Nelson Mandela, Hand of Africa
Nelson Mandela, Hand of Africa

Simbolo della lotta contro la segregazione razziale in Sud Africa, premio Nobel per la pace nel 1993 e primo presidente eletto dopo la fine dell’apartheid (1994-1999), Nelson Mandela ha dedicato tutta la sua vita all’emancipazione del suo Paese, promuovendo i valori di libertà, uguaglianza e giustizia. Sono passati ormai due anni dalla sua scomparsa (Johannesburg, 5 dicembre 2013), tuttavia il suo ricordo è sempre vivo, impresso nella memoria dei tanti che nelle sue battaglie ritrovano ancora oggi la speranza in un mondo migliore, convinti che nulla è impossibile. Mandela, infatti, come nessun altro uomo del XX secolo, ha lottato strenuamente per sconfiggere le discriminazioni razziali e affermare una democrazia multietnica. E lo ha fatto senza mai scoraggiarsi, perché, parole sue: «Non c’è nessuna strada facile per la libertà» e combattere è sempre giusto, anche se a prezzi altissimi.

 La finestra
La finestra

E il prezzo pagato da Mandela è davvero alto: oltre 10 arresti, due processi e ben 27 anni di prigionia, 18 dei quali passati nell’isola carcere di Robben Island, nell’Oceano Pacifico, uno dei penitenziari più duri di sempre. È l’inverno del 1964 quando il leader sudafricano viene rinchiuso in cella. Da quel momento vivrà in una misera stanza, lunga appena «tre passi». Le condizioni sono disumane: sveglia alle ore cinque e trenta, poi a lavorare dentro una cava per otto lunghe ore. Gli è precluso anche il conforto della famiglia, in gattabuia le visite non sono permesse. Ad aver stabilito la sua detenzione è il regime dell’apartheid, contro cui Mandela si batte con forza. Il suo obiettivo è liberare i neri del Sudafrica dalle barbare discriminazioni cui sono soggetti. E, nonostante i tanti anni di prigionia, ci riesce.

Nei primi anni del 2000, per ricordare il periodo di reclusione, Mandela sceglie l’arte, realizzando My Robben Island: 20 disegni caratterizzati da un tratto nero e da colori vivaci. Sono opere poco note, i cui segni non assumono mai toni drammatici o violenti. È lo stesso Mandela a descriverli: «Quando ho ricreato le immagini di Robben Island, avevo bisogno di condividere questa esperienza ricca di cultura che per me ha un significato molto speciale. Quando inizialmente ho fatto gli schizzi a matita nera le immagini sembravano piuttosto desolanti. Così ho pensato che invece avrebbero dovuto essere una festa e ho introdotto colori vivaci e allegri. Mi auguro che vi daranno lo stesso piacere che ho avuto io nel crearli».

Robben Island
Robben Island

«Oggi, quando guardo Robben Island, – si legge in uno scritto di Mandela – la vedo come una celebrazione della lotta e un simbolo delle migliori qualità dello spirito umano, piuttosto che come un monumento alla tirannia e l’oppressione brutale dell’apartheid. Robben Island è un luogo dove la gente continuava a credere quando sembrava che i loro sogni fossero senza speranza; un luogo dove la saggezza e la determinazione hanno superato la paura e la fragilità umana. È vero che Robben Island, una volta, era un luogo di tenebre, ma fuori da quel buio è arrivata una meravigliosa luminosità, una luce così potente che non poteva essere nascosta dietro le mura della prigione, trattenuta da sbarre o dal mare circostante. In questi schizzi, dal titolo My Robben Island, ho cercato di colorare i disegni in modo che riflettessero la luce positiva in cui l’ho vista. Questo è ciò che vorrei condividere con le persone di tutto il mondo, affermando l’idea che anche i più fantastici sogni possono essere raggiunti se siamo disposti a sopportare le sfide della vita».

Robben Island
Robben Island

Fra i lavori più emozionanti troviamo l’impronta della mano di Mandela: un’immagine forte e semplice allo stesso tempo, simbolo di pace, riscatto e speranza. Seguono il faro, metafora di verità che sempre illumina la via della libertà per i popoli oppressi di tutto il mondo; la Chiesa, unico luogo in cui poter godere della libertà spirituale.

Oltre Mandela

Il coraggio e l’impegno rivoluzionario di Mandela è stato fonte di ispirazione per numerosi artisti, anche a Cape Town, capitale legislativa del Sud Africa: qui numerosi street artist hanno riempito le strade con scritte di libertà e immagini del suo volto.

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Opera di Marco Ciafanelli

Fra i lavori presenti, anche quello di Marco Cianfanelli che ad Howick, luogo della cattura di Mandela, ha realizzato un’opera monumentale, dove il volto del leader africano è riprodotto con 50 colonne alte nove metri. «Le 50 colonne – ha commentato l’artista – suggeriscono l’idea di molti che vanno a comporre un insieme; della solidarietà. Indica l’ironia secondo cui l’atto politico dell’incarcerazione di Mandela ha cementato il suo stato di icona della battaglia, alimentando la resistenza e la solidarietà e finendo per portare nel Paese la democrazia e il cambiamento politico».

Francesca Gentili, critica d’arte