Dall’inizio del mandato dell’attuale governo provvisorio di Damasco, la Siria ha registrato un preoccupante aumento di omicidi di massa, atti di terrorismo e violenze contro le donne. Dopo la caduta del regime Ba‘thista, il popolo siriano sperava in una vita pacifica; invece, la guerra è tornata a seminare paura e disordine, minando diritti e speranze delle minoranze e delle diverse componenti sociali.

Lo scopo del nuovo regime sembra essere quello di ridurre al silenzio le voci che difendono diritti e libertà. Azioni contrarie a ogni principio di democrazia e giustizia, lontane dal rispetto dei diritti umani. Le milizie arabe sunnite, che durante la guerra civile avevano combattuto contro Bashar al-Assad, dopo il crollo del regime avevano raggiunto un accordo per sciogliersi e unirsi al Ministero della Difesa del nuovo governo provvisorio. Tuttavia, i tentativi di unificare i gruppi armati affiliati alle fazioni minori siriane hanno in gran parte fallito.

Al Jolani, leader dell’attuale governo siriano (Imagoeconomica)

Negli ultimi giorni, nella zona di Suweida, si sono verificati violenti scontri e attacchi da parte dei miliziani tribali sunniti contro la comunità drusa. Il governo provvisorio siriano ha inviato truppe nella regione, mentre Israele ha bombardato le forze governative, dichiarando il proprio sostegno ai drusi e ribadendo l’intento di impedire il consolidamento delle forze di Damasco nel sud della Siria, in particolare a Suweida e nei governatorati circostanti.

Aerei militari israeliani (Imagoeconomica)

I combattimenti sanguinosi hanno causato circa 100 morti. In risposta, il governo siriano ha dichiarato la legge marziale nella città, dove la maggior parte della popolazione è drusa. I leader religiosi locali hanno acconsentito all’ingresso delle forze armate sotto il comando di Damasco, raggiungendo un cessate il fuoco e un accordo preliminare.

Nonostante l’accordo, gruppi armati affiliati al governo hanno continuato le aggressioni contro i drusi, attaccando abitazioni e villaggi e uccidendo civili in maniera brutale. Il bilancio delle vittime resta incerto. Solo il giorno precedente, le milizie governative avevano compiuto atti che potrebbero configurare pulizia etnica e genocidio contro i drusi, crimini sistematici di matrice settaria, del tutto estranei a qualsiasi fede o valore umano.

Il dolore dei drusi non deriva solo dall’ingiustizia subita per mano delle milizie siriane e dei residui dell’Isis, ma anche dal silenzio internazionale, spesso rivolto solo a determinati fronti del conflitto. Questa situazione minaccia anche la sicurezza della regione autonoma di Rojawa.

Simili episodi si sono verificati nei pressi di Deir Hafir e in alcuni villaggi ad Aleppo, anche mediante attacchi con droni. Le Forze Democratiche Siriane (SDF) hanno denunciato la violazione degli accordi siglati con i Consigli dei quartieri interessati, invitando il governo a controllare i gruppi responsabili e avvertendo che eventuali provocazioni saranno affrontate nel quadro della legittima difesa.

Il comandante delle SDF, Mazloum Abdi

In un’intervista esclusiva all’agenzia di stampa Hawar, il comandante generale delle SDF, Mazloum Abdi, ha dichiarato: “Una nuova Siria, basata sulla convivenza pacifica, non può essere imposta con la forza. Può nascere solo attraverso accordi e comprensione reciproca”. Abdi ha sottolineato che l’integrazione pacifica tra tutte le comunità e amministrazioni siriane deve avvenire su basi condivise e non tramite coercizione.

Gulala Salih, scrittrice, fondatrice e presidente presidente Udik, Unione donne italiane e curde