Manifesti delle elezioni del 1948

Una certa destra parlamentare, fin dall’immediato secondo dopoguerra e dai tempi del movimento sociale, cerca – attraverso una serrata battaglia anticulturale – di screditare e delegittimare gli intenti della guerra partigiana, provando così a minare le fondamenta storiche e valoriali del nostro Paese.

In Italia si avvicendano da anni tentativi più o meno goffi di equiparazione di democratici e fascisti, vittime e carnefici, martiri e oppressori. È una manovra, questa, basata sul diffondere disinformazione attraverso una feroce campagna mediatica negativa.

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E oggi questo attacco ai nostri valori repubblicani trova terreno particolarmente fertile, perché agilmente riproposto in una dimensione privilegiata per questi intenti, nei social network. Si tratta di uno strumento formidabile (Instagram, soprattutto, che è quello su cui si muovono maggiormente i ragazzi), capace di diffondere notizie e creare flussi di informazione – o disinformazione – con una velocità impressionante. Attraverso i social si formano opinioni, si smuovono coscienze, si condizionano e scaldano animi.

Sono il luogo della comunicazione veloce, dell’anti-approfondimento, dell’irreperibilità di fonti e dell’istantaneità; qui il dibattito culturale, storico, sociale e valoriale su qualsiasi argomento (compresa la lotta di Liberazione) si riduce a slogan e a frasi fatte, si risolve in post pubblicati.

I social network, se malevolmente – o peggio strumentalmente – utilizzati, possono essere (e purtroppo sono) un pericolosissimo megafono, di rabbia e frustrazioni. L’estrema destra, parlamentare e non, li usa molto furbescamente come luogo franco nel quale esprimersi senza possibilità di smentita attraverso un martellante, oltreché economicamente dispendiosissimo, bombardamento di notizie tendenziose.

Quello neofascista sui social network è un vero e proprio proselitismo rivolto soprattutto ai giovani e, purtroppo, terribilmente efficace; un’azione strategica mirata che diventa uno dei motivi di adesione dei ragazzi ai movimenti di estrema destra.

Nel 2019, per l’Ordine dei Giornalisti in occasione del Premio “Mario e Giuseppe Francese”, l’Istituto Demopolis ha condotto un’indagine su come si informano le nuove generazioni in Italia. Il risultato dello studio restituisce l’importanza politica dei social network: negli ultimi dieci anni, dal 2009 al 2019, è aumentato, documenta l’analisi, “di quasi 50 punti, dal 15% al 63%, l’utilizzo dei social quale strumento di informazione”.

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Il 63% degli under 30 per informarsi sull’attualità non utilizza un giornale (online o cartaceo che sia) ma apre Instagram o Facebook.

La presenza delle forze democratiche e dell’Anpi su queste piattaforme è quindi necessaria, non per “rincorrere” i ragazzi, ma per difenderli da chi tenta di imbrogliarli con notizie false.

Per questo dobbiamo guadagnare terreno sui social e sottrarlo ai neofascisti, essere tanto presenti e attivi da non lasciare spazio a chi li usa per diffondere disinformazione, lavorando affinché i social diventino, come immaginato alle loro origini, luogo libero da strumentalizzazioni, falsità storiche e rabbia sociale. È un lavoro difficile, lento, ambizioso ma necessario, che richiede l’impegno di tutte le realtà antifasciste di oggi: politiche, sindacali e culturali.

Serve che il “fronte democratico e antifascista di oggi” metta in campo una strategia comunicativa contrapposta al revisionismo neofascista, impostando sui social network una vera e propria battaglia culturale, così da ridefinire una volta per tutte valori e disvalori e rendere – attraverso un uso attento e consapevole dei social – l’antifascismo a misura e alla portata dei ragazzi. È difficilissimo, per chiunque non l’abbia vissuta, e per un rappresentante della “generazione Z” soprattutto, capire cosa significa vivere in un regime di dittatura e comprendere attività e sacrificio di chi vi si è ribellato. Gli antifascisti di oggi devono fare in modo che i ragazzi non solo conoscano, ma anche comprendano profondamente questi temi.

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Per le imprescindibili finalità degli eredi morali dei resistenti, tra cui fare buona informazione, diffondere cultura e memoria storica, proteggere e rilanciare la nostra Costituzione, i social network potranno rivelarsi una risorsa incredibile.

Gabriele Bartolini, iscritto Anpi Roma