Roma, l’incontro con Mariela Castro nei locali della Fondazione Valdese

La figlia dell’ex presidente Raul e nipote del “Líder máximo”, parlamentare dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare e rappresentante del Centro Nazionale di Educazione Sessuale di Cuba (Cenesex), è stata in Italia per un ciclo di conferenze sul nuovo Codice di libertà approvato nell’isola caraibica.

Nell’incontro che si è svolto a Roma ha raccontato cosa significa vivere in un Paese dove con la democrazia il popolo è riuscito a tutelare i diritti di tutti. Cuba infatti oggi può vantare di avere il “codice di libertà per le famiglie” approvato con un referendum popolare lo scorso 25 settembre con il 66,87 per cento di voti favorevoli dopo più di 70.000 incontri in tutto il Paese.

Il nuovo codice legalizza il matrimonio egualitario tra persone dello stesso sesso, l’adozione da parte delle coppie gay, la maternità surrogata come gestazione solidale e una serie di misure per contrastare la violenza sulle donne e proteggere i minori.

Il Codice di famiglia, che sostituisce quello in vigore dal 1975, contempla anche il divieto del matrimonio infantile e l’abolizione della patria podestà a favore di una responsabilità dei genitori che rispetti la personalità dei figli, un ulteriore passo avanti nel percorso di emancipazione aperto dalla rivoluzione in un Paese a forte tradizione patriarcale e machista. Ad aprire l’evento nella Facoltà Valdese di Roma, il presidente della Anaic, Marco Papacci che ha presentato Natascia Maesi, presidente nazionale Arci Gay, la cittadina cubana Baneza Tamayo Peña dell’associazione Amici Italia-Cuba e la parlamentare Mariela Castro.

Per Mariela il nuovo codice è stata un’esperienza collettiva, “un disegno di politica intorno alla politica”: «Il popolo ha scritto questo cambiamento costituzionale, è stato un progetto di giustizia ed equità sociale, di capacità di sviluppare una democrazia più sofisticata, una democrazia socialista con un criterio per rendere effettivi i diritti che sono risultati dal consenso popolare. La popolazione doveva avere piena coscienza di ciò che era contenuto nel Codice, ciò reso possibile grazie alla partecipazione alla consulta popolare, che è stata fondamentale perché ha aiutato a costruire questo processo attraverso la proposta di idee da parte di tutto il popolo».

Grazie al nuovo codice è stata abbandonata l’idea patriarcale della famiglia ancora molto radicata anche in Italia. Inoltre ha ricordato Mariela che il Parlamento cubano è il secondo al mondo per la presenza di donne. Un salto in avanti per il Paese del Centroamerica che dopo le parole della Castro mostra l’arretratezza culturale dell’Italia, dove si lotta non per difendere i diritti degli altri ma per toglierli.

«Il nuovo codice ha istituito valori di incisività e l’uguaglianza di genere tra uomo e donna – ha spiegato la Castro – ed è stata abbandonata l’idea patriarcale della famiglia, riconosce il matrimonio tra persone stesso genere; rende più semplice l’adozione di un bambino per quelle coppie che non possono averne; è stata introdotta la custodia condivisa dei figli. In particolare l’articolo 4 riconosce il “diritto delle donne di decidere sul proprio corpo”, quindi decidere se avere figli o non averne. Si parla anche di temi che fanno riferimento alla cura degli anziani, di persone con disabilità e del lavoro domestico, viene riconosciuta la figura della badante e della donna lavoratrice».

Per Mariela Castro realizzare un nuovo codice è stata una scelta fondamentale: «Avevamo bisogno di fare questa legge, non fare niente voleva dire ignorare la realtà di queste persone e riprodurre i meccanismi culturalmente errati di discriminazione. Non occuparsi del mondo Lgbt è un modo di fare politica».

Linda Di Benedetto