In questo tormentato periodo storico la questione della Libertà di Stampa è d’attualità. La stampa è uno dei bersagli che i governi “sovranisti” hanno nel mirino considerando l’informazione d’inchiesta, libera e indipendente, un insopportabile critica e un ostacolo alle loro politiche e una costante minaccia al potere esecutivo. In particolare il nostro Paese, secondo il “Report 2025” pubblicato dall’Ong “Reporter senza frontiere” risulta essere il peggior Paese occidentale in termini di libertà di stampa. Primato negativo che detiene già da diversi anni ma che ultimamente lo ha visto scivolare dal 41° posto in classifica, occupato nel 2023 all’odierno 49° posto nell’elenco dei 180 Paesi oggetto del report. I paesi nostri confinanti si trovano in questa posizione nella classifica di Report senza frontiere: Francia 25° posto, Svizzera 9° posto, Austria 22° posto, Slovenia 33° posto.

La situazione quindi per il nostro Paese, per la stampa indipendente e libera è di sofferenza, evidenziata anche dagli ultimi fatti di cronaca, ed è vieppiù grave se consideriamo i trascorsi dell’Italia e il tristissimo capitolo della soppressione della libertà di stampa annunciata il 9 luglio 1924 e diventata legge il 31 dicembre 1925. Anche con quest’atto legislativo si rendeva concreta l’instaurazione della dittatura fascista. La promulgazione di quella legge dava però vita alla straordinaria stagione della stampa clandestina, che diventò strumento essenziale di opposizione al fascismo e, successivamente, all’occupazione nazifascista, con lo scopo di contrastare la propaganda del regime, informare la popolazione e mobilitare le coscienze alla Resistenza.

La Liberazione dell’Italia dal nazifascismo ha cancellato queste leggi e ha determinato l’inserimento in Costituzione di un articolo specifico su questo argomento, si tratta dell’articolo 21 che recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Nel corso della storia repubblicana spesso non si è ottemperato a questo principio come ben descritto nel libro dell’avvocata Caterina Malaveda “E io ti querelo”, e maggiormente ora si utilizza lo strumento della querela come attrezzo intimidatorio quando non si arriva addirittura all’aggressione fisica o all’attentato terroristico.

Nel bosco la stamperia clandestina

In un contesto di stretta censura fascista, la produzione e la diffusione di giornali illegali spesso operata da intellettuali, ma anche da operai e contadini, in luoghi segreti, in condizioni precarie, in Italia e all’estero, con mezzi di fortuna ma con grande capacità organizzativa rappresentò un atto di coraggio e un veicolo fondamentale per la diffusione di idee antifasciste e delle notizie, dapprima durante la stagione del consenso al regime e poi durante la guerra partigiana. Anche nel Friuli, come in altre parti d’Italia, si assiste al progressivo sviluppo della produzione di stampa clandestina. Fiorirono periodici dei partiti aderenti al CLN e numerosi periodici delle formazioni osovane e garibaldine che evidenziano la pluralità delle posizioni e opinioni segnalando la volontà di affrontare i temi della triste attualità con le prospettive per il futuro. “Su queste pagine possiamo leggere e cogliere talvolta l’immagine di un Friuli ferito e dolente, ma su tutto emerge l’apertura di un dialogo con quel flusso di idee che hanno, comunque, trovato modo di procedere con la speranza nel rinnovamento dell’uomo. E la fede in quel rinnovamento, formulata in uno dei momenti più tragici della storia europea, può essere considerata un titolo di merito del movimento resistenziale friulano e di tutta la Resistenza” (1).

Jugoslavia, partigiani dell’Esercito di Liberazione e soldati italiani della Divisione Italia, colti su quel fronte di guerra dopo l’armistizio (archivio fotografico Anpi nazionale)

Nel contesto regionale è da sottolineare il rapporto esistente, già negli anni della dittatura fascista e poi nella guerra di Liberazione, soprattutto a est del territorio regionale, tra la Resistenza italiana e quella jugoslava e slovena. Quest’ultima si sviluppò maggiormente a seguito dell’aggressione, il 6 aprile 1941, al Regno di Jugoslavia da parte delle forze dell’Asse e si contraddistingue per l’egemonia del Partito comunista che caratterizzò fortemente il movimento di Liberazione (e la produzione a stampa) essendo l’unica organizzazione veramente in grado, militarmente e politicamente, di contrastare l’occupazione nazifascista. Della straordinaria epopea della stampa clandestina partigiana esiste un interessante esempio, perfettamente conservato, nei boschi della vicina Slovenia.

La stamperia, dal video “Leggere la Resistenza,la stampa clandestina” realizzato da Anpi Udine

Si tratta della tipografia partigiana “Slovenija” che si trova, perfettamente conservata, nel territorio comunale di Idrija a circa 60 chilometri dal confine italiano transitando dal valico di Stupizza a nord-est di Cividale del Friuli. Per raggiungerla si attraversa un territorio ricco di bellezze naturali, di boschi, di zone coltivate e fattorie sparse che già di per sé costituiscono un valore e meritano un viaggio. Dalla testimonianza di Zavadlav Jože Srečko, nato a Opatje Selo nel 1923, apprendiamo che anche le formazioni partigiane italiane costituite all’indomani dell’8 settembre 1943 da subito si occuparono anche di organizzare un servizio di stampa. Zavadlav ebbe infatti l’incarico di prendere contatto con i partigiani italiani che stavano formando una Brigata nella zona del Collio a cavallo tra l’attuale confine italo-sloveno.

Alcuni dei giornali clandestini

Fu quindi organizzato il sequestro, dal Comune di Cormòns, di un ciclostile e del materiale necessario per la stampa e fu individuato un luogo sicuro, nell’abitazione della famiglia Mišigoj nel piccolo villaggio di Kozarno per installare la stamperia. A occuparsi della stampa oltre a Zavadlav c’erano altri partigiani italiani garibaldini. “Stampavamo principalmente volantini di propaganda, circolari e guide varie e di tanto in tanto anche i giornali prime edizioni o riproduzioni di giornali che arrivavano da altre brigate italiane del Nord Italia, in particolare: “Il Partigiano”, “La voce del bosco”, “Il Mitra”. Stampavamo solo su istruzioni di Vanni del comando di brigata” (2).

Il castello di Dobrovo/Casteldobra

Nella località di Predenski Vrh si trovava il centro di riferimento di tutte le tipografie del Litorale sloveno. “Per il capodanno 1943-1944 la Brigata organizzo un grande raduno partigiano nel castello di Dobrovo, in questa occasione portammo tutto il materiale di propaganda necessario e il «libro delle canzoni partigiane italiane»”. “Ne abbiamo stampate al massimo 200 copie quante ce ne erano state ordinate e quanto ne poteva produrre una matrice del ciclostile. Devo sottolineare che lavoravamo principalmente di notte cioè stampavamo e portavamo via il materiale” (3). Questa tipografia a ciclostile operò fino alla fine di giugno 1944. Con l’intento di dissuadere le popolazioni del Litorale sloveno dai loro propositi di libertà e indipendenza gli occupanti nazifascisti nella primavera del 1944 operarono in questo territorio, annesso al Regno d’Italia nel 1920 e poi passato sotto l’amministrazione nazista, una potente pressione militare. Nello stesso tempo la situazione internazionale della guerra si stava sviluppando favorevolmente per gli Alleati che, a partire dalla battaglia di Stalingrado nel febbraio del 1943 e poi con gli sbarchi alleati in Sicilia e in Normandia, avanzavano liberando progressivamente il continente dai nazifascisti.

All’epoca, nel territorio sloveno, la popolazione aveva già iniziato a votare i propri rappresentanti politici. In questa situazione si rendeva maggiormente necessario sviluppare l’informazione da trasmettere alla popolazione che anche se in gran parte contadina, aveva livelli di istruzione adeguati derivanti dal sistema scolastico dell’impero austroungarico che con Maria Teresa d’Austria istituiva, già nel 1774, l’obbligo scolastico dai 6 ai 14 anni (in Italia fu elevato dai 9 ai 14 anni solo nel 1923 con la Riforma Gentile). Per tale ragione si decise di potenziare la produzione di materiale a stampa. La stampa del foglio informativo “Partizanski Dnevnik” (letteralmente “Diario Partigiano” antenato dell’attuale testata in lingua slovena “Primorski Dnevnik”) passò quindi dalle 4.000 alle 5.000 copie al giorno stampate in sei diverse tipografie clandestine.

Per sostenere una tale tiratura era però necessario concentrare la stampa in un unico luogo che doveva rispondere a criteri di funzionalità e sicurezza. Il luogo adatto venne individuato nel territorio del Comune di Idrija in Slovenia, in località remota ed estremamente difficile da raggiungere che rispondeva quindi all’ esigenza di segretezza. Inoltre vi era in zona una potente è ripida sorgente d’ acqua che consentiva, con l’ausilio di un generatore, la produzione dell’energia necessaria al funzionamento dei macchinari. Già il 10 giugno 1944 iniziarono gli scavi per la creazione dei basamenti necessari alla collocazione delle baracche che dovevano ospitare la sala di composizione, la sala di stampa, la mensa e i locali per ospitare i 40 addetti che avrebbero operato nella tipografia clandestina. Il progetto venne affidato al tecnico Boris Race “Zarko”, mentre il legname necessario per la costruzione delle baracche proveniva da una segheria nelle vicinanze. Il materiale giunge sul posto attraverso il ripidissimo pendio che conduce al sito, nel frattempo venne acquistata a Milano una moderna macchina per stampa che consentiva di raddoppiare la produzione di materiale informativo. La voluminosa e pesante macchina venne avventurosamente trasportata da Milano attraverso il Nord Italia e poi smontata e rimontata nel luogo dove ancora oggi si trova funzionante.

Quando la stamperia fu finalmente operativa vi si stampavano fino a 7.000 copie al giorno e un altro quantitativo di stampe veniva prodotto in lingua slovena e italiana. Il lavoro grafico era coordinato da Rodo Čenčič “Mitja”. Nell’autunno 1944 i laboratori tipografici e il personale di supporto operativi in altre tipografie a ciclostile vennero così trasferite in questa nuova tipografia cosicché il numero degli addetti, già a novembre, era salito a 48 elementi un terzo dei quali costituito da personale femminile. La tipografia non è mai stata scoperta dai nazifascisti ma le grandi offensive del marzo aprile 1945 misero a dura prova il suo funzionamento e la sicurezza della struttura e degli operatori. Nei dintorni si svolsero feroci battaglie nelle giornate del 31 marzo e del 1° aprile 1945, e la tipografia si trovò in un territorio completamente circondato dal nemico. A causa di queste problematiche la produzione di materiale stampato, dal 4 aprile al 1° maggio 1945, si ridusse notevolmente riuscendo comunque a mantenere, anche se più ridotta, una produzione e una rete distributiva. Questa volontà di mantenere attiva l’informazione per la popolazione slovena e per i partigiani sloveni e italiani anche in queste complicate e pericolose circostanze era il segnale per la gente che anche la più pesante e grave offensiva non era riuscita a piegare e distruggere la Resistenza. Le pubblicazioni mantenevano viva la speranza nella prossima liberazione e alto il morale dei combattenti.

Gli eventi imponevano però di ridurre notevolmente il personale presente per la mancanza di sufficiente cibo e per le anguste situazioni di alloggio, perciò una ventina di addetti, quelli che potevano raggiungere le proprie abitazioni, furono trasferiti. In quel periodo nella tipografia rimasero solo i principali operatori, coloro che non potevano raggiungere le proprie case perché lontane o impossibilitati fisicamente a raggiungerle e il capo tipografo. Nonostante il nemico fosse nei pressi della tipografia venne comunque stampato il “Partizanski Dnevnik” del 30 marzo 1945 ma nei giorni successivi questo non fu possibile. Il 4 aprile 1945 fu invece stampata un’edizione speciale multicolore per commemorare l’arrivo dell’Armata Rossa sul suolo sloveno.

Mancava la carta e il personale ridotto non consentiva la stampa quotidiana perciò si decise la stampa a giorni alterni del “Partizanski Dnevnik” mentre continuava la stampa di molti altri giornali e pubblicazioni. Dopo la liberazione di Trieste e Gorizia la tipografia si trasferì a Trieste dove il 3 maggio 1945 fu stampata un’edizione speciale, dopodiché il “Partizanski Dnevnik” cessò le pubblicazioni. Nel periodo di esistenza della tipografia “Slovenija” negli impervi boschi di Vojsko furono stampate 313 pubblicazioni diverse (molte in lingua italiana) con una tiratura di oltre 1.300.000 copie tra il 17 settembre 1944, quando uscì da qui la prima pubblicazione, e il 1° maggio 1945 quando fu stampata un’edizione speciale del “Partizanski Dnevnik” e un volantino per la liberazione di Trieste.

La tipografia, oltre alla composizione e alla stampa degli scritti, realizzava anche linoleografie con illustrazioni a corredo delle pubblicazioni. Va sottolineato in particolare che il primo numero del “Partizanski Dnevnik” fu stampato già nel novembre del 1943 e si arrivò fino al considerevole numero di 7.000 copie a tiratura: era il giornale più diffuso durante la guerra nel Litorale sloveno e della regione della Gorenjska raggiungendo regolarmente ogni villaggio. La stampa e la pubblicazione quotidiana del “Partizanski Dnevnik” e di altri giornali furono possibili grazie alla gente del posto, ai diligenti costruttori della tipografia, all’ eccellente organizzazione e rete cospirativa, al comportamento eroico dei membri della tipografia, a coloro che indicarono un luogo segreto per la sua costruzione in modo che il nemico non la scoprisse nemmeno durante la sua offensiva più dura, quando i combattimenti si svolgevano proprio nelle immediate vicinanze. La più grande tipografia partigiana del Litorale in Slovenia, con tutte le sue strutture e il suo inventario, è ancora oggi conservata come un fedele monumento e come importante testimone di un’epoca grandiosa, simbolo di riscatto e di volontà di libertà grazie alla cura per la sua conservazione dedicata dal Museo e dal Comune di Idrija.

Luciano Marcolini Provenza, Anpi Cividale del Friuli, vicepresidente Anpi provinciale Udine


Fonti e note

1) Manlio Michelutti – La stampa clandestina periodica in Friuli (1943-1945) – Rassegna bibliografica – in Il Movimento di Liberazione in Friuli – 1972 – n°2-3;
2) Testimonianza di Zavadlav Jože rilasciata in forma scritta a Sežana (SLO) il 10 febbraio 1978 – Copia in Archivio Anpi di Cividale del Friuli; Vanni è il Comandante Partigiano Giovanni Padoan poi Commissario della Divisione d’Assalto “Garibaldi Natisone”;
3) Ibidem;
AA.VV. – “Domicili v slovenskih občinah” – Skupnost slovenskih občin – 1981;
Indicazioni sulla visita alla tipografia partigiana “Slovenija” si trovano sul sito del Museo di Idria;
L’Anpi provinciale di Udine ha realizzato un breve documentario sulla stampa clandestina visibile qui.