Sabato 9 maggio 2018 si è svolta a Milano, al Cimitero Maggiore, la tradizionale manifestazione al Campo sovietico, nella ricorrenza del settantatreesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale in Europa, della sconfitta del nazifascismo da parte della coalizione antifascista e della Resistenza europea.
L’8 maggio 1945 a Berlino venne firmato l’atto di capitolazione incondizionata della Germania.
La guerra in Europa era terminata. Le potenze della coalizione antifascista avevano vinto la lunga e sanguinosa guerra e posto fine alla barbarie nazifascista.
I popoli sovietici che avevano sopportato la maggior parte del peso della guerra e avevano avuto le perdite maggiori, salutarono trionfalmente questo storico evento.
All’alba del 22 Giugno 1941 la Germania nazista attacca a tradimento l’Unione Sovietica. Lo scopo dei nazisti è non soltanto quello di imporre il dominio dell’imperialismo tedesco su milioni di cittadini sovietici, ma di mettere tutta l’umanità al servizio dei conquistatori tedeschi. Il governo fascista, deciso a non essere da meno dell’alleato nazista, inviò il Corpo di spedizione italiano in Russia, seguito nel luglio del 1942 dall’Armir che subì pesantissime perdite.
La tragedia vissuta dai soldati italiani rappresenta una delle più gravi responsabilità del fascismo di fronte al popolo italiano e contribuì a rendere sempre più vivi e forti il risentimento e l’ostilità degli italiani verso il fascismo. Non pochi furono coloro che, segnati da quella tragica esperienza, militarono, dopo il loro ritorno in Italia, nelle formazioni partigiane non solo per combattere tedeschi e fascisti, ma per rinnovare e rigenerare profondamente il Paese sul piano sociale e morale; ed il frutto più consistente di questo loro impegno è rappresentato dalla Costituzione repubblicana
Mano a mano che occupavano nuovi territori i tedeschi introducevano l’“ordine nuovo” nazista che significava l’eliminazione fisica dei cittadini sovietici, la concessione dello “spazio vitale” ai soli tedeschi, lo sterminio sistematico di resistenti, ebrei, militari, tradotti nei lager nazisti disseminati nell’Europa occupata dalle armate del Terzo Reich. Nonostante il regime di terrore scatenato nelle zone occupate, con rastrellamenti, perquisizioni, fucilazioni, deportazioni, i nazifascisti fallirono nel loro obiettivo di stroncare la resistenza della popolazione. La Resistenza prendeva sempre più vigore e costituì, con il lavoro di milioni di cittadini nelle retrovie, il fattore determinante della disfatta degli invasori. Nel 1943 la Resistenza raggiunse il suo apice, abbracciando quasi tutto il territorio occupato e sboccando in un grande movimento partigiano popolare. Gli invasori furono sconfitti nella storica battaglia di Stalingrado in cui si decise non soltanto il destino del popolo sovietico, ma dell’intera umanità. Nel 1944 l’Unione Sovietica entrò nel periodo conclusivo della guerra e sviluppò le grandi operazioni offensive per la definitiva liberazione del paese dai nazifascisti. Il 27 gennaio 1944 segna la fine dell’assedio di Leningrado, ora San Pietroburgo, protrattosi per 900 lunghissimi giorni segnati dalla morte per fame e fatiche di decine di migliaia di donne, di bambini e di anziani. Fra il gennaio e il febbraio del 1945 l’esercito sovietico avanza di ben 400 chilometri, dalla Vistola all’Oder. Superato l’Oder occupa Vienna e inizia la battaglia di Berlino che si concluderà il 2 maggio 1945.
Abbiamo celebrato il 25 aprile scorso, con una grande e unitaria manifestazione nazionale svoltasi a Milano, il settantatreesimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e il ripristino delle libertà democratiche che hanno trovato la loro più completa espressione nella Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.
Un particolare sentimento di gratitudine vogliamo esprimere a tutto il popolo russo non solo per il ruolo determinante nella sconfitta del nazifascismo, ma per il contributo delle migliaia di soldati provenienti dalle parti più remote dell’Unione Sovietica che, catturati dai tedeschi e tradotti in Italia, riuscirono a fuggire, unitamente a numerosissimi militari inglesi e americani, dopo l’8 Settembre 1943, dai campi di prigionia fascisti, si unirono e combatterono nelle formazioni partigiane. Ne è testimonianza il monumento milanese dedicato ai partigiani sovietici caduti in Italia, combattendo nelle fila del Corpo Volontari della Libertà. che nasce dalla Lotta di Liberazione, vero faro della democrazia italiana.
Sono passati settant’anni dalla sconfitta del nazifascismo, ma l’Europa sta attraversando un momento delicatissimo della sua storia, caratterizzato da una gravissima crisi non solo economica.
Assistiamo al manifestarsi di pericolosi focolai di guerra in varie parti del mondo e nel cuore stesso del vecchio continente, al preoccupante rifiorire di ideologie e formazioni neonaziste e neofasciste che minacciano proprio quei valori della pace, dell’antifascismo, della solidarietà che hanno animato la Resistenza europea che fu guerra alla guerra per un mondo finalmente restituito alla pace. La pace è il bene più prezioso donatoci dalla Resistenza e mai come oggi è in serio pericolo.
La sua straordinaria importanza è solennemente ribadita nell’articolo 11 della Costituzione repubblicana: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Sta a noi contrastare il pericoloso ripresentarsi di ideologie neofasciste e neonaziste sconfitte settant’anni fa in Europa. Questi gravissimi fenomeni rifioriscono nel nostro continente e sono diffusi anche in Italia.
Dobbiamo richiamare la memoria delle tragedie provocate dal nazifascismo nel secolo scorso e rilanciare i valori dell’antifascismo, della solidarietà, della pace, della giustizia sociale per i quali i Resistenti europei hanno sacrificato, in modo disinteressato, senza nulla chiedere in cambio, la propria giovane vita.
«La Resistenza – diceva Giovanni Battista Stucchi, autorevole esponente del Corpo Volontari della Libertà – ha una dote, quella di non invecchiare: perché c’è sempre qualcosa contro cui resistere, le ingiustizie, le discriminazioni, i servilismi». È questo l’impegnativo compito che spetta a tutti noi, per essere noi vivi, degni di chi ha sacrificato la propria giovane vita per la Libertà.
Roberto Cenati, Presidente Comitato provinciale Anpi Milano
Pubblicato venerdì 18 Maggio 2018
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