Quanti eravamo? Centinaia in Piazza Dante, con i nostri slogan e soprattutto con la nostra passione. Noi umani, che vogliamo restare umani e che abbiamo raccolto l’appello dell’Anpi per una manifestazione unitaria antifascista e antirazzista. Dunque, Grosseto c’è, Grosseto risponde, in questi tempi bui, dove la paura e l’odio per il diverso sembrano tracimare e non trovare ostacoli.
Sotto il palco, tante bandiere e 20 sigle del movimento democratico grossetano (tra cui le associazioni dei migranti, il coordinamento delle donne, i Cobas della scuola, i radicali della Maremma). E poi i partiti, i sindacati, numerosi rappresentanti degli enti locali della provincia. Ma soprattutto tanta gente, tanti giovani, tante famiglie. Un lungo pomeriggio, concluso dal concerto dei Matti delle giuncaie. Insieme agli interventi, la lettura di passi della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Dal palco, don Enzo Capitani, direttore della Caritas diocesana, ha letto un messaggio di solidarietà del vescovo di Grosseto.
Per questa risposta democratica agli istigatori dell’odio, l’Anpi di Grosseto ha scelto una giornata piena di significato: l’8 settembre. Sappiamo bene cosa ha rappresentato per l’Italia quel giorno drammatico di settantacinque anni fa: l’armistizio, la fuga del re, la rovina del fascismo, la nascita della lotta di resistenza. Dunque, a differenza dell’attuale premier – che scambia l’8 settembre per il 25 aprile – sulla nostra piazza c’erano centinaia di persone, di esseri umani, che la storia la conoscono, che dalla storia traggono insegnamenti, che vogliono cambiare il presente e costruire un futuro degno.
L’antifascismo oggi si declina come anti-razzismo. Lo ha spiegato bene nella sua introduzione il presidente del Comitato provinciale Anpi, Flavio Agresti, e lo hanno illustrato le testimonianze di due ragazzi immigrati (uno dal Pakistan, uno dal Gambia) approdati nella nostra Maremma dopo un viaggio infernale prima attraverso la Libia e poi su una imbarcazione di disperati.
In piazza tutti gli oratori hanno sottolineato il carattere unitario della manifestazione. Dopo l’8 settembre, per salvare l’Italia, l’antifascismo ha avuto bisogno innanzitutto dell’unità. Oggi la dura battaglia contro il razzismo ha più che mai bisogno di unità. Non tutti, a Grosseto, hanno raccolto questo invito all’unità. Alcune sigle e qualche centinaio di giovani hanno respinto l’appello dell’Anpi per motivazioni tutte politiche, scegliendo di sfilare da soli per le strade del centro. Anche di fronte a queste divisioni – tuttavia – bisogna affermare il valore dell’unità e del dialogo, della discussione e del convincimento.
Come ha detto Flavio Agresti, «non è questo il tempo delle divisioni dettate da visioni politiche troppo corte o da esigenze di visibilità. In città deve prevalere lo spirito di pace».
Più necessaria ancora è stata la nostra giornata di impegno, di fronte alla provocazione della destra neo-fascista nella nostra città. La cosiddetta festa nazionale di CasaPound, annunciata con grande sicumera e squilli di tromba, ha raccolto poche centinaia di persone in una località turistica.
Sarebbe tuttavia sbagliato sottovalutare questi episodi. Il clima politico del Paese è avvelenato dai fomentatori di odio, gli stessi rappresentanti del governo predicano la divisione e aizzano alla caccia al diverso, a cominciare dai nostri fratelli che fuggono dalle guerre e dalla morte per fame e cercano la salvezza in Europa. Come ha detto dal palco Don Enzo Capitani: «Contro queste minacce, contro gli spettri di un passato nefasto possiamo lottare solo con il coraggio della nostra umanità».
Flavio Fusi, giornalista, per trent’anni inviato della Rai, conduttore e corrispondente del Tg3 da New York e Buenos Aires. Nel 2018 per Voland Edizioni ha pubblicato il libro “Cronache infedeli”
Pubblicato martedì 11 Settembre 2018
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