1 giugno 2021, inaugurazione della mostra “1938 – Leggi razziali fasciste. Alle origini del razzismo in Italia” nei locali della questura della provincia di Perugia. Nella foto, il questore Antonio Sbordone e la coordinatrice regionale Anpi Umbria e presidente del comitato provinciale dei partigiani di Perugia, Mari Franceschini

Una piccola grande storia che comincia il 25 aprile, fa tappa in occasione della Festa della Repubblica e guarda avanti. Una storia di partecipazione, coscienza civica e insieme di memoria attiva e presenza sul territorio. Tutto è iniziato con una lettera dell’Anpi Umbria inviata la settimana precedente a ciascuno dei rappresentanti delle autorità responsabili dell’amministrazione della giustizia e dell’ordine pubblico: procuratori, magistrati questori, prefetti, carabinieri. «Volevamo testimoniare la vicinanza dell’Anpi a chi ogni giorno si occupa di un settore così complesso» illustra Mari Franceschini, coordinatrice regionale umbra e presidente del comitato provinciale degli eredi della Resistenza.

Il testo della missiva recitava: “Nell’approssimarsi del 25 Aprile, Festa della Liberazione, il coordinamento regionale Anpi Umbria ha ritenuto necessario e doveroso rivolgersi a tutte le autorità civili e giudiziarie che operano quotidianamente per la tutela dell’ordine pubblico e per la repressione delle attività criminali, in particolare per quei reati a partire dalla XII disposizione transitoria della Costituzione, trovano espressione nel nostro ordinamento giuridico in quanto lesivi dei diritti democratici dei cittadini perché contrastanti con i principi fondamentali sanciti dalla nostra Carta costituzionale, nascente proprio dalla Liberazione e dal carattere antifascista della stessa. E nell’augurare dunque a dette autorità una buona Festa della Liberazione e per esprimere il senso di gratitudine della nostra associazione per il quotidiano lavoro svolto, vorremmo far loro dono del libro Antifascismo quotidiano recentemente pubblicato e curato dal presidente emerito dell’Anpi Carlo Smuraglia e con il contributo di magistrati e cultori del diritto, ha riassunto e analizzato le disposizioni normative vigenti, poste non solo a contrastare la possibile ricostituzione del partito fascista, ma tutti quei fenomeni di neofascismo e razzismo che purtroppo ancora presenti la nostra società, contrastano con lo spirito democratico e antifascista della nostra Costituzione. Per quanto sopra detto preghiamo cortesemente di concederci un incontro”.

Tutti i destinatari della missiva hanno ricevuto la delegazione Anpi, tutti senza eccezione alcuna, rivelando attenzione e preoccupazione. «Abbiamo costatato grande sensibilità, dettata anche dal particolare momento economico, politico e sociale che stiamo vivendo» aggiunge Mari Franceschini.

Uno dei manifesti realizzati per le esposizioni del 2019

Poi è arrivata l’idea di proporre nei locali della questura di Perugia la mostra “1938 – Leggi razziali fasciste. Alle origini del razzismo in Italia”, un’esposizione preziosa, frutto di un progetto ideato dall’Anpi di Massalombarda (RA) e ripreso dall’Anpi Umbria con patrocinio della Regione, scorsa amministrazione, oltre che della Provincia di Terni e del Comune di Orvieto, e realizzato con la collaborazione del Museo Diffuso della Resistenza e della Deportazione di Torino, l’Anpi provinciale di Terni, la sezione di Orvieto, e alcuni istituti scolastici.

Alcuni dei pannelli della mostra proposti in molte altre località

La raccolta, ben 33 pannelli, con la ricostruzione rigorosa degli eventi accaduti con il proposito di far conoscere una delle pagine più vergognose del ventennio fascista attraverso i fatti. Già, perché basta semplicemente mettere in fila quanto accadde per poter riflettere sull’ascesa del fascismo, stretto a doppio filo con l’ideologia razzista e su come si impose allora il consenso, per usare un ossimoro. I pannelli raccontano l’impresa coloniale in Etiopia dove venne realizzato un regime di apartheid, diremmo oggi; per giungere alle leggi razziali del 1938, quando vennero gli ebrei italiani e altre minoranze furono esclusi dalle scuole, dagli uffici, depredati di attività commerciali e beni immobili, ripercorse attraverso notizie e immagini tratte dai giornali dell’epoca e i numeri luttuosi della Shoah nel nostro Paese. La mostra aveva viaggiato oltre regione, ospitata e apprezzata anche in Toscana, per esempio.

E un riscontro molto positivo c’è stato anche in questa circostanza. Inaugurata alla vigilia della Festa della Repubblica, alla presenza del questore della Provincia di Perugia, Antonio Sbordone, la mostra sarà visitabile fino al 10 giugno, non aperta al pubblico per ragioni di sicurezza ma a disposizione dei lavoratori della pubblica sicurezza. “L’esposizione ripropone – ha scritto la questura in un comunicato – un periodo storico che deve rimanere impresso nella nostra memoria in modo che gli errori commessi in passato non ritornino nel presente”.

«Il nostro auspicio – conclude la coordinatrice regionale Anpi Umbria, Mari Franceschini – è che si sia avviato un percorso, una collaborazione importante. Il nostro obiettivo non dimentichiamo mai è quello di collaborare con i cittadini e con le istituzioni, che noi difendiamo e ci stanno molto a cuore perché sono nata grazie alla Costituzione, a sua volta nata dalla Resistenza».