“È un’incognita, è una persona scomparsa. Non ha entità, non è né vivo né morto. È scomparso”. Così Jorge Rafael Videla, il dittatore argentino, rispose a un giornalista che nel 1979 osò chiedere delle migliaia di persone improvvisamente scomparse senza che nessuno lo sapesse. La dittatura stava attuando un piano sistematico di repressione e le denunce arrivavano dall’interno e dall’esterno del Paese. “Né vivo né morto, è scomparso”, ha detto il generale.

Almeno 5.000 di queste vittime del regime sono state rapite e detenute nella Scuola di Meccanica della Marina (Esma), un centro clandestino, uno strumento centrale nella macchina del terrorismo di Stato eseguito in Argentina tra il 1976 e il 1983.

A una manifestazione del movimento delle Madri di Plaza de Mayo

Il 19 settembre, dopo una campagna assiduamente condotta dai movimenti dei Diritti Umani, in primo luogo dalle Madri e dalle Nonne di Plaza de Mayo, di numerose organizzazioni sindacali non solo argentine e latinoamericane, ma anche europee, di personalità della cultura, della musica, dello sport tra gli altri, il Comitato Unesco che coordina la Lista del Patrimonio Mondiale, ha affermato che il Museo Sito della memoria Esma “è rappresentativo della repressione illegale portata avanti e coordinata dalle dittature dell’America Latina negli anni Settanta e Ottanta sulla base delle sparizioni forzate di persone”. “È il simbolo più importante del terrorismo di Stato”, ha detto della sua inclusione nella Lista. Oggi l’Esma è un sito del patrimonio mondiale!!!

Uno dei locali delle torture

Vale la pena ricordare che il regime gestiva circa 700 centri clandestini di detenzione, tortura e sterminio in tutto il Paese. I due più grandi erano l’Esma e la base militare di Campo de Mayo, da dove partivano i “voli della morte” (prigionieri gettati vivi nel fiume o nel mare).

Madri, nonne, sorelle dei desaparecidos hanno sempre lottato per la verità, cercando di attirare anche l’attenzione internazionale. La foto della protesta è stata scattata a Roma, davanti la sede dell’ambasciata argentina, nel giugno 1978, mentre nel loro Paese si giocavano i Mondiali di calcio

L’Esma continuò a funzionare come una scuola per sottufficiali nello stesso momento in cui parte della proprietà, in particolare il Casino de Oficiales, fu utilizzata per la repressione di coloro che combattevano contro la dittatura.

Al ritorno alla democrazia e mentre la società discuteva su cosa fare del luogo, ci fu un tentativo di demolirlo, ma alla fine, nel 2005, grazie a un negoziato guidato dal presidente Néstor Kirchner, la Marina fu sfrattata e fu ordinata la creazione dello Spazio per la memoria e Mai più.

Il Museo è stato inaugurato dalla presidente Cristina F. de Kirchner, nel 2019. Poiché l’edificio è prova giudiziaria nei processi contro i repressori e le indagini rimangono aperte, la proposta museografica non ha alterato la struttura o lo stato di conservazione al momento del suo recupero. Il processo Esma non è finito, è stato condotto per fasi, è considerato un processo storico. Le condanne anche: 29 ergastoli e 19 a pene detentive comprese tra 8 e 25 anni, per crimini contro l’umanità. Tra i condannati all’ergastolo ci sono personaggi come Alfredo Astiz, responsabile dell’arresto e della scomparsa delle prime Madri di Plaza de Mayo e delle suore francesi, Alice Domond e Leonie Duquet, anestetizzata e gettata viva nel Río de la Plata. Astiz è stato condannato in contumacia dai tribunali francesi.

La si voleva abbattere, invece l’Esma è diventato un museo, inaugurato nel 2019 dalla presidente argentina Cristina F. de Kirchner

La visita dei diversi spazi del centro clandestino include le voci di alcuni dei 250 sopravvissuti, le immagini vengono proiettate delle loro dichiarazioni durante il processo, come quella di Marta Alvarez, rapita nel 1976, che dice: “La tortura inizia un giorno e penso che non finisca mai”. La Marina ha consegnato il posto completamente vuoto, ma il sito conserva segni e iscrizioni fatte dagli oltre 5.000 detenuti. Sono stati trovati nomi, numeri di telefono, iniziali, iscrizioni di gruppi e partiti politici, date e disegni. Il museo espone anche oggetti personali donati dai parenti delle vittime e dei sopravvissuti negli ultimi anni. Un viaggio nella memoria difficile da dimenticare…

La decisione dell’Unesco arriva anche molto opportuna, quando l’Argentina commemora i 40 anni dal ritorno alla democrazia e affronta movimenti di estrema destra, negazionisti, che hanno fatto irruzione con forza nella campagna per le prossime elezioni il cui primo turno (in Argentina c’è un ballottaggio) si svolgerà il 22 ottobre.

24 marzo 1976, cominciava con un golpe una dittatura militare che avrebbe perseguitato e fato sparire migliaia di oppositori politici. Ora, finalmente, con il riconoscimento Unesco la memoria democratica ha vinto

Il riconoscimento dell’Esma come luogo della memoria delle sparizioni forzate (le organizzazioni per i diritti umani parlano di almeno 30.000, ma la Segreteria per i Diritti Umani argentina sta conducendo un’indagine che potrebbe aumentare significativamente quella cifra) rappresenta una pietra miliare fondamentale per l’ardua lotta dei sopravvissuti e delle loro famiglie. Per il pieno riconoscimento della gravità di quanto accaduto in soli 8 anni di dittatura. Ma allo stesso tempo è un forte campanello d’allarme, in tempi di negazionismo e ricomparsa di idee cupamente infauste e proposte del peggior passato. Nessun diritto è garantito una volta per tutte, se non si lotta per mantenerlo in vigore!

La memoria anche se brucia, per la Verità e la Giustizia, sempre!

Marta Scarpato, Central de Trabajadores de Argentina, Buenos Aires