Il 29 gennaio 1944, 80 anni fa, lo andarono a prendere a casa i fascisti, su delazione, a Roma, dove il professore si era trasferito da Terlizzi, Bari, Puglia. Amato e stimato dagli studenti del liceo scientifico “Cavour” per la preparazione, la competenza, una serietà e un rigore morale che forse nel nostro tempo sorprenderebbero in un giovane di trentasei anni. Tanto capace e generoso da essere diventato vice commissario di Divisione delle formazioni della Resistenza capitolina.
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Era lunga la sua visione, con quei grandi intensi occhi che guardavano al futuro, nella città occupata si era fatto promotore del CLN. Proprio in quei giorni i Comitati di liberazione nazionale locali si stavano riunendo nella Bari già libera e cominciavano a costruire l’Italia del domani. Non la vedrà mai, Gesmundo.
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Lo portarono a via Tasso, dove trascorse giorni e giorni nella cella numero 13. Torturato non parlò. Ma a gridare dopo ottant’anni democrazia, giustizia, solidarietà, cioè i valori della Costituzione, è ancora la sua camicia insanguinata, una reliquia, esposta nei locali dell’allora comando tedesco, oggi museo.
In quel palazzo trasformato in prigione e luogo di sevizie incontrerà il compaesano Don Pietro Pappagallo, pure lui a Roma impegnato nella lotta di Liberazione, arrestato quello 29 gennaio appena un’ora prima, reo aver soccorso ebrei, soldati sbandati e militari alleati in fuga, aiutandoli a nascondersi. Moriranno entrambi assassinati alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Il professore, MdO al Valor Militare, riposa nel sacello n. 20 e don Pietro Pappagallo, MdO al Valor Civile, nel sacello 116.
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A celebrare la triste ricorrenza del doppio arresto, nella capitale è arrivato il sindaco di Terlizzi con un rappresentante del Consiglio comunale e alcuni studenti terlizzesi, e con storici, tra cui Davide Conti, studenti e docenti capitolini, l’Anpi provinciale di Roma, le sezioni del I e del VII Municipio, esponenti istituzionali, hanno intrapreso un solenne pellegrinaggio della memoria, deponendo una corona in via Licia, dove abitava il Professor Gesmundo e dove lo ricorda una pietra d’inciampo, e una in via Urbana, residenza di Don Pappagallo, e in via Tasso.
Un omaggio e insieme un ringraziamento a due esempi di coerenza che oggi in loro nome dovrebbe invitare chiunque, maggiormente chi è al governo in loro nome o ricopre alti incarichi istituzionali, a dichiararsi antifascista.
Pubblicato lunedì 29 Gennaio 2024
Stampato il 27/07/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/in-memoria-dellarresto-del-prof-gesmundo-linsegnante-di-liberta-assassinato-alle-fosse-ardeatine/