Ci mancava pure il Gran ballo fascista. Non bastavano gli smemorati e i beceri rivoltatori della storia, ora si affacciano anche i pubblici impiegati della pedagogia cialtrona. Giorni fa scoppia questo caso. La preside della scuola G. Alessi di Roma, Anna Maria Altieri, invia una circolare ai genitori degli alunni nella quale, in virtù del progetto “Ricostruire la Storia: l’epoca fascista nelle nostre scuole e nei nostri quartieri” approvato dal Miur, invita a collaborare alla realizzazione del Ballo: per rendere perfetta l’ambientazione “l’abbigliamento dei partecipanti dovrà essere il più fedele possibile al periodo in questione (sarà, quindi, necessario indossare almeno un accessorio a tema)”. Ma non basta. Viene anche prodotta una locandina dove appare una foto col Duce che scende le scale della scuola con tanto di gerarchi al seguito. Lo sconcerto non tarda ad innescarsi. Arrivano lettere di protesta dai genitori. Il Miur prende le distanze dal Ballo, la preside è costretta a fare marcia indietro ed in una nuova circolare annuncia “al fine di evitare fraintendimenti” la sospensione dell’iniziativa. Ad aggravare il tutto c’è il fatto che la signora non è nuova a simili, clamorose prodezze dirigenziali. Fu proprio lei la preside che nel 2015, sempre in una circolare, lanciò l’allarme moraleggiante per l’imminente varo dell’educazione alla parità di genere inserita nella proposta di legge 107.

Ribadiamolo chiaramente: la memoria comoda del fascismo è un oltraggio all’Italia. Figuriamoci se non sono gesti civili le fondazioni delle scuole, dell’INAIL, e altro, ma la costruzione del ricordo e la sua esposizione devono viaggiare insieme. Quel Duce impegnato nell’“istruzione” dei bambini, fu lo stesso che collaborò a sterminarne migliaia con le leggi razziali. Le perfette “ambientazioni fasciste” sono manganelli, olio di ricino, strumenti di tortura. Si racconti questo nelle scuole, altro che balli. Si farciscano le coscienze di sostegni culturali per distinguere il bene dall’orrore. Gli ispettori del Ministero che stanno indagando sulla preside le ricordino la sua missione costituzionale. Posto che sia in grado di capirla. Si lanci un segnale chiaro da questa vicenda. Che non finisca nel consueto oblio. E ancora, di più: i bambini non diventino oggetto di manovre falsificanti.