Il 4 maggio alla Camera del Lavoro di Imola, nel Bolognese, si è tenuto un direttivo organizzato dalla Fiom Cgil Imola e dall’Anpi dal titolo “Antifascismo oggi”, con gli interventi di Giovanni Baldini, che esponeva “La galassia nera”, la serie di inchieste realizzate per Patria Indipendente, e il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, che presentava il suo libro “È gradita la camicia nera”, edito da Rizzoli alla fine dello scorso anno.
Siamo tutti lucidamente consapevoli che il contatto con persone, atteggiamenti, gesti o azioni fasciste è praticamente quotidiano, se non di persona, sicuramente sui vari social. È un fenomeno che non si può archiviare con un’alzata di spalle o sminuendone la gravità, ma va invece capito nel profondo, nella sua nascita e nella sua propagazione, per potervi in qualche modo rispondere e, ove possibile, prevenirlo.
La comprensione dei meccanismi che portano al riaffiorare di rigurgiti fascisti non è semplice né immediata, ma comporta indubbiamente un’immersione nella realtà nera di questo fenomeno; un’esperienza che ha coinvolto, e tuttora coinvolge, sia Baldini che Berizzi (che vive sotto scorta, a causa delle minacce ricevute). Entrambi hanno fatto un resoconto ai presenti al direttivo, permettendo a tutti di acquisire maggiore consapevolezza su quanto possa essere pianificato e radicato, in tutti gli ambiti della società, il progetto di affiliare a idee di stampo fascista quante più persone possibili e di raggiungere, con il consenso e le connivenze, posizioni strategiche in ambito politico.
L’accurata ricerca di Baldini ci ha permesso di renderci conto di quanto le formazioni neofasciste puntino sull’associazionismo e sulle attività sociali di ogni genere, anche le più impensabili, laddove trovino spazi vuoti nei bisogni di una collettività, per indossare una maschera più moderata e raggiungere un pubblico più vasto. Il libro di Berizzi, invece, illustrandoci come un’intera città sia un vero e proprio laboratorio, un campo di prova per le ambizioni neofasciste, ci ha fatto meglio comprendere la fitta ragnatela di interessi, coperture e protezioni che i movimenti sono stati in grado di tessere in determinati ambienti.
È terribilmente evidente che nella realtà di oggi non ci sono più categorie nette e, anche dove pare impensabile, ci si può imbattere in opinioni o comportamenti che richiamano al fascismo. In questi anni in qualità di rappresentante sindacale Rsu, ho avuto modo di trovare – e non di rado – iscritti al nostro sindacato (che ha l’antifascismo nello statuto) prodursi sui social o dal vivo in esternazioni apertamente nostalgiche o dichiaratamente fasciste.
O addirittura trovare svastiche disegnate su un foglio di convocazione di assemblea sindacale, unicamente perché vi si annunciava la partecipazione di un esponente dell’Anpi chiamato per un breve intervento in occasione della manifestazione “Mai più fascismi”, quindi quanto mai pertinente.
Questo episodio, come tanti altri che potremmo citare nella nostra quotidianità, difficilmente incontrano lo sdegno che meriterebbero, troppo spesso vengono sminuiti o liquidati come ragazzate. E durante il direttivo, proprio a questo proposito, si è giustamente sottolineato quanto indifferenza e zona grigia siano pericoli sottovalutati. Il non esporsi, il non prendere posizione contro è in qualche modo complicità, legittimazione. Va sempre ricordato.
E c’è un logo Fiom che mi piace tantissimo e rimarca questo concetto: quello circondato da un cerchio con la scritta “ostinatamente antifascista”. Ostinatamente è un avverbio azzeccatissimo – non saprei pensarne uno migliore – perché indica perseveranza, testardaggine, convinzione. Indica una via da seguire, senza cedimenti, senza concessioni.
Vengo da una generazione che ha avuto il privilegio (ora lo so) di conoscere e interagire, in ambito familiare e non, con i diretti testimoni della Seconda guerra mondiale e della Resistenza. I racconti dei nonni, tante volte ripetuti, la solennità e il rispetto con cui pronunciavano la parola “partigiano” e il tono diverso che invece riservavano alla parola “fascista” sono stati un imprinting fondamentale, rafforzato dalle testimonianze dirette di partigiani in visita nelle scuole o presenti alle celebrazioni del 25 aprile.
Questo patrimonio prezioso non sarà disponibile alle prossime generazioni. Siamo la generazione del passaggio di testimone. Abbiamo potuto conoscere i protagonisti di quanto avvenne, sentire le loro voci dirette, stringere le loro mani. Fra pochi anni, verrà lasciato completamente a noi il compito di trasmettere ai più giovani il loro patrimonio di esperienza nella lotta di Liberazione, il solo modo di viverli, se non attraverso documentari o testimonianze scritte.
Quando il 25 aprile di qualche anno fa presi la tessera dell’Anpi, lo sentii come un onore enorme e come una grande responsabilità. Quindi anche per assolvere degnamente a questo passaggio di memoria è indispensabile avere ben chiaro quel che ci si trova ad affrontare nella realtà attuale. È per questo che iniziative come quella del 4 maggio scorso sono assolutamente necessarie e benvenute. Un grazie sentito alla Fiom-Cgil Imola e all’Anpi per averla organizzata.
Claudia Betti, delegata Fiom Imola
Pubblicato venerdì 13 Maggio 2022
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