Il sindaco di Gorizia (secondo mandato) Rodolfo Ziberna (Imagoeconomica)

Il 25 aprile è stato “scelto convenzionalmente in Italia per festeggiare la liberazione dal nazifascismo”. Parole del sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, spiegando che la sua città celebra sì la ricorrenza ma “perché siamo in Italia, alla quale i partigiani comunisti titini volevano sottrarre la Venezia Giulia, dopo averla occupata e sottoposta a deportazioni. Il loro obiettivo era quello di assoggettare Gorizia e Trieste al regime comunista che ha mietuto centinaia di migliaia di vittime al di qua ed al di là dell’attuale confine”. E ancora “Gorizia, come peraltro anche Trieste, ha scelto il 12 giugno per festeggiare la sua liberazione dalla feroce occupazione da parte dei partigiani comunisti filo Jugoslavia».

Il manifesto dell’insurrezione, lanciata alla radio da Pertini e un’immagne del futuro Presidente della Repubblica

Quindi che il 25 aprile 1945 ci fu l’insurrezione popolare, lanciata con il famoso appello di Pertini, è irrilevante. E se fino a quest’anno l’amministrazione comunale aveva partecipato alle iniziative Anpi, una lunga via crucis civile, le cui tappe sono i monumenti alle vittime del regime, nel 78° della Liberazione ha preferito disertarle, limitandosi all’istituzionale Alzabandiera in Piazza della Vittoria.

Inoltre va rammentato che a Gorizia non si festeggia neppure il 1° maggio, Festa dei Lavoratori. Non importa che venne proibita durante il fascismo, perché è la data in cui cominciarono i “quaranta giorni” funesti in cui, sempre parole di Ziberna, “per molte vittime, giustiziate, infoibate o morte di stenti nei campi di prigionia comunisti, l’unica colpa fu semplicemente quella di essere italiani”.

Reims, 7 maggio 1945, il generale tedesco Alfred Jodl firma la resa

E in attesa del 12 giugno, l’amministrazione cittadina ha pensato di realizzare un’iniziativa, in calendario domenica 7 maggio, quando ricorre un altro anniversario. Quel giorno, nel 1945, il Capo di Stato Maggiore della Wermacht, il Colonnello-Generale Alfred Jodl, a Reims, in Francia firmò la resa tedesca. Poiché il documento non era stato firmato dall’alto comando germanico, si convenne che un secondo atto dovesse essere ratificato dai massimi ufficiali e così la cerimonia di capitolazione venne ripetuta a Berlino l’8 maggio. Per questo molti Paesi europei celebrano la fine della seconda guerra mondiale proprio l’8 maggio.

Il lapidario a Gorizia

A Gorizia, il 7 nel Parco della Rimenbranza, area verde pubblica, verrà invece istallato un nuovo ampliamento del lapidario, il terzo. E come ha annunciato lo scorso 10 febbraio, il consigliere regionale, esponente della Lega, Diego Bernardis “per la prima volta in Italia, su un monumento sarà scritto che sono stati i partigiani comunisti filo Jugoslavia a deportare i goriziani”.

Insomma, abbastanza da fare sussultare qualsiasi storico serio e non piegato alla propaganda revisionista e l’Anpi locale, da tempo in allarme. Che fare? Rivolgersi alla Costituzione, antifascista, nella persona del suo supremo garante, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

«Come Lei stesso ha affermato “il 25 aprile, patrimonio di tutti, rappresenta per gli Italiani la festa civile della riconquista della libertà – scrivono le sezioni ANPI-VZPI di Piedimonte-Podgora, Sant’Andrea-Štandrež, Gorizia-Gorica. È un serbatoio di istanze morali. Fu la vittoria dell’umanità sulla barbarie. Il giorno di un nuovo inizio, pieno di entusiasmo, portato a compimento con la Costituzione repubblicana del 1948”. A Gorizia, città in cui da secoli convivono italiani e sloveni, sin dal ricongiungimento all’Italia, in nome di un’italianità concepita nazionalisticamente come valore supremo, si opera sistematicamente un totale ribaltamento nella lettura della Storia. Tale aperto revisionismo consiste nel ridurre il fenomeno della Resistenza alle violenze avvenute in questo territorio nel quadro della dolorosa resa dei conti alla fine del secondo conflitto mondiale».

Il cimitero di Goriziaè una della tappe della memoria antifascista di Gorizia. Nello scatto la presidente della Sezione Anpi locale, Anna Di Gianantonio, storica

La lettera dell’Anpi Gorizia prosegue: «Tutto ciò che rappresentarono la guerra di Liberazione e la lotta partigiana viene ridotto ai “quaranta giorni di terrore” dell’amministrazione “titina” ai danni di cittadini colpevoli “solo perché italiani”, formula assai comoda, di cui ha fatto uso anche la Presidente del Consiglio alle recenti commemorazioni delle Fosse Ardeatine. Il Sindaco e i suoi sostenitori indicano quindi il 25 aprile solo come l’inizio di un’altra occupazione, non come il giorno che unisce Gorizia a tutto il nostro Paese nel ricordo della Liberazione. Tali prese di posizione hanno portato nel 2020 a proclamare il 12 giugno, ricorrenza della fine dell’amministrazione jugoslava, come la “vera” Liberazione di Gorizia. Noi vogliamo festeggiare il 25 aprile! Non possiamo accettare che si omettano e si nascondano tutte le atrocità commesse qui dal fascismo contro gli antifascisti in genere, la comunità slovena, sottoposta a una brutale snazionalizzazione, e quella ebraica, prima perseguitata dalle leggi razziali e poi totalmente cancellata con la deportazione e lo sterminio nei lager».

Gorizia, la tomba di Lojze Bratuž

Continua l’Anpi: «Numerosi sono gli esempi di vittime innocenti del fascismo, come il compositore e maestro di coro Lojze Bratuž, esponente della cultura cattolica slovena. Nel 1936 fu rapito e torturato da squadristi che lo obbligarono a ingerire olio motore esausto e schegge di vetro. Morì all’ospedale di Gorizia dopo un mese di atroci sofferenze. Di lui e di altri crimini di cui fu responsabile il regime fascista nelle nostre terre, le istituzioni locali non hanno mai proferito parola né di condanna né di commemorazione. Non si è voluto revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, mentre quella proposta per l’onorevole Liliana Segre è stata respinta perché “politicamente strumentalizzabile”».

Selva di Tarnova, il monumento che ricorda i 2.400 Caduti in quelle terre nella lotta di Liberazione

Non solo: «D’altra parte anche lo scorso 20 gennaio, nella ricorrenza della battaglia di Trnovo, i reduci e i simpatizzanti della Decima Mas sono stati accolti nel nostro Municipio con tanto di fascia tricolore, nell’atto di rendere omaggio agli impiegati comunali deportati nel maggio del 1945. Oltre al fatto che la battaglia di Trnovo e la deportazione non possono essere in alcun modo collegate, il Sindaco si giustifica asserendo che sarà sempre ben accetto “senza alcuna distinzione” chi intenda ricordare i deportati. Poco importa se la Decima Mas era una formazione collaborazionista dei nazisti, nota per la sua ferocia antipartigiana e antislovena: per Ziberna, da Presidente della Lega Nazionale di Gorizia, erano semplicemente “giovani che hanno imbracciato il fucile per un atto di amore verso la loro Patria”».

Il lapidario a Gorizia

In questo clima e con queste premesse «ci preme sottolinearLe quanto accadrà a breve, pochi giorni dopo il 25 aprile, presso il Parco della Rimembranza di Gorizia, dove troviamo un lapidario in memoria dei deportati in Jugoslavia. Quest’ultimo, in base a documentate ricerche storiche, riporta numerosi nomi e cifre inesatti da sempre ignorati da tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute. Invece di porre rimedio a tali inesattezze, il 7 maggio a opera della Lega Nazionale di Gorizia verrà inaugurato un ampliamento del lapidario con altri 101 nominativi difficili da verificare. Inoltre l’epigrafe proposta, “per mano di partigiani comunisti filo Jugoslavia”, è stata contestata dalla Soprintendenza alle Belle Arti in quanto messaggio non pacificatore».

Conclude la lettera dell’Anpi: «L’epigrafe denigra inoltre l’unità raggiunta da partigiani italiani e sloveni nella lotta comune contro il nazifascismo. Tale lettura esclude dalla Storia la componente antifascista e slovena della città, atteggiamento che proviene da lontano e che dal secondo dopoguerra percorre, in modo più o meno sotterraneo, tutta la vita politica, amministrativa e culturale di Gorizia, proseguendo anacronisticamente la politica della Guerra Fredda. Tutto questo ci sembra a dir poco inaccettabile pensando che, fra soli due anni, Gorizia e Nova Gorica saranno finalmente unite come Capitale della Cultura Europea 2025».

L’Anpi Gorizia ha finalmente una sede, il 29 aprile è stato inaugurato lo spazio della sezione, è al Kbcenter, la casa della Zveza slovenskih kulturnih drustev-Unione delle società culturali slovene

La missiva termina con i versi del poeta France Prešeren: «Žive naj vsi narodi, ki hrepene dočakat’ dan, da koder sonce hodi, prepir iz sveta bo pregnan, da rojak prost bo vsak, ne vrag, le sosed bo mejak!.“Vivano tutti i popoli che anelano al giorno in cui la discordia verrà sradicata dal mondo e in cui ogni nostro connazionale sarà libero, e in cui il vicino non un diavolo ma un amico sarà!». Questo vorremmo leggere su quella epigrafe.