Claudio Giunta ha scritto un saggio critico e partecipato sulla parabola intellettuale di Tommaso Labranca (1962-2016). Studioso della cultura di massa, Labranca con i suoi studi ha allargato la sfera del criticabile e ha dimostrato come si possa parlare senza sussiego di cose come la televisione, Fantozzi, Orietta Berti o la disco music, insomma il vasto regno della cultura popolare. Indimenticabile è la sua teoria del Trash. Il Trash è l’emulazione malriuscita, il fallimento grottesco e comico nell’imitazione di un modello: Little Tony che imita Elvis Presley, il Tg di Emilio Fede che imita la Cnn, Barbara D’Urso che imita Oprah Winfrey. Un po’ dimenticato, vale la pena riprendere i libri di Labranca, piccoli congegni di grande lucidità sull’industria della cultura di massa.
C. Giunta, Le alternative non esistono. La vita e le opere di Tommaso Labranca, Il Mulino, Bologna 2020
Negli ultimi anni l’editoria locale italiana ha sfornato centinaia di libri (di svariata qualità, a dire il vero) sui destini degli oltre seicentomila soldati italiani internati nei lager tedeschi. In questo caso l’autore ripercorre la storia unica, e al contempo analoga a quella di tanti altri, di Nicolò Piccolo, internato nel campo di concentramento di Allendorf, dalle parti di Monaco di Baviera, nell’agosto del 1944 e tornato a casa nel giugno, dopo il rifiuto di entrare nell’esercito della Repubblica di Salò. I ricordi di Piccolo, che adesso ha 95 anni, sono simili a quelli di tanti IMI: lavoro coatto, fame (era arrivato a pesare 39 kg), botte. L’ennesima e sempre importante memoria della detenzione che prima o poi sarà destinata a formare un monumento di voci della nostra storia più recente.
B. Trevellin, Un ragazzo nel lager, Edizoni Imprimenda, Limena (Pd) 2020
Il darwinismo non è un’ideologia ma una paziente raccolta di fatti collegati da un’idea geniale. Richard Prum, in questo bellissimo libro, recupera alcune intuizioni di Darwin e dimostra come alla selezione naturale bisogna aggiungere la selezione estetica. Gli ornamenti degli animali, come la coda di un pavone o le corna di un cervo, proprio perché apparentemente inutili all’adattamento facevano salire il sangue alla testa a Darwin. Perché un uccello dovrebbe sviluppare un ciuffo imponente e colorato che può intralciarlo nella fuga da un predatore? Perché, secondo Prum, il ciuffo rappresenta un segnale di richiamo per un eventuale partner. Secondo l’autore, ornitologo della Yale University, anche nello studio del mondo animale si può parlare di evoluzione estetica: «questo libro altro non è che una storia naturale della bellezza e del desiderio».
R. Prum, L’evoluzione della bellezza, Adelphi, Milano 2020
Oscurato da capolavori come Una questione privata e Il partigiano Johnny, vale la pena riscoprire Primavera di bellezza, romanzo in cui Fenoglio racconta la fine del fascismo dal punto di vista di un giovane allievo ufficiale in una caserma romana. A seguire l’8 settembre, la dissoluzione del Regio Esercito, il rientro fortunoso in Piemonte e il passaggio alla lotta partigiana, nel finale del romanzo. Lo stile è quello fenogliano: lirico, realista e visionario. Le pagine più interessanti sono quelle relative al 25 luglio del 1943 e alla dissoluzione di un fascismo-regime che si reggeva solo sulla retorica:
«Una camicia nera sceltissima evoluiva davanti al portale, slanciando gli arti a squadra, con dietrofront rapaci, coi tacchi incidendo il porfido, la nappa del fez canagliesco bussava inviperita alla sua nuca. Lorusso sembrava impressionato, Johnny invece lasciò partire la più matura e rotonda risata che avesse mai liberato, che saturò l’orgiastica piazza sino al livello del balcone –.
Che è che ti fa ridere tanto?
– Costoro che volevano marciare in trionfo per Trafalgar Square».
B. Fenoglio, Primavera di bellezza, Garzanti, Milano 1959
Pubblicato lunedì 20 Luglio 2020
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