L’immagine è stata realizzata con l’aiuto dell’IA (chat gbt)

Sul Regolamento ASAP (Act to Support Ammunition Production) proposto in marzo dalla Commissione, approvato il 1° giugno dal Parlamento Europeo e ora, con il Consiglio europeo, oggetto di negoziato tra le tre istituzioni UE, in vista a luglio di un testo finale, è veramente necessaria una corretta informazione, senza alcun preconcetto, ma entrando seriamente nel merito.

La presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, e il commissario europeo Thierry Breton (Imagoeconomica)

Il Regolamento è un atto giuridico immediatamente applicabile; la proposta è stata presentata dal Commissario Thierry Breton, responsabile per il Mercato Interno dell’UE. Il testo – votato con procedura di urgenza – riguarda dunque la politica industriale nel settore della difesa dei 27 Paesi dell’Unione Europea, in particolare è destinato alla produzione di munizioni. In realtà, pur essendo proposto come regolamento di politica industriale, esso si occupa della sicurezza esterna dell’UE, dunque strettamente connesso alle misure relative alla guerra in Ucraina per le quali la Commissione ha già varato una serie di pacchetti legislativi, in materia di bilancio, di sanzioni contro la Russia, particolarmente rilevanti.

(Imagoeconomica)

Come indicato più volte nel testo Asap, vi è la necessità di garantire la sicurezza quando sono “minacciati” gli approvvigionamenti di munizioni e quando vi sono delle “strozzature” nelle linee di fabbricazione. Si dice persino che si tratta di una serie di misure atte a rafforzare l’ecosistema della Difesa dell’Unione. Attraverso lo strumento dei regolamenti si definiscono cioè linee strategiche fondamentali per i cittadini europei, senza che vi sia un percorso democratico e trasparente su una materia come quella della difesa e della produzione di armi e munizioni che dovrebbe a nostro avviso essere oggetto di un dibattito politico e di una approfondita valutazione nei Parlamenti nazionali e nel Parlamento europeo.

Come Anpi, assieme ad altre associazioni italiane ed europee (tra cui Libertà e Giustizia, Rete italiana Pace e disarmo, Arci) abbiamo chiesto alle Istituzioni europee e soprattutto al Parlamento UE di affrontare questi temi, chiedendo in tema di Difesa e Sicurezza che fossero chiari gli obiettivi, mirati alla esclusiva difesa interna del territorio dell’Unione e dei suoi Stati membri ed esternamente al solo mantenimento della pace.

(Imagoeconomica, Mattia Calaprice)

Oltre all’urgenza scelta per la procedura, vi sono altri elementi nella proposta di Regolamento particolarmente preoccupanti: nel volere accelerare gli investimenti, nella capacità di fabbricazione, destinati soprattutto alle piccole e medie imprese ampiamente distribuite in tutta la UE, oltre all’utilizzo del Fondo Europeo per la Pace (500 milioni che si aggiungono al miliardo già precedentemente stanziato). La Commissione paventa anche la possibilità di utilizzare il bilancio dell’Unione, nonché i fondi del PNRR e il Fondo Sociale Europeo, contraddicendo l’art. 41 del Trattato che esclude l’utilizzo di spese che hanno implicazioni nel settore militare e della difesa, a meno che il Consiglio non deliberi all’unanimità (cosa non contemplata nel regolamento ASAP).

(Imagoeconomica, Alessia Mastropietro)

Le procedure legislative europee prevedono valutazioni ex-post, valutazioni d’impatto, consultazioni delle parti interessate; niente di tutto questo è stato fatto mentre al contempo vi è una centralizzazione decisionale della Commissione.

Si contraddicono perfino alcuni principi liberali riconosciuti dall’art. 16 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, che prevede la libertà di impresa, e dall’art. 17 sul diritto alla proprietà. Alcune misure, si dice, potranno limitare la libertà di impresa e quella contrattuale, stabilendo così che nell’interesse pubblico della sicurezza si possano temporaneamente sospendere tali libertà anche se nel “rispetto dei contenuti essenziali di tali diritti”, principio non meglio definito.

(Immagine di sintesi)

Non solo: le imprese sono obbligate a fornire tutte le informazioni richieste dalla Commissione, così come vi è l’obbligo di accettare gli ordinativi. In considerazione degli obiettivi di produzione, gli Stati membri, si dice, possono derogare dal diritto dell’Unione in materia ambientale, di salute e sicurezza, lì dove questi “frenino il potenziale produttivo”. In considerazione delle urgenti necessità produttive sarà anche possibile derogare dalla direttiva sull’orario di lavoro.

(Imagoeconomica, Carlo Carino by Midourney AI)

Nel 2009 (2009/81 CE) si approvava una direttiva per l’armonizzazione delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici nei settori della difesa e della sicurezza, menzionando già situazioni di urgenza e di crisi. Eppure il regolamento ASAP prevede anche in questo caso una deroga alla direttiva, mettendo a rischio trasparenza e legalità.

(immagine di sintesi, con IA chat gbt))

Il rischio quindi è che si approvi un pacchetto di deroghe proprio a quelle direttive che hanno rappresentato una vera e propria conquista sociale e sono il volto migliore del modello europeo. Sacrificato oggi da un regolamento che non prevede dibattito e che, se non sarà seriamente emendato in fase di negoziato tra Consiglio, Commissione e Parlamento, entrerà immediatamente in vigore.

(Imagoeconomica, Riccardo Squillantini)

Il ruolo di decisore e controllore che si prefigge la Commissione con questo testo, mina il principio democratico di divisione dei compiti legislativi tra le istituzioni europee, escludendo il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali dal compito di monitoraggio e controllo. Anche per questo non abbiamo condiviso la decisione del Parlamento UE sul regolamento ASAP, poiché rigettando tutti gli emendamenti proposti, ha di fatto delegato alla Commissione ogni potere legislativo in un settore industriale così sensibile come quello degli approvvigionamenti di munizioni.

Il metodo decisionale intergovernativo, anche per la Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC), è certamente ancora prevalente nell’Unione europea, mentre la guerra in Ucraina ha ulteriormente approfondito le divisioni tra i 27 Paesi UE.

(Imagoeconomica, Riccardo Puccini)

Inoltre il rischio è che alcuni governi possano prendere decisioni che sfuggono sia al rispettivo controllo parlamentare nazionale sia a quello del parlamento europeo. Per esempio, non è mai stato esplicitato in cosa consista l’aiuto militare italiano all’Ucraina, tema mai affrontato nel Parlamento nazionale né in altre sedi. Spetterà ora ai 27 governi nazionali nel negoziato con il Parlamento europeo e con il proprio Parlamento stabilire quanto siano disposti a cedere alla Commissione su una proposta che in tanti dichiarano “prevaricatrice” e “non necessaria”.

(Imagoeconomica, Wt5)

L’Anpi ha sempre ritenuto che il Parlamento europeo, unico organo UE direttamente eletto dai cittadini, debba avere più ampi poteri nell’ambito di un generale riordino delle competenze di tutte le istituzioni dell’UE, proprio perché garante del principio democratico della rappresentanza, della partecipazione e della trasparenza. Sarà per questo indispensabile rafforzare la modalità di collaborazione e informazione reciproca tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali.

(immagini di sintesi, IA)

In conclusione ci domandiamo quale sia il senso profondo della proposta ASAP. Siamo entrati davvero in un’economia di guerra? E ancora: le istituzioni europee sono forse in possesso di informazioni che i cittadini europei non hanno, oppure sta prevalendo un’idea di Unione Europea militarizzata, che è esattamente l’opposto di quello che avevano sognato e prefigurato Schuman, Spinelli e tanti altri? Lo stesso progetto di libertà e democrazia per il quale migliaia e migliaia di uomini e donne hanno sacrificato la loro vita.

Susanna Florio, componente Comitato nazionale Anpi, rapporti con Ue