Salvatore Morelli, il deputato che nell’800 si batteva per i diritti delle donne

“Abolizione della schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordando alla donna i diritti civili e politici”. Era il titolo della proposta di legge proposta da un deputato progressista eletto nel collegio di Sessa Aurunca (Caserta). Ma chi era questo distinto e barbuto signore di 43 anni che ebbe l’ardire di farsi promotore dell’uguaglianza tra uomini e donne in tempi in cui la questione era pura fantascienza? Siamo nel 1867. I suoi colleghi deputati erano increduli, scandalizzati. Salvatore Morelli, (così si chiamava l’avvocato, scrittore, giornalista, ex consigliere comunale eletto a Napoli) fu definito “visionario” e “pazzo” e sommerso da fischi, urla e sberleffi.

Morelli per le sue idee, avanti di un secolo, era deriso dalla stampa dell’epoca

Immaginiamo i sogghigni e le grasse risate in aula per le dichiarazioni di quel deputato venuto dal profondo Sud (Carovigno, in provincia di Brindisi). Spesso in aula il presidente gli toglieva la parola. Ma lui non si scomponeva. Aveva messo nel conto quella ilarità generale. Non temeva di essere ridicolizzato, deriso, anche quando i giornali satirici pubblicarono vignette con il suo volto barbuto e in abiti da donna con merletti e balze. Del resto era talmente convinto dalle idee progressiste, che anni prima (1861) aveva pubblicato uno scritto: “La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale” in cui, tra l’altro, scriveva: “Quel primato che apparentemente l’uomo esercita sulla donna è un’usurpazione della forza sul diritto, è un grossolano controsenso, che ripugna alla logica indagatrice del vero. I due sessi costituiti nella identità d’una medesima natura, si assimilano, si uguagliano in ciò che determina in essi la umana personalità”.

E ancora: “La donna si deve far libera con la scienza, si deve rinsignorire delle facoltà, che le vennero usurpate”. Fu rieletto per quattro legislature e restò in carica sino al 1880. Presentò altre proposte di legge sul diritto di famiglia. Un secolo prima che il Parlamento italiano approvasse una sua modifica significativa. Pensate un po’: osò proporre pari diritti tra marito e moglie, il riconoscimento dei figli illegittimi, l’abolizione delle case di tolleranza (affinché lo Stato non potesse lucrare dalla degradazione della donna). Idem per l’introduzione del matrimonio civile e persino, udite udite, il divorzio. “I legislatori sono nell’obbligo, osservava, di regolarne diversamente i diritti ed i doveri nel rapporto con l’uomo”. E aggiungeva che, quando vi è incompatibilità di esistenza, allora sorge la “necessità logica del divorzio”. Tanto era il suo rispetto per le donne che nella sua proposta c’era anche il doppio cognome per i figli, quello del padre e quello della madre. Ovviamente chiedeva a gran voce il voto alle donne.

Il busto di Salvatore Morelli a Montecitorio

La maggior parte delle sue proposte di legge venne cestinata, perché tutte considerate folli. Di certo erano rivoluzionarie. Ma tanta fu la sua pervicacia che qualche vittoria se la portò a casa, come, per esempio, permettere alle adolescenti di frequentare almeno i primi due anni del ginnasio in tempi in cui l’istruzione veniva riservata in Italia solo ai maschi. Alla sua testardaggine si deve l’approvazione nel 1877 della legge sulla capacità giuridica delle donne italiane che prevedeva un solo articolo, l’abrogazione delle norme che escludevano le donne dall’intervenire come testimoni negli atti pubblici e privati. Un piccolo ma grande passo avanti per l’epoca. Ma Morelli era un progressista a tutto campo. Si batté per la limitazione delle spese per gli armamenti (battaglia che continua ancora oggi con troppe guerre in corso), al fine di destinare i relativi fondi alle scuole, agli enti di assistenza ed ai servizi sociali. Si batté contro la pena di morte. La sua battaglia era per la giustizia sociale e civile.

Un’altra vignetta satirica del tempo contro Morelli “il visionario”

Aveva tanti, troppi nemici, soprattutto nella monarchia e nel papato, ma anche qualche fan di rilievo come Mazzini, Garibaldi e Victor Hugo, che scrisse, sostenendolo, “La donna, essendo innanzi alla legge persona civile, ha diritto d’essere persona politica. Poiché noi le imponiamo doveri, dobbiamo riconoscerne i diritti”.

Un’altra delle tante vignetta satiriche contro Morelli

Insomma, le donne di ieri e di oggi devono molto a questo illuminato signore, che dedicò la vita alla lotta per la democrazia e la parità di genere. Una vita di coraggio e di generosità estrema. Una vita piena di uomo libero.

Nacque a Carovigno, in provincia di Brindisi, il primo maggio del 1824 da Aurora Brandi e Casimiro Morelli. Laureato in Giurisprudenza all’Ateneo di Napoli e terminati gli studi, tornò nel suo paese. Nel 1848, quando Ferdinando II di Borbone venne meno alla Costituzione giurata, Morelli, deluso, diede fuoco sulla piazza di Carovigno, alla sua immagine pronunciando un comizio. Fu arrestato e condannato ad anni di relegazione nel bagno penale di Ponza. Finita la prigionia, fu trasferito a Ventotene e anche qui fu arrestato per aver elogiato Carlo Pisacane. Per aver salvato alcuni bambini dall’annegamento, ricevette la grazia, ma la rifiutò per cederla a un altro detenuto, padre di famiglia. Anche lì si diede da fare redigendo atti di difesa a sostegno dei compagni di prigionia, oltre a tenere lezioni ai bambini dell’isola.

Una delle proposte di di legge proposte e cestinate del deputato Morelli

Dieci anni dopo era sorvegliato speciale, a Lecce. Un benefattore, Nicola Caputo, vescovo anche lui perseguitato dai Borbone, lo aiutò e gli fece affidare l’educazione dei figli di Pasquale Greco, un farmacista dalle idee risorgimentali. Nel 1860 fu di nuovo imprigionato per alcuni mesi per aver rifiutato un incontro con Francesco II. Tornò definitivamente libero con l’Unità d’Italia e diventò amministratore dell’Orfanotrofio di San Ferdinando, trasformato poi Ospizio Garibaldi. Fondò un giornale di denuncia ispirazione mazziniana, scrisse libri per i diritti delle donne. Nel 1863 tornò a Napoli e fondo il giornale “Il libero pensiero”. Lì fu eletto deputato con tutte le battaglie progressiste che ne seguirono. Ma fare politica non arricchiva all’epoca. Nessuna indennità parlamentare.

Un ritratto di Salvatore Morelli

Morì il 22 ottobre del 1880 in una pensioncina di Pozzuoli in totale povertà e da solo. Aveva avuto un amore grande al quale, per lealtà verso un amico, aveva rinunciato e non aveva mai voluto sposarsi e mettere su famiglia per non togliere tempo al suo impegno. Aveva 56 anni.

Un eroe, un uomo giusto tra i giusti, un uomo libero che veniva dal Sud, un uomo che ha lasciato traccia di sé per una visione di giustizia sociale e civile all’epoca accolta con emarginazione e scherno. Un uomo, intrepido e testardo, al quale va riconosciuta la bellezza della sua opera. Lo fece tardivamente la Camera, nel 2017, facendogli onore con un suo busto nella stanza degli italiani che hanno fatto a storia, con una cerimonia alla presenza di Laura Boldrini. Non basta perché, se in giro si parla di Salvatore Morelli, la risposta è quasi sempre “Chi era costui?”.

A una delle iniziative promosse dai concittadini di Salvatore Morelli

Da anni esiste un comitato nella sua città natale, il Comitato Civico Cittadino di Volontariato “S. Morelli” di Carovigno, che organizza convegni e che chiede a gran voce un monumento in suo onore nella cittadina. Promotori Primarosa Saponaro e Vito Ugenti che, per il bicentenario dalla sua nascita (primo maggio 1824 – primo maggio 2024) ha in mente un programma di iniziative.

Un’altra iniziativa in Puglia per scoprire il deputato Morelli, dimenticato

“Di lui le emancipatrici americane scrissero commosse: È morto il più grande difensore dei diritti delle donne nel mondo”. Dicono dal Comitato. Abbiamo ripercorso una storia dimenticata che fa onore al nostro Paese.

Pochi forse sanno che, in Europa, i primi a proporre leggi sulla dignità della donna sono stati gli italiani e, in particolare, il deputato e patriota Salvatore Morelli. Il suo libro venne tradotto in francese a Bruxelles e in inglese a Londra”. Lo ricorderanno l’8 marzo, giornata internazionale della donna. Per la mattinata del Primo Maggio 2024, nel Salone del Castello di Carovigno si terrà un grande evento di Memoria”. Perché un uomo così merita di essere conosciuto e merita la nostra memoria e non solo in Italia.

Tea Sisto, presidente sezione Anpi Brindisi, componente del Coordinamento nazionale donne Anpi