La strana gioventù è il secondo romanzo di Marco Noccioli, edito da Efesto nel 2024. L’autore racconta la generazione ribelle nella San Pietroburgo del 1862 – come indicato dal sottotitolo – ma nel romanzo trovano spazio anche altre trame. La scelta del tema è riassunta da una citazione di Benedetto Croce, in esergo del libro, dove il filosofo conferma che il passato va riconosciuto come causa del presente e dunque «è evidente che solo un interesse della vita presente ci può muovere a indagare un fatto passato» (da Teoria e storia della storiografia, 1917).

Londra, cimitero di Highgate. La tomba di Karl Marx

La vicenda è raccontata attraverso lo sguardo del protagonista Orazio Torriani, già personaggio principale del primo romanzo dell’autore (Il bibliotecario di Marx, Efesto, 2022), che così con questo nuovo lavoro sembra dar vita a una serie. Orazio Torriani (figura di fantasia con il nome di un architetto del Seicento) è un trentenne romano che lavora al British Museum di Londra collaborando con Antonio Panizzi, lo studioso realmente esistito che ha dato inizio alla storia della catalogazione, e ha contatti con Karl Marx, che allena le sue idee nella stessa biblioteca dove Orazio lavora.

In un disegno, l’attentato di Felice Orsini a Napoleone III

Alla luce del tentativo di Felice Orsini di attentare alla vita di Napoleone III, Orazio fa rientro a Roma per evitare che lui e Panizzi possano venire indagati come cospiratori. Il rimpatrio di Torriani viene motivato da una collaborazione fra il British Museum e l’antiquaria libreria Monaldini di Piazza di Spagna a Roma. Quando Torriani fa ritorno fra le mura domestiche – dove lo aspetta il calore della moglie Marianne (la sorellastra della domestica dei coniugi Marx) e la giovane figlia Hilda (in italiano Guerriera) – ben presto deve ripartire, poiché gli viene proposta una nuova collaborazione lavorativa: Sobolshchikov, il bibliotecario della Biblioteca Imperiale di San Pietroburgo, vuol costruirvi una sala lettura, cosicché a Torriani viene proposto un soggiorno nella capitale russa per partecipare alla realizzazione, essendo esperto nel campo per aver già contribuito alla progettazione della Reading Room del British Museum nel 1857.

Il British Museum

Il racconto si sposta così a Pietroburgo e la trama è per la maggior parte circoscritta a questa città e ai pochi mesi che il protagonista deve passarci – da aprile a luglio del 1862. Solamente gli ultimi due capitoli (due su sedici) evadono il perimetro  temporale del romanzo: sono passati quattordici anni dal soggiorno russo di Orazio e fungono da resoconto di quell’esperienza, strutturati in forme di dialogo dove il narratore ha l’occasione di ripescare quei mesi passati e riordinare gli interrogativi di quell’avventura del 1862. Sicuramente l’espediente di Noccioli della ricostruzione mnemonica degli avvenimenti a distanza di anni ha un’efficace funzione di chiarimento anche per il lettore e la strategia di delucidazione trova una stampella nell’analisi del libro Che fare? di Nikolaj Gavrilovič Černyševskij. Ma prima dobbiamo fare dei passi indietro.

San Pietroburgo, la Prospettiva Nevsky nel 1800

Il nucleo tematico intorno al quale ruota la trama sono i giovani capelloni e le giovani occhialute della San Pietroburgo capitale, definiti così per il loro modo insolito di presentarsi. Si definiscono nichilisti, non perché apaticamente non credono più a niente e vivono nel vuoto: il nihil al quale fanno riferimento è l’ignoranza socratica del sapere di non sapere: rifiutano di accettare le nozioni come precetti dogmatici, ma vi si approcciano con il senso critico di chi problematizza la realtà, a partire dalla destrutturazione dei modi di fare più quotidiani, fino agli ideali politici e sociali.

Un riratto del pittore Ilya Yefimovich Repin, “Studente nichilista”

Orazio si avvicina curioso a questo gruppo e i primi incontri daranno inizio alla vera trama del romanzo. Si tratta di giovani studenti che tramite il loro Comitato Studentesco attuano delle azioni clandestine in dissenso con il governo. Il gruppo non è omogeneo: non è vero che tutte le ragazze indossano gli occhiali e tutti i ragazzi portano i capelli lunghi, né tanto meno vige un’idea univoca su una politica ideale. Tuttavia, essi fanno comunemente capo allo stesso riferimento: lo scrittore Černyševskij e le sue idee, manifestate tramite il Sovremennik (Il Contemporaneo), la rivista dove pubblica i suoi articoli sotto pseudonimo. Con sguardo investigativo, il protagonista, vergine di informazioni sul movimento rivoluzionario democratico russo, impara nel corso dei mesi a conoscere e scoprire la vasta rete latente che si cela dietro più istituzioni autogestite, come il Circolo degli Scacchi, che non è un vero circolo di scacchisti – come previsto da Orazio che si lascia ingannare dal nome – ma un punto di ritrovo del movimento, dove sovente Černyševskij pronuncia i suoi discorsi.

La strategia narrativa di Noccioli riesce a districare la complessa situazione storica: egli racconta l’impero zarista e i dissidenti del sistema selezionando i personaggi e facendo in modo che Orazio entri in contatto con questi eletti. In questo modo il lettore riesce meglio a recepire l’analisi degli studenti universitari definiti progressisti, il Comitato Studentesco, la divulgazione di certi articoli di giornale e di proclami, il Circolo degli Scacchi, il Sovremennik, il caffè Dominik, le librerie di Serno-Solovyevich, la condizione femminile e gli ideali rivoluzionari. Una focalizzazione piuttosto nitida è dedicata al genere femminile: le giovani donne che Orazio conosce e che aderiscono al progressismo clandestino manifestano impeti femministi e incarnano la volontà di indipendenza che si stava diffondendo fra le donne di San Pietroburgo. Per esempio, la ventenne Natalia Korsini racconta a Orazio il suo ingresso all’Università Statale della città nell’autunno del 1859, anno nel quale viene concesso alle donne di partecipare come uditrici alle lezioni. I personaggi sono ben consapevoli che solo grazie allo studio si ha la possibilità di redimere la mente e di applicare quel senso critico omaggiato dallo stesso nichilismo di cui si fanno portavoce.

L’impero russo nel 1912

La narrazione delle vicende di Orazio è interrotta a più riprese dagli Intermezzi. In questi Orazio perde le facoltà di narratore e si impone un’ottica totalmente diversa, antagonista: vengono riportati i dialoghi delle autorità russe, il loro controllo sui rischiosi movimenti anti-sistemici, la stabilizzazione di un programma di investigazione e il conseguente arresto dei cittadini reputati sospetti. In tal modo, l’autore rende il lettore conscio di un sistema autocratico ingiusto e repressivo, mettendo in risalto sia l’importanza storica del movimento progressista, sia la sua motivazione morale. La strana gioventù stimola nel lettore una profonda curiosità verso la conoscenza, riuscendo a rendere accessibile la vastità della materia trattata attraverso la figura del protagonista, Orazio Torriani. Il lettore si immerge nel suo punto di vista, assumendo la sua prospettiva e, al contempo, intraprende con lui il percorso di esplorazione del significativo passato dell’uomo. Questo processo di identificazione è agevolato dall’invenzione stessa del protagonista: Orazio, infatti, non è mai esistito, e come il lettore, si trova a navigare tra gli eventi storici, addentrandosi in una selva di conoscenze già note e studiabili, ma con una prospettiva innovativa. La sfida dell’autore consiste nel rendere intrigante e inedito ciò che è noto, offrendo una nuova chiave di lettura di fronte a un materiale storico consolidato.

Il libro si configura come una lettura investigativa che, pur confrontandosi con la complessità storica dell’Ottocento, la traduce in forma romanzesca, andando oltre la mera ricostruzione dei fatti. Noccioli sottolinea che al centro della Storia non vi sono solo gli eventi, ma prima di tutto le persone, con le loro relazioni, che costituiscono il nucleo fondante delle vicende storiche. In questo modo, l’autore avvicina il lettore alla Storia del XIX secolo, rivelando che le cause, le conseguenze e le interconnessioni tra gli eventi sono mosse da individui comuni, prima ancora che da figure storiche celebri. Un esempio lampante è la figura di Karl Marx, ritratto dal narratore come un compagno di studi a Londra, con la mente piena di riflessioni e progetti ancora in fase embrionale. Indipendentemente dal grado di preparazione storica del lettore, che sia esperto e in grado di anticipare gli sviluppi o meno, l’autore apre nuovi varchi, spingendo l’attenzione sugli intrecci umani e sulle emozioni che animano i protagonisti, svelando storie inedite all’interno della cornice della grande Storia. Comunque, è impossibile non riconoscere che il testo si configuri come un atto di fedeltà alla Storia, studiata con la minuziosità e lo scrupolo di chi desidera non tradire il lettore, fornendo uno sfondo veritiero e accurato.

Noccioli elude il dictatum aristotelico dell’unità: l’azione non si svolge in un unico luogo né in un arco temporale ristretto (la seconda parte del romanzo si svolge quattordici anni dopo la prima), e non si concentra su una sola vicenda. Nonostante i salti temporali e geografici, la visione olistica del narratore riesce comunque a unire luoghi e vicende sotto un’unica trama, chiara e coinvolgente, testimone di una Storia che non può essere raccontata senza tenere conto del passato, poiché esso inevitabilmente si riflette nel presente. Il perno di questa strategia narrativa è Orazio Torriani e la composita interpretazione che riesce a dare alla realtà, amalgamando sapientemente lo sguardo dello storico, dell’architetto, del letterato, ma anche dell’ignorante e dello sprovveduto che si trova nella necessità di informarsi e comprendere determinati eventi. In questo senso, il narratore prende per mano il lettore, accompagnandolo nella ricerca di risposte, mentre entrambi osservano con attenzione la storia dell’uomo attraverso una lente che la rende pienamente tangibile.

Lo scrittore Nikolai gavrilovic Cernysevskij. Sullo sfondo la copertina del romanzo “Che fare?” in una delle edizioni italiane

A distanza di quattordici anni, il protagonista traduce e commenta il romanzo Che fare? di Černyševskij. Si tratta di un romanzo che lo scrittore aveva in mente già da anni e ne aveva annunciata l’idea a Orazio. Gli ultimi due capitoli de La strana gioventù sono dedicati all’analisi di alcuni passi, finché Orazio non conclude che «il testo tratta della necessità del vero amore nelle relazioni umane», base di una futura società giusta. Il romanzo di Černyševskij ebbe effettivamente una grande risonanza nella realtà e un grande influsso su diverse generazioni di giovani rivoluzionari, compreso Lenin che darà lo stesso titolo al suo saggio politico del 1902 sull’organizzazione del partito proletario rivoluzionario). D’altronde, come anticipato da un dialogo fra Orazio e lo scrittore, il titolo Che fare? diventa un interrogativo che spinge i personaggi e i lettori a riflettere sulle possibilità e le modalità di cambiamento nella società. Fra le ultime pagine de La strana gioventù trapela l’affetto che l’autore custodisce nei confronti di questo libro: sembra quasi che l’intenzione di Noccioli sia quella di affidare al lettore l’interesse e la cura nella lettura del Che fare?

Chiara Parronchi