
Noi, ragazzi della libertà è la riduzione per ragazzi di Noi, Partigiani – memoriale della Resistenza italiana (Feltrinelli, 2020), che raccoglie una selezione trascritta delle video-interviste agli ultimi partigiani viventi, oltre un centinaio delle quali già consultabile nell’Archivio multimediale www.noipartigiani.it, promosso dall’Anpi col contributo dello Spi-Cgil.
L’insieme di queste voci è non solo una “corale” della memoria, ma è anche bussola che ci orienta verso la società e il futuro immaginati dai resistenti di allora e scritti nella nostra Costituzione.

Per quanto si possa, come ci si augura, continuare ad arricchire e allungare questa catena di parole che viene dal passato, dobbiamo ricordare che l’ultimo anello saremo sempre comunque noi, chiamati direttamente in causa e alla responsabilità di perseguire, di nuovo con pensieri e azioni, gli ideali democratici di allora. E nell’Italia di oggi se ne sente tutta la necessità: lapidi dei partigiani sfregiate, attacchi e derisioni nel confronti dell’Anpi – accusata di essere un anacronistico e parassitario ferrovecchio – iniziative neofasciste sempre più sfacciate e sempre più capillarmente tollerate anche dalle istituzioni repubblicane. Tutto questo ribadisce che la memoria e l’esempio dei resistenti devono sopravvivere loro, come scrivono Lerner e Gnocchi nella prefazione di Noi, Partigiani: “La scelta da essi compiuta quando erano ragazzi deve rinnovarsi […] perché il fascismo non abbia un futuro”.

Nel bel volume Noi, ragazzi della libertà, illustrato da Piero Macola ed edito nella collana FeltrinelliKIDS (2021), si raccolgono le voci di diciotto resistenti, uomini e donne che scelsero di prendere parte, divenendo appunto partigiane e partigiani. Le testimonianze sono un campione significativo delle circostanze e delle ragioni disparate e numerose che spinsero i giovanissimi di allora alla scelta, ma unico per tutti era il traguardo della lotta: giustizia, libertà, uguaglianza. In una parola, democrazia.

Eppure molti di loro conobbero le parole (Resistenza, partigiano e staffetta…) soltanto dopo l’esperienza: “Io avevo quattordici anni e mezzo nel ’43, finiti a novembre, e mi trovai sulla breccia: non sapevo cosa volesse dire la parola staffetta, ma mi davo da fare” (Maria Cavatassi).
È, insomma, soprattutto l’esperienza della miseria, dell’ingiustizia e della discriminazione, della violenza e della guerra che guida alla scelta antifascista e che cura perfino giovanili infatuazioni per il duce, come fu per Michele Montagano che preferirà restare Imi anche quando suo padre lo pregherà di optare per la Repubblica sociale.
Le testimonianze che si dipanano in Noi, ragazzi di libertà sono davvero voce collettiva: corale come quando si ascolta un coro e si percepiscono contemporaneamente sia l’insieme che la singolarità di timbri e tonalità, così dopo aver letto l’intero volume, pare di ricordare ciascuna vicenda nitidamente, invece spesso si confondono e si mescolano tra loro, poiché il dettaglio specifico di ognuna, la contingenza che le contorna e separa una dall’altra, sfuma – come si diceva prima – nell’unicità dell’intento, nell’identica direzione verso cui tutte, più o meno consapevolmente, muovevano: la libertà. Ecco allora che gli interni di molte abitazioni – la borghese e la contadina – si sovrappongono, agio e povertà sbiadiscono, perché nitida e uguale resta l’intensità degli affetti che stringe i familiari e che è doloroso in egual modo per tutti, proletari o ufficiali d’esercito, troncare.

Lo storico Alessandro Barbero in un breve estratto video, diventato virale, ricorda con precisione quale sia la differenza tra “storia” e “testimonianza” ed è un bene, pertanto, sottolineare una volta ancora che le voci di questi 18 testimoni sono sostenute da una sempre più ricca, specifica e dettagliata storiografia che negli anni ha ricostruito con metodo rigoroso il contesto storico da cui muovono, senza risparmiare nessun aspetto della Resistenza, neanche le cosiddette “macchie” (checché sostengano detrattori e revisionisti). Dal combinato di testimonianze e storia emerge netta e indiscutibile la differenza fra le parti in lotta, fra la scelta per la libertà e la democrazia da un lato e quella per la violenza e la dittatura nazifascista dall’altra.
Complementari alla lettura di Noi, ragazzi della libertà e sempre di agevole fruizione durante le ore di storia o educazione civica a scuola sono proprio le videointerviste presenti nel portale www.noipartigiani.it, in cui anche i nostri diciotto protagonisti prendono voce e figura. Persino quando la storia si fa, nell’inchiostro, più tragica o drammatica, la videointervista coglie nei gesti, nelle espressioni e nei toni dei testimoni, tutta la naturalezza del resoconto di quei fatti.
Ho deciso di ascoltare le interviste di questi “fantastici diciotto” solo dopo aver letto il libro. Le ragazze e i ragazzi di allora oggi hanno tutti oltre 90 anni, alcuni sono centenari. Nessuno si pente della scelta compiuta, allora, ognuno la rifarebbe senza indugio, nonostante la delusione e talvolta la rabbia suscitate da un presente in cui, come afferma Madeleine Albright, “il fascismo è a tutti gli effetti un concetto alla moda, che si fa strada nel dibattito sociale e politico come una pianta infestante”. Dalle loro rughe appaiono la fragilità e la brevità della vita umana, per questo risalta maggiormente il coraggio e la generosità del loro aver preso posizione, del loro aver combattuto e resistito: il breve frammento d’esistenza concesso a ognuno di noi, proprio perché già di per sé breve e precario, ha senso viverlo se possiamo distinguerci dalle bestie, se possiamo farlo da uomini e donne liberi.
Pubblicato sabato 10 Luglio 2021
Stampato il 05/10/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/librarsi/eravamo-adolescenti-ci-guidavano-le-stelle/