2000px-Gay_flag_nice.svgIn questi primi mesi del 2016, la bandiera arcobaleno, simbolo della comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e trans gender), sventola con fierezza in Italia. Al centro del dibattito politico ci sono le tanto discusse unioni civili e il diritto, per ora negato, della cosiddetta stepchild adoption, ovvero la possibilità da parte del genitore non biologico di adottare il figlio, naturale o adottivo, del partner. Diritto, fra l’altro, già previsto per le coppie eterosessuali sposate da almeno tre anni. Dalla tv ai social media abbiamo visto numerosi volti noti e meno noti indossare i colori arcobaleno per manifestare contro ogni forma di discriminazione e pregiudizio.

Ma quando e da chi fu creata la Rainbow Flag? La bandiera arcobaleno, spesso confusa con la bandiera della pace, compare per la prima volta il 25 giugno 1978, durante la Gay Freedom Right Parade di San Francisco. A idearla un giovane artista americano, Gilbert Baker che, con una trentina di attivisti, tinge e cuce, per la manifestazione, una bandiera con otto colori: rosa, rosso, arancione, giallo, verde, turchese, indaco, viola che, rispettivamente indicano la sessualità, la vita, la salute, la luce del sole, la natura, la magia, la serenità e lo spirito. Baker è bravo con l’ago e il filo: fin dalla prima adolescenza cuce da solo i propri vestiti, e li realizza seguendo la moda eccentrica di David Bowie e Mick Jagger.

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Gilbert Baker, l’ideatore della bandiera arcobaleno

Lo scopo di Baker è dare al movimento LGBT un simbolo potente, emblema di coesistenza e diversità. «Volevo creare qualcosa di bello – racconta l’artista – qualcosa che venisse direttamente da noi e non autoimposto da qualcun altro. L’arcobaleno è perfetto perché rappresenta davvero la nostra diversità in termini di razza, sesso, età. E poi è una bandiera naturale, che arriva dal cielo». A Baker, difatti, non piace il simbolo usato dalla comunità gay fino a quel momento, il triangolo rosa, perché riprende l’immagine con cui i nazisti, durante la seconda guerra mondiale, individuavano gli omosessuali. Il nuovo simbolo, pensa l’artista, deve essere positivo ed esprimere gioia, orgoglio e amore per la vita. E i colori dell’arcobaleno centrano in pieno l’obiettivo. «Ho pensato – afferma Baker – che una bandiera è una forma d’arte diversa da qualsiasi altra; non è un dipinto e non si tratta solamente di un pezzo di stoffa; non è un logo, non c’è neppure scritto la parola gay ma è qualcosa che tutti capiscono immediatamente. È un simbolo del nostro popolo».

Anche se Baker non ha mai raccontato quale sia stata la sua fonte d’ispirazione, secondo alcuni bene informati, deriverebbe dalla passione per l’attrice americana Judy Garland (1922-1969), prima icona del movimento gay, il cui film più conosciuto è Il mago di Oz, la cui colonna sonora è la celebre Somewhere Over the Rainbow.

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Per altri, invece, la scelta dell’arcobaleno è un chiaro riferimento all’arcobaleno che, nella Bibbia, Dio fa apparire in cielo per segnalare a Noè la fine del Diluvio universale: «Questo è il segno del patto che io ho stabilito fra me e ogni essere vivente che è sulla terra» (Genesi 9,8-17)

In ogni caso, l’idea di creare una bandiera con i colori dell’arcobaleno conquista subito la comunità gay e, in breve tempo, diventa il nuovo tratto distintivo del movimento.

Quando il 27 novembre 1978 Harvey Milk, leader del movimento per i diritti gay e prima personalità pubblica a dichiarare la propria omosessualità al mondo intero, viene assassinato da un ex dirigente comunale di San Francisco, la collettività gay e eterosessuale si mobilita esprimendo il proprio sconcerto per quanto accaduto; in quella circostanza la bandiera arcobaleno viene esibita con orgoglio in tutti gli Stati Uniti, diventando, definitivamente, il simbolo mondiale del movimento LGBT.

Le otto strisce con cui, inizialmente, Baker aveva formato la bandiera vengono ridotte a sei: dopo l’assassinio di Milk, infatti, in molti chiedono una copia della bandiera e l’artista, avendo difficoltà a trovare il tessuto di color rosa, decide di eliminarlo, come pure l’indaco.

Da allora, ogni giorno, la bandiera viene usata da milioni di persone come messaggio di rispetto e solidarietà per le diversità e mostrato durante le manifestazioni pubbliche, prima fra tutte il Gay pride. E non solo. Nel 1994, nel 25° anniversario dei Moti di Stonewall, il più importante e violento evento storico del movimento di liberazione gay, Baker realizza la bandiera arcobaleno più grande del mondo, lunga addirittura un miglio. Dopo la celebrazione la bandiera è stata tagliata in più sezioni e distribuita in tutto il mondo. Nel 2003, inoltre, Baker produce un’altra grande copia della bandiera, per festeggiare i 25 anni dalla sua prima creazione: lunga due chilometri, è stata distesa in Florida, a Key West, per unire l’Oceano Atlantico al Golfo del Messico. Nell’estate 2015, il MoMA di New York, una delle istituzioni di arte contemporanea più prestigiose, ha acquistato la bandiera originale a otto colori, mostrandola nel settore dedicato al design. In questa occasione Baker ha rilasciato un’intervista a Michelle Millar Fischer, Curatorial Assistant del museo, raccontando perché ha scelto proprio una bandiera come simbolo del movimento gay: «La mia amicizia con Harvey Milk – ha commentato l’artista – mi ha dato la possibilità di partecipare, come attivista, al movimento di liberazione gay, proclamando anche attraverso la bandiera quello che ero realmente. Oggi posso andare in diverse parti del mondo e, se vedo una bandiera arcobaleno, mi sento connesso con quel luogo, consapevole che lì c’è uno spirito a me affine e che quello è un posto sicuro. Perché, nonostante alcuni passi in avanti, c’è una forte resistenza ad accettare l’omosessualità».

Francesca Gentili, critica d’arte