C’erano i massimi rappresentanti delle Istituzioni della Repubblica insieme ai partigiani dell’ANPI e a tante personalità della politica, della cultura e della società civile. Una gremita Sala della Regina, a Montecitorio, ha celebrato il 15 settembre il centenario della nascita di Arrigo Boldrini, il comandante “Bulow”, Medaglia d’Oro al Valor Militare, padre costituente e parlamentare per quasi cinquant’anni.

IMG_9605 - small

Che fosse per tutti un’occasione da cogliere per riflettere sulla storia d’Italia e il suo presente lo si è capito subito, a partire dal lungo messaggio di saluto inviato dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella e letto da Carlo Smuraglia: “È stato un uomo di partito ma non è mai mancato in lui il senso di una responsabilità nazionale, di una fedeltà patriottica. Sin da quando, ancora molto giovane scelse la Resistenza e organizzò le brigate di cui divenne comandante”.

IMG_9531-small

La Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha ringraziato i partigiani, “i padroni di casa” perché senza di loro non esisterebbero democrazia e Parlamento. Poi, l’annuncio: “A giorni saranno desecretati e resi pubblici i fascicoli sui crimini nazifascisti compiuti durante l’occupazione nascosti per decenni nel cosiddetto Armadio della Vergogna”.

 

Le parole scelte dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, hanno posto l’accento soprattutto sul lavoro di Boldrini in Assemblea Costituente, richiamando la riforma della Carta fondamentale italiana in discussione a Palazzo Madama e nel Paese.

L’unicità della 28ª Brigata Garibaldi, l’abilità strategica e tattica del suo comandante, il rapporto con i contadini e la gente del territorio sono stati al centro dell’intervento di Alberto De Bernardi, Vicepresidente dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia.

A raccontare la stima, insolita, tributata a Bulow dagli Alleati, il suo impegno da Presidente dell’ANPI per sessant’anni e la dedizione assoluta ai valori della lotta di Liberazione che hanno ispirato ogni attività di Arrigo Boldrini è stato il Presidente Nazionale dell’ANPI, Carlo Smuraglia: “Solo due volte nella sua storia l’ANPI è entrata a gamba tesa nelle vicende politiche”, ha spiegato Smuraglia, “in occasione della legge truffa e nel 1960 quando promosse le manifestazioni popolari contro il Governo Tambroni, sostenuto dall’Msi”. Infine Smuraglia ha ricordato l’ultimo messaggio di Boldrini con l’invito ai partigiani a trasmettere ai giovani la memoria e il senso della stagione resistenziale.

IMG_9571-small

Attualità e storia intrecciate nella testimonianza/riflessione del Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano. Napolitano, 90 anni compiuti, ha voluto parlare in piedi, solenne nel rievocare l’amico e collega di partito, il ravennate “dal temperamento schietto”. Scegliendo di celebrarne la figura attraverso i più importanti studi sulla Resistenza, dalle opere di Claudio Pavone ai saggi di Norberto Bobbio, fino alle recenti pubblicazioni. Punto di partenza, una domanda: cosa spinse un giovane come Boldrini a gettarsi nella mischia dopo l’8 settembre? La risposta, ha concluso Napolitano, deve arrivare dai giovani di oggi per rendere così omaggio al debito di riconoscenza verso i partigiani.

Insomma, c’è una storia democratica che ancora ha molto da dire, una narrazione di libertà ancora da scoprire e approfondire.

 

Presidente_Sergio_MattarellaIl telegramma del Presidente Mattarella

«Arrigo Boldrini – comandante partigiano, deputato alla Costituente, a lungo parlamentare – ha contribuito, lungo tutta la sua vita, a costruire e radicare la democrazia nel nostro Paese. Per questo – ha scritto il Presidente della Repubblica nel suo messaggio – il centesimo anniversario della sua nascita è un’occasione propizia per riflettere sulla sua ricca personalità politica, e al tempo stesso sulla storia comune che è scaturita dalla lotta di Liberazione e che la Carta Costituzionale ha instradato su un percorso di libertà e di crescita sociale.

Boldrini è stato con coerenza uomo di partito ma non è mai mancato in lui il senso di una responsabilità nazionale, di una fedeltà patriottica. Sin da quando, ancora molto giovane, scelse la Resistenza e organizzò le brigate di cui divenne comandante. Per il suo coraggio e la capacità di guida, le autorità alleate gli conferirono nella Piazza di Ravenna appena liberata la Medaglia d’Oro al Valor Militare. E proprio la valenza unitaria di questo riconoscimento solenne divenne per lui una guida nell’impegno pubblico, a partire dall’Associazione Nazionale Partigiani di cui è stato Presidente dalla fondazione fino a quando le forze lo hanno sorretto.

Dare continuità ai valori e agli ideali della Liberazione è stato il centro dell’azione politica di Boldrini e dell’ANPI, e anche della missione educativa e culturale volta a coinvolgere le nuove generazioni. La responsabilità nazionale comporta il riconoscimento e il primato del bene comune, e questo Boldrini lo ha dimostrato nella costante difesa delle istituzioni democratiche e nella fermezza con cui ha combattuto il terrorismo e l’eversione.

Ricordo di avere ascoltato, ai funerali di Benigno Zaccagnini, il comandante Bulow dire che nei mosaici di Ravenna da quel momento in poi ci sarebbe stata una tessera di nome Benigno e che “nei momenti di sconforto e di amarezza”, passeggiando “assieme ai giovani”, sarebbe andato a riscoprire “quella tessera fra i colori delle antiche basiliche per essere fedeli a una scelta di vita”. Ora c’è anche una tessera con il suo nome e chi la vedrà ricorderà il suo testamento politico: “abbiamo combattuto per la libertà di tutti”».