La cittadina di Turriaco (wikipedia)

A Turriaco, poco meno di tremila abitanti in Provincia di Gorizia, il prossimo 26 aprile, il giorno dopo la Festa della Liberazione, il Consiglio comunale voterà per revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, conferita al dittatore il 16 maggio 1924.

«La proposta – sottolinea il sindaco Enrico Bullian – è asciutta e senza alcun riferimento che possa essere interpretato come di parte, salvo la marcata presa di distanza dalla dittatura fascista e dal suo capo e l’adesione piena alla Costituzione repubblicana e antifascista».

Lo stemma del Comune di Turriaco
Lo stemma del Comune di Turriaco

L’atto ufficiale di concessione è stato trovato appena qualche settimana fa e per caso, svolgendo altre ricerche, come accaduto spesso in altre località del Paese. «Conseguentemente abbiamo predisposto una proposta di delibera per il primo Consiglio comunale utile, che si terrà in streaming appunto il 26 aprile» spiega Bullian.

Il verbale del conferimento della cittadinanza al Duce, Turriaco 16 maggio 1924

In quel 1924 i rappresentanti delle istituzioni del tempo vennero convocati d’urgenza per conferire l’onorificenza al numero uno del regime, un riconoscimento approvato all’unanimità, però con sette assenti su 15.

Questa volta Bullian auspica una piena e autentica unanimità dei nove rappresentanti di maggioranza e dei quattro di opposizione (a monocolore Lega) per riscattare Turriaco da quella brutta pagina del 1924. «Nel testo della proposta di delibera sono riportate le motivazioni della revoca – continua il primo cittadino di Turriaco – atto necessario e dovuto, con una ricostruzione sintetica dei principali crimini contro l’umanità dei quali il capo del fascismo è responsabile diretto, con una sintesi delle ricadute sulla nostra comunità delle politiche del regime».

E in segno di continuità con il sentimento democratico e progressista forte e storicamente cementato a Turriaco sono stati coinvolti anche i due ex sindaci ancora in vita: Duilio Petean e Alessandra Brumat (rispettivamente dal 1975 al 1990 e dal 1999 al 2014). Che hanno convintamente e pubblicamente condiviso un impegno di dignità: avrebbero assunto l’iniziativa, se il reperto fosse stato scoperto prima.

Il Municipio di Turriaco (imagazine.it)

Il provvedimento su cui si esprimerà il Consiglio comunale riporta inoltre l’auspicio che “questa azione simbolica possa avere una valenza rivolta soprattutto alle nuove generazioni, per trarre insegnamento dagli eventi storici per la costruzione di un futuro libero e giusto per i popoli, all’insegna dell’autodeterminazione individuale e collettiva, per un domani di pace e di sviluppo civile”.

«Siamo molto contenti – commenta Patrick Zulian del comitato provinciale Anpi di Gorizia e componente del comitato nazionale dell’associazione dei partigiani –. Il nostro impegno è far riscoprire la storia di un territorio crocevia di popoli e di vicende molto sofferte, per un oggi e un domani di fratellanza».

E per tramandare ai giovani una memoria democratica gli ex sindaci parteciperanno a una serie di iniziative per il 25 aprile. A cominciare da Strade di Liberazione. «È bellissima l’idea dell’Anpi nazionale di deporre un fiore nelle vie dedicate ad antifascisti e partigiani» è l’apprezzamento di Bullian. L’Amministrazione comunale di Turriaco la realizzerà insieme all’Amministrazione comunale di San Canzian d’Is e alle due locali sezioni dei partigiani. Non mancano le vie dove rendere un omaggio a persone che hanno pagato un prezzo altissimo alla vocazione di libertà del territorio.

La via intitolata alla staffetta partigiana Micheluz Villanorma, per esempio, fa parte di entrambi i due Comuni e alla fine delle rispettive cerimonie ci sarà un ricongiungimento simbolico e verranno svolte alcune brevi riflessioni di chiusura, anche per valorizzare la figura di Micheluz. Aveva appena 16 anni quando entrò nella Resistenza. La catturarono le Brigate Nere nella sua abitazione a Ronchi, che fu incendiata. Micheluz fu portata a Pieris, una frazione di San Canzian d’Is, interrogata e torturata per giorni. Il suo corpo seviziato e privo di vita venne ritrovato abbandonato in un fosso. Non fu la sola a morire per conquistare la libertà, in molti caddero. «Quel fiore – dice il sindaco Bullian – diverrà una luce accesa sul sacrificio di tante donne e uomini da cui sono nate la Repubblica e la Costituzione». In rispetto delle norme anticovid, ad essere protagonisti del gesto simbolico saranno un giovane e un adulto. Un ponte emblematico tra generazioni nello stretto legame tra antifascismo, Resistenza e democrazia.

Declinato a Turriaco anche con tre Pietre d’Inciampo posate da Amministrazione comunale e Anpi locale in ricordo dei deportati turriachesi deceduti nei lager nazi-fascisti di Dachau e Mauthausen: Faliero Martinuzzi, Guerrino Perco e Emilio Tomasella. Tutti internati politici per l’opposizione militante al nazifascismo. Tomasella era stato uno dei primi a dire di no al regime, fin dal 1919. Emilio Tomasella, nato nel 1900 era un operaio dei Cantieri di Monfalcone, subì la violenza delle squadracce, più volte imprigionato, sarà arrestato l’ultima volta il 23 maggio 1944 e deportato a Dachau dove verrà assassinato il 12 febbraio 1945. «I convogli ferroviari diretti ai lager nazisti – conclude Patrick Zulian dell’Anpi provinciale – spesso partivano dal campo di Sdraussina, con l’altro di Grado istituito dal fascismo nella nostra Provincia ben prima dell’8 settembre. E non va dimenticato».