Aung San Suu Kyi

La leader birmana Aung Suu Kyi, 77 anni compiuti a giugno scorso, premio Nobel per la pace nel 1991, è stata condannata a «sei anni di reclusione per quattro accuse di corruzione», ha reso noto ieri una fonte che ha voluto mantenere l’anonimato.

Con il golpe militare del febbraio 2021 era stata arrestata e incarcerata in isolamento nella capitale Naypyidaw. Il processo apertosi oltre un anno fa è a porte chiuse e nessuno dei legali difensori può parlare con la stampa o con le organizzazioni internazionali. La nuova sentenza porta a un totale di 11 anni di carcere. Intanto l’inviata speciale delle Nazioni Unite per il Myanmar, Noeleen Heyzer, è partita oggi 16 agosto per la sua prima visita nel Paese da quando è stata nominata lo scorso ottobre. Dalle Nazioni unite però nessun commento dopo la nuova condanna. A esprimere biasimo invece è stata la Ue con l’Alto rappresentante della Politica estera, Josep Borrell, attraverso un tweet.: «Condanno l’ingiusta sentenza inflitta ad Aung San Suu Kyi di ulteriori 6 anni di detenzione, e mi rivolgo al regime in Myanmar perché rilasci immediatamente e incondizionatamente lei e anche tutti i prigionieri politici e rispetti il volere del popolo».

Albertina Soliani con Aung San Suu Kyi in uno scatto di qualche anno fa  (ecodiparma.it/)

Dalla società civile si è alzata la voce dell’Istituto Cervi con la presidente Albertina Soliani: «Il 15 agosto a Naypyidaw il Tribunale Militare ha condannato Aung San Suu Kyi ad altri 6 anni di carcere con accuse di corruzione. Si aggiungono a precedenti condanne per un totale di 11 anni.

Questo è il suo calvario oggi, insieme al suo popolo aggredito, bombardato, arrestato, torturato, condannato a morte. Lei è in stretto isolamento nel carcere di Naypyidaw. Il processo si svolge a porte chiuse, ai suoi avvocati è proibito parlare. Anche il processo del Tribunale Militare è parte della strategia della giunta militare che ha preso il potere in Myanmar e tiene prigioniero un popolo intero.

È accaduto nel giorno festa dell’Assunta nel mondo cristiano, il giorno del Magnificat. Aung San Suu Kyi lo conosce: “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”. Saranno rovesciati, i potenti.

Lo scorso anno il popolo birmano è subito sceso in piazza, e per più giorni, affrontando l’esercito dopo il golpe

La vita di Aung San Suu Kyi e del suo popolo è nel cuore dell’umanità: essi camminano verso il futuro. Chi cammina con loro?

Ciascuno di noi, ciascuna di noi, parli per loro. Per la loro libertà. Parliamo per loro, oggi.

La nostra voce li raggiunge, parliamo per loro».