È recentemente uscito il libro “Dalla piazza alla Libertà – storia di un carabiniere sardo nella Resistenza a Roma”, pubblicato dall’editore Carlo Delfino. Il volume, scritto da Salvatore Meloni, racconta la storia dell’omonimo zio carabiniere, insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria per l’attività partigiana con la Banda Caruso nella Roma occupata dai tedeschi.

Una veduta di Villanova Monteleone (SS)

Nato a Villanova Monteleone (SS) il 16 agosto 1922, Salvatore Meloni, neppure diciannovenne, parte volontario nell’Arma il 26 aprile del 1941, nel pieno della seconda guerra mondiale. È a Roma nei giorni dell’armistizio e si trova a vivere momenti difficili per la reazione tedesca alla difesa della città a cui aveva partecipato anche l’Arma, oltre che per la ben nota fedeltà della Benemerita alla corona sabauda, il ruolo avuto nell’arresto di Mussolini dopo il 25 luglio e che avrà nell’uccisione del gerarca fascista Ettore Muti. E sono molti i carabinieri “sbandati” che, nell’Italia occupata, cominciano a supportare le prime formazioni partigiane. Altri invece rimarranno al loro posto, limitandosi a garantire l’ordine pubblico, rispettando precisi ordini superiori. Va pure ricordato che nel novembre 1943, l’Arma verrà inglobata nella Guardia nazionale repubblicana del governo collaborazionista di Salò, come i militi della Pai e della vecchia Milizia fascista.

Il 7 ottobre del 1943, la settimana antecedente la razzia del Ghetto ebraico, Salvatore Meloni è tra i 2.000 carabinieri di stanza nella capitale arrestati, disarmati e deportati dalle milizie nazifasciste per volere di Kappler e del ministro repubblichino Rodolfo Graziani. Sono caricati su treni merci dalle stazioni Ostiense e Trastevere e avviati verso i campi di prigionia della Germania nazista.

(anpiroma.org)

Con alcuni compagni, tra i quali il compaesano Antonio Piras, Salvatore Meloni riesce a saltare dal treno e a rientrare clandestinamente a Roma dove trova rifugio presso la casa di “un villanovese”, secondo quanto riporta una memoria scritta da Piras. I due si adoperano insieme ad altri militari dell’Arma per costituire diverse bande afferenti al Fronte Clandestino dei Carabinieri, noto anche come Banda Caruso, poiché guidata dall’anziano generale Filippo Caruso. A Roma, la formazione è all’interno del più ampio Fronte Militare della Resistenza, guidato fino a gennaio 1944 dal colonnello Montezemolo (arrestato il 16 del mese e ucciso a marzo alle Fosse Ardeatine) e successivamente dal generale Bencivenga e dal generale Odone.

Lo sbarco alleato ad Anzio (comune.anzio.roma.it/)

Agli inizi di gennaio 1944, Salvatore Meloni e Antonio Piras si dividono perché chiamati a operare in due bande differenti. Ma dopo lo sbarco alleato ad Anzio (22 gennaio) vengono inviati ambedue a Tivoli per lavorare nella locale fabbrica della Pirelli. La missione consiste nel proteggere lo stabilimento industriale, sabotare la produzione affinché non finisca in mano ai nazifascisti e controllare la strategica zona da cui transitano i convogli militari tedeschi diretti alle coste laziali. Devono anche segnalare ai comandi del Fronte i movimenti di truppe e gli impianti germanici per dar modo all’aviazione alleata di poterli colpire.

Rientrato a Roma, il carabiniere Meloni trova rifugio in casa Franceschino Carboni, un villanovese sposato con Margherita Confalonieri, zia di Fedele, futuro braccio destro di Silvio Berlusconi.

Il carabiniere Salvatore Meloni, MdA VM

Ai primi di aprile Salvatore, Antonio Piras e un brigadiere di origine sarda, Enrico Zuddas, sono incaricati del delicato compito di scortare e proteggere il capo di stato maggiore del Fronte Militare, il generale Angelo Odone.

Roma, piazza della Libertà in una cartolina d’epoca (abitareroma.it)

La tragedia si compie il 29 maggio 1944. In piazza della Libertà, la polizia nazifascista tenta l’arresto del generale Odone e di altri ufficiali. Meloni, Zuddas e Piras reagiscono coraggiosamente. Salvatore, ferito in tre parti del corpo, muore due ore dopo in ospedale, aveva 22 anni; Zuddas perirà dieci giorni più tardi. Solo Antonio Piras era riuscito miracolosamente a dileguarsi tra la folla e a salvarsi per poi continuare la lotta clandestina.

Il Sacrario militare al cimitero monumentale del Verano, a Roma

Pochi giorni dopo, il 4 giugno, Roma è finalmente libera. I due eroici carabinieri saranno sepolti al cimitero del Verano nel Sacrario militare, dove tuttora dimorano. Sarà inoltre loro conferita la medaglia al valor militare per l’attività partigiana per ferma volontà del generale Caruso.

Oggi, la figura del giovane Salvatore Meloni è ricordata anche nel suo paese natale. Il 22 giugno 2019, con una solenne cerimonia, la locale caserma dei carabinieri è stata intitolata alla sua memoria. Un riconoscimento giusto e auspicato da tempo che ha finalmente colmato un’amnesia e riparato a un’ingiustizia morale. Infatti, mentre il compagno di sventura Enrico Zuddas venne insignito nel 1946 della Medaglia d’Oro al Valor Militare e avrà il giusto tributo – con l’intitolazione di vie nella natia Dolianova e nella capitale e, oltre a portare il suo nome l’attuale sede del Comando regionale Carabinieri della Sardegna, gli era stato intitolato il 38° Corso A.S. dell’Arma nel biennio 1985-1987 – Salvatore era stato dimenticato. Il riconoscimento al valore, la MdA VM,  era arrivato nel 1950 e nel passato gli era stato unicamente dedicato un corso di addestramento per carabinieri nella città di Benevento.

Il libro “Dalla Piazza alla Libertà”, concepito inizialmente come una semplice e sommaria ricostruzione della vicenda umana del giovane carabiniere sardo è diventato un racconto più ampio. Un lavoro che, oltre la dimensione affettiva che lega l’autore al personaggio narrato, ha cercato di evidenziare l’importante ruolo svolto da molti carabinieri durante la Resistenza, colmando un vuoto di conoscenza su una vicenda altrimenti soffocata dall’oblio, e l’inconsistenza storica e morale di chi, strumentalmente, vuole raccontare la lotta per la Liberazione riducendola a un esclusivo conflitto ideologico tra fascisti e comunisti.

La Resistenza fu ben altro, un impegno fino all’estremo sacrificio di popolo e di donne e uomini, spesso giovanissimi, e di tantissimi militari e carabinieri che combatterono per restituire la libertà a tutto il Paese.

Salvatore Meloni