All’Università di Losanna fino al 21 settembre 2025 è possibile visitare una interessante mostra dal titolo “Docteur Mussolini. Un passé sensible”. Di cosa si tratta? Della necessità di fare i conti con una storia che non fa certo onore all’ateneo della cittadina svizzera: l’attribuzione del dottorato honoris causa in Scienze sociali e politiche a Benito Mussolini nel 1937.

La laurea honoris causa conferita a Mussolini nel 1937

Nell’aprile del ’37 infatti il rettore dell’Università di Losanna Emile Golay, insieme al professor Pasquale Boninsegni, si era recato personalmente a Roma a consegnare a Benito Mussolini la laurea honoris causa. Nel diploma Mussolini è definito “ex studente alla facoltà di Giurisprudenza”, nella realtà durante la sua permanenza in Svizzera tra il 1902 e il 1904 (dove era scappato in quanto renitente alla leva militare, senza dimenticare che poi diventerà un fervente interventista) aveva frequentato giusto qualche lezione all’Università di Losanna, ma non risulta vi sia mai stato immatricolato. Aveva però già intrecciato rapporti di amicizia con Boninsegni, che sarà il maggior fautore dell’attribuzione del dottorato e che nel ’39 verrà nominato senatore del Regno dal duce.

1903,la foto segnaletica di Mussolini

Le motivazioni per l’attribuzione di questo dottorato non sono dunque certo legate ai suoi studi ma alla sua attività politica e sociale in Italia, come esplicitato nello stesso diploma: “per aver concepito e realizzato nella sua patria un’organizzazione sociale che ha arricchito la scienza sociologica e che lascerà una traccia profonda nella storia”.

La motivazione

Ma vale la pena leggere integralmente la lettera di accompagnamento all’attribuzione del titolo, la cui traduzione è la seguente:

L’UNIVERSITÀ DI LOSANNA
AL SUO EX STUDENTE BENITO MUSSOLINI
ECCELLENZA

Il compito che incombe su di voi come Capo del governo di una delle più grandi potenze dell’epoca attuale vi impone responsabilità schiaccianti; nonostante ciò, avete voluto, sin da quando frequentavate il nostro Istituto, conservare nei confronti della nostra Alta Scuola sentimenti di amicizia sincera e di fedele simpatia, di cui avvertiamo tutto l’onore e il valore.
Di questi sentimenti avete dato, in diverse occasioni, testimonianze alle quali siamo stati estremamente sensibili.
L’Università di Losanna, come sapete, è profondamente legata alle istituzioni liberali e democratiche repubblicane che regolano il nostro Paese; ma, nei limiti delle sue risorse scientifiche, si sforza di studiare e comprendere il movimento delle idee e dei fatti che si verificano al di fuori della Svizzera.
A questo scopo ha istituito, tra le altre, una Scuola di Scienze Sociali e Politiche, di cui il vostro illustre compatriota Vilfredo Pareto è stato uno dei più convinti promotori e alla quale ha conferito una reputazione mondiale. Questa Scuola, nella quale avete seguito i corsi fin dai suoi esordi, ha prestato grande attenzione all’opera di rinnovamento sociale, grazie alla quale, eliminando la lotta degli interessi di partito, avete restituito al popolo italiano il sentimento vitale della sua coesione spirituale, economica e sociale. Un’opera di tale portata non può essere oggettivamente caratterizzata e apprezzata in poche righe; ciò che è certo è che essa rappresenta uno degli sforzi più tipici per superare la crisi morale ed economica da cui attualmente ogni nazione soffre; lascerà una profonda traccia nella storia.
In quanto creatore e realizzatore di una concezione sociologica originale, avete dato lustro all’Università di Losanna; per questo essa desidera rendere omaggio allo splendore che avete proiettato su di essa. A tal fine, ha l’onore di conferirvi, su proposta della sua Scuola di Scienze Sociali e Politiche, la più alta distinzione di cui dispone: il DOTTORATO HONORIS CAUSA; ed è il vostro maestro, il signor Pasquale Boninsegni, illustre direttore di questa Scuola e unico dei vostri antichi professori ancora in attività, ad avere la gioia di consegnarvi questo titolo onorifico.

Losanna, nel mese di gennaio 1937
A nome dell’Università
Il Cancelliere – Il Rettore

(Archivio fotografico Anpi nazionale)

L’abolizione dei partiti e della libertà di opinione – ovvero l’instaurazione della dittatura – è esplicitamente menzionata come motivazione. Se un’università che si dichiara “legata alle istituzioni liberali e democratiche repubblicane” ha potuto prendere una decisione del genere, gli interrogativi da porsi sono molti.

La mostra in corso cerca di rispondervi, rivisitando un passato scomodo quando una buona parte della società svizzera provava simpatia nei confronti del fascismo, soprattutto in chiave anticomunista e antisindacale, e nello stesso tempo vuole invitare a riflettere sul presente. Non è stato facile però arrivare a questo risultato.

La reazione della società civile svizzera antifascista soprattutto di origine italiana

Il medico e docente Jean Wintsch (Odessa, 19 gennaio 1880 – Losanna il 27 aprile 1943) è stata una delle figure emblematiche del movimento libertario svizzero all’inizio del XX secolo

Nel 1937 all’interno della comunità accademica un solo docente, Jean Wintisch, si era opposto alla proposta del dottorato, nonostante fin dall’inizio la decisione avesse sollevato molti interrogativi in parte dell’opinione pubblica svizzera con lettere di protesta.

Nel 1976 lo storico autodidatta e giornalista svizzero di origine italiana Claude Cantini si è visto rifiutare dall’allora rettore dell’Università Dominique Rivier l’accesso ai documenti dell’epoca riguardanti il dottorato a Mussolini.

In seguito a partire dal 1987, di fronte alla crescente incomprensione dell’opinione pubblica circa le ragioni che avevano portato all’onorare un dittatore, l’Università ha avviato un lavoro storico, ma pubblicando solo alcuni dei documenti del fascicolo.

In piazza con Anpi Ginevra

Interrogata nuovamente, la direzione dell’Università nel 2020 incarica il Centro interdisciplinare per la ricerca in etica di fornire gli strumenti necessari per riconsiderare la propria posizione in merito all’assegnazione del dottorato a Mussolini e decide di intraprendere una politica di memoria attiva e di approfondimento storico.

Nello stesso tempo si muovono anche associazioni antifasciste di origine italiana presenti nella Confederazione elvetica: le Colonie Libere Italiane in Svizzera, il Comitato XXV Aprile di Zurigo e l’ANPI di Ginevra nel 2023 promuovono una petizione al Gran Consiglio (il Parlamento cantonale) del Canton Vaud, accompagnata da 1.200 firme, che chiede all’Università di ritirare il titolo a Mussolini e rendere omaggio al Professor Jean Wintsch.

Ed è così che si è arrivati a un’esplicita condanna da parte della direzione dell’Università dell’attribuzione nel 1937 del titolo di dottore al dittatore italiano e al riconoscimento che “l’Università di Losanna ha fallito nella sua missione e nei suoi valori accademici basati sul rispetto dell’individuo e sulla libertà di pensiero”. Non però alla revoca del titolo, poiché – afferma il Rettorato – la legislazione dell’Università non prevede questa possibilità e anche per mantenere viva l’attenzione su quanto accaduto e sulle responsabilità delle istituzioni. Motivazioni – soprattutto la seconda – che non trovano d’accordo le associazioni antifasciste: una cosa non andrebbe a escludere l’altra!

La mostra

Un pannello della mostra

Per quanto riguarda il recupero della memoria, l’approfondimento storico e la riflessione sociopolitica ci si può considerare invece piuttosto soddisfatti. Nel novembre 2024 si è tenuto presso l’Università il convegno “Presenze fasciste in Svizzera”, contestualmente all’inaugurazione dell’esposizione, per la quale è stato richiesto anche il contributo dell’associazionismo antifascista italiano. I punti di vista dell’ANPI di Ginevra e della Colonia Libera di Losanna sono esposti subito all’inizio della mostra in due video, accanto alle posizioni dei rappresentanti ufficiali dell’Università.

Clicca qui per sottoscrivere la petizione

Tutti i documenti sono ora accessibili, anche in rete, insieme a bibliografie e link utili per chi voglia approfondire. Sono organizzate visite alla mostra guidate da studenti di storia in quattro lingue e numerosi eventi paralleli, quali dibattiti, proiezioni di film, giochi didattici, visite ai luoghi legati al fascismo e all’antifascismo nella città.

Il 22 maggio 2025 si terrà una tavola rotonda dal titolo “Antifascismo in azione: il contributo dell’emigrazione italiana in Svizzera” a cui interverranno anche rappresentanti delle associazioni che hanno promosso la petizione. E le iniziative non si fermeranno qui. Intanto da aprile 2025 la sezione Anpi Ginevra ha lanciato una campagna online che è possibile sottoscrivere a questo indirizzo: https://act.campax.org/petitions/e-tempo-di-commemorare-jean-wintsch-l-unico-a-dire-no-al-dottorato-h-c-a-mussolini

Pannelli della mostra

Oltre a illustrare il contesto storico, il processo che ha portato all’attribuzione del dottorato e le successive reazioni, punto forte della mostra è l’invito a riflettere sull’attualità e sul significato di fascismo e antifascismo. Per questo troviamo pannelli che mostrano come simboli e slogan fascisti siano utilizzati oggi o studi sociologici che insegnano come ciò che in un primo tempo non è considerato accettabile da una società se modificato poco a poco può diventare ammissibile o addirittura popolare.

Altri pannelli

Infine nell’ultima parte del percorso viene tematizzato il problema di cosa fare di fronte ai conflitti di memoria e come fare i conti con il proprio passato, evocando anche altre tracce tutt’oggi visibili che si legano a momenti discutibili della storia della Svizzera.

Alessandra Minisci, Colonia Libera Italiana di Basilea