guernicaNon è una semplice opera d’arte, ma un vero e proprio manifesto contro la brutalità della guerra, simbolo universale degli orrori della dittatura nazifascista e di ogni repressione. È Guernica di Pablo Picasso (1881-1973), emblema del XX secolo, oggi conservato nelle sale del museo Reina Sofia di Madrid. L’artista spagnolo lo realizza all’indomani del bombardamento dell’omonima città basca ad opera delle forze dell’aviazione tedesca (in particolare la Legione Condor, un’unità volontaria della tedesca Luftwaffe); avvenuto il 26 aprile 1937, ventotto mesi prima dell’inizio della seconda guerra mondiale. Nell’attacco muoiono 1.645 innocenti, 889 rimangono feriti. Guernica a quel tempo è una delle poche città basche che ancora resiste alle falangi franchiste, luogo simbolo di democrazia e sede della Casa de Juntas (l’antico Parlamento). 

BOMBARDAMENTO DI GUERNICA
Guernica dopo il bombardamento

Picasso è a Parigi, dove risiede dal 1904. Apprende la terribile notizia al Café de Flore, in boulevard Saint Germain, dove è solito passare il tempo con amici e intellettuali. Intanto da Radio Bilbao il presidente basco Josè Antonio Aguirre comunica al mondo il crimine compiuto: «Uomini dell’aviazione tedesca al servizio dei ribelli spagnoli hanno bombardato Gernika (nda: il nome basco di Guernica che, per esteso, è Gernika-Lumo) bruciando la città storica tanto venerata dai baschi. Hanno voluto ferirci nel più delicato dei nostri sentimenti patriottici, chiarendo senza equivoci ancora una volta cosa potrebbe aspettarsi Euskadi (la denominazione in lingua basca delle Provincie Basche) da gente che non esita a distruggere il santuario custode dei nostri secoli di libertà e democrazia». Nel pomeriggio di quello stesso giorno, un corteo manifesta per il centro della città francese per i diritti umani: quello di Guernica, nella storia europea, è il primo bombardamento aereo a tappeto; un atto terroristico nazista a sostegno della politica prevaricatrice e violenta di Franco.

Pablo Picasso
Pablo Picasso

Le parole di Josè Antonio Aguirre scuotono Picasso, che viene percorso da sentimenti contrastanti: paura, sdegno, senso di impotenza ma soprattutto voglia di reagire a quella disumana azione che ha ferito e offeso la sua terra. Fortunatamente non è da solo. Numerosi volontari, infatti, si arruolano nelle Brigate Internazionali per difendere le istituzioni repubblicane e democratiche. Per gli intellettuali liberi, la guerra rappresenta il momento decisivo per compiere una scelta fra la democrazia e il fascismo. Fra questi c’è anche il poeta Garcia Lorca, che dopo aver firmato un manifesto a sostegno del Fronte Popolare viene fucilato senza processo dai falangisti di Franco. Se il governo spagnolo può contare sul sostegno dell’Unione Sovietica e dei volontari, le dittature fasciste di Adolf Hitler e Benito Mussolini s’impegnano militarmente a favore dei franchisti, mentre le potenze democratiche di Francia e Gran Bretagna si astengono.

Guernica (particolare)
Guernica (particolare)

Picasso, senza indugiare, decide così di manifestare il proprio sdegno e il proprio impegno politico con l’unica arma in suo possesso: l’arte. Il primo maggio, inizia a realizzare alcuni schizzi per quella che sarebbe diventata l’opera più importante del Novecento, reazione all’orrore della guerra e alla crudeltà. «Ho sempre creduto – afferma Picasso – che gli artisti che vivono e lavorano con valori spirituali non possano – e non debbano – rimanere indifferenti ad un conflitto, nel quale sono in gioco i massimi valori dell’umanità e della civiltà». L’artista lavora incessantemente alla propria tela. Una tela molto grande: otto metri di larghezza per tre di altezza. Nel cuore di Picasso c’è la Spagna e la forza creatrice di Guernica risiede proprio nella spinta sentimentale dei fatti. Picasso concentra in una sola grande immagine il disastro vissuto dal suo Paese: l’annientamento di una pacifica comunità cittadina e la negazione di ogni ideale di libertà e democrazia. Nell’opera, rigorosamente in bianco e nero, ogni figurazione tende a denunciare la verità delle cose: i personaggi emblematici del dramma assumono un significato universale di condanna verso ogni forza politica attentatrice all’integrità umana. Si tratta di una sintesi efficace del massacro: le donne; un soldato a pezzi; il cavallo – simbolo del popolo – che nitrisce disperato; il toro, simbolo della violenza, che ci guarda negli occhi; un fiore, una lampada accesa, un uccello.

002-065-08aÈ alle donne che Picasso affida la comunicazione dei sentimenti di pietas: c’è la madre che piange, la testimone che regge il lume, la fuggitiva e la vittima che cade nell’abisso. Un attacco alle donne e ai bambini assume il significato di un attacco contro tutta l’umanità, impreparata alla brutalità indiscriminata della guerra. L’opera è accompagnata dalle parole dure del suo autore: «La guerra di Spagna è la battaglia della reazione contro il popolo, contro la libertà. Nel quadro che intitolerò Guernica esprimo il mio disprezzo per la casta militare che fa sprofondare la Spagna in un oceano di dolore morale di morte». Picasso urla al mondo che tutto quello che di bello c’è è morto, soffocato da forze oscurantiste. Ma non solo. Picasso lancia un avvertimento: quello che è accaduto potrebbe riaccadere, e una nuova azione nazifascista potrebbe colpire l’umanità. Tuttavia, un piccolo fiore spunta dalla composizione: è un segno di speranza per un futuro migliore, se l’umanità sarà in grado di risvegliare la propria coscienza e combattere, sempre, per l’uguaglianza, la democrazia e la libertà.

Picasso presenterà Guernica nel luglio del 1937 all’Esposizione Internazionale di Parigi, quell’anno dedicata al lavoro, alla pace e al progresso. La Spagna repubblicana vi partecipa con un programma ben preciso: avvertire l’opinione pubblica e tutte le forze libere che il conflitto spagnolo è solo l’inizio di una catastrofe di dimensioni mondiali e dimostrare il proprio progetto di democrazia. In seguito, il quadro farà tappa nelle più importanti città del mondo per raccogliere fondi per la causa democratica spagnola. Guernica, per volontà del suo autore, tornerà in patria solamente nel settembre del 1981, quando le libertà politiche furono ristabilite.

Francesca Gentili, critica d’arte