Di questo passo, tutto può diventare lecito, perché in un caso si tratta di tifosi impegnati nel seguire uno “sport”, e nell’altro di un corteo di persone “commosse”; e in tutto questo non si ravviserebbe alcun pericolo, né tanto meno gli estremi delle condotte ipotizzate dalle leggi, più volte ricordate, che recano il nome rispettivamente di Scelba e Mancino. Dietro tali decisioni c’è un palese limite culturale-politico, nel senso che chi ha deciso in questo modo non si è reso conto di essere magistrato di un Paese che ha una Costituzione rigorosamente e totalmente antifascista, non solo nella XII disposizione finale ma in tutti i suoi articoli, come ripetutamente riconosciuto da altre sentenze e dalla stessa Corte di Cassazione.
Forse sarebbe il caso che la Scuola Superiore della Magistratura, tra i suoi corsi di formazione, ne inserisse qualcuno che sul piano storico-politico fornisse strumenti culturali più ampi di quelli di cui sembrano disporre alcuni magistrati. In particolare portassero a conoscenza, dei giovani e meno giovani magistrati, le decisioni della Corte di Cassazione, assai più rigorose nella interpretazione e applicazione delle due leggi richiamate, esprimendo la volontà dello Stato di reprimere manifestazioni che in qualunque modo riconducano ed esaltino un passato che non deve tornare.
Carlo Smuraglia, Presidente dell’ANPI nazionale, da ANPInews n. 234 – 14/21 febbraio 2017
Pubblicato venerdì 17 Febbraio 2017
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