando per sempre la loro vita sul fondo di Fragalà affinché quella terra non rimanesse incolta ed il frutto del lavoro fosse dei lavoratori. “Vogliamo pane e lavoro”, il grido unanime dei contadini. Benvenuti nelle terre del Marchesato».
Sulla Piazza del Popolo di Melissa, una targa ricorda l’eccidio con queste parole: «Tre giovani morirono piantando per sempre la loro vita sul fondo di Fragalà affinché quella terra non rimanesse incolta ed il frutto del lavoro fosse dei lavoratori. “Vogliamo pane e lavoro”, il grido unanime dei contadini. Benvenuti nelle terre del Marchesato».
 Dopo la strage di Melissa, una grande ondata di indignazione popolare attraversò tutto il Mezzogiorno, unendo anche la classe operaia del Nord in uno sciopero di solidarietà e di protesta.
Dopo la strage di Melissa, una grande ondata di indignazione popolare attraversò tutto il Mezzogiorno, unendo anche la classe operaia del Nord in uno sciopero di solidarietà e di protesta.
 Le donne, protagoniste indomite di quella stagione di lotte, combatterono con coraggio pur sapendo di rischiare la vita. E una donna fu la prima vittima calabrese della lotta al latifondo: Giuditta Levato di Calabricata, madre di due figli e incinta di sette mesi, che il 28 novembre 1946 venne uccisa dagli agrari per aver reclamato la terra e la dignità del lavoro.
Le donne, protagoniste indomite di quella stagione di lotte, combatterono con coraggio pur sapendo di rischiare la vita. E una donna fu la prima vittima calabrese della lotta al latifondo: Giuditta Levato di Calabricata, madre di due figli e incinta di sette mesi, che il 28 novembre 1946 venne uccisa dagli agrari per aver reclamato la terra e la dignità del lavoro.
 La giornata si è conclusa con la visita al monumento ai caduti di Fragalà, situato a circa tre chilometri dal centro abitato di Melissa, raggiunto grazie ai volontari Auser.
La giornata si è conclusa con la visita al monumento ai caduti di Fragalà, situato a circa tre chilometri dal centro abitato di Melissa, raggiunto grazie ai volontari Auser.
Il monumento, composto da tre colonne di marmo bianco, reca incisi i nomi di Francesco Nigro, Angelina Mauro e Giovanni Zito, e sul basamento campeggia la data 30 ottobre 1949 con la scritta: “Caduti per la conquista della terra”.
Giorgio Castella, ANPI sezione “Teresa Talotta Gullace” di Polistena (RC)
Ed ecco una galleria con altre immagini della importante giornata sui luoghi e la memoria della strage:
Pubblicato giovedì 30 Ottobre 2025
Stampato il 30/10/2025 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/con-lultimo-testimone-a-melissa-dove-la-polizia-di-scelba-fece-strage-di-contadini/



















