La carriera di Vanessa, figlia di attori, parte dalla danza ma, ballerina troppo alta di statura, la vediamo dopo alcuni anni di prova abbandonare il campo per il teatro. Sarà una grande passione, Sul palcoscenico apprende e interpreta con successo la lezione magistrale di Shakespeare.
Poi verrà il cinema per il grande schermo e per la tv. Dopo il debutto in Blow up (1966) di Michelangelo Antonioni, film icona sull’ambiguità del reale, lavorerà con importanti registi, come Lawrence Olivier, Karel Reisz, Tony Richardson, Elio Petri, Ken Russel, Sidney Lumet, Joseph Losey, Fred Zinnemann, James Ivory, Tinto Brass, Brian de Palma, Brendan Foley, Ralph Fiennes. E ancora Al Pacino, Tim Robbins ed altri. Incontrerà sul set del film Camelot di Joshua Logan, l’attore Franco Nero. Tra Ginevra e il cavaliere della Tavola rotonda nascerà un legame durevole interrotto e ripreso negli anni, un figlio, alcuni film e alla fine il matrimonio. Parallelo l’attivismo di entrambi sull’arena sociale.
Il Premio a Cannes come migliore attrice (1966) nel film Morgan matto da legare (Reisz) rivela il suo talento interpretativo nel personaggio di Leony: una donna incerta tra l’impulso affettivo e la ragione borghese di fronte a un marito bizzarro e anticonformista che, simbolo degli anni 60, infrange tutte le regole del quieto vivere.
Ma è nel 1977, con Julia di Zinnemann che vince l’Oscar come migliore attrice non protagonista, accanto a Jane Fonda. La storia intensa delle due amiche separate da un periodo rovente e a tratti ricongiunte, ci riporta all’Europa devastata dal nazismo e a un legame avvincente capace di sfidare le avversità.
Tra le tante figure di un variegato universo femminile da lei interpretato (la sognatrice Nina del Gabbiano (Lumet) la trasgressiva Mary di Dropout (Brass) l’inquietante madre Giovanna degli Angeli de I diavoli (Russel), l’intrepida Helen fragile anziana del coro in Una canzone per Marion di Williams) spiccano personaggi forti e speciali come la Duncan in Isadora (1968) Maria Stuarda regina di Scozia (1971) e Volinia madre dello sprezzante condottiero romano in Coriolanus (2011) di Fiennes.
Ed ecco la sua entrata in campo come regista. Avviene non a caso con Il dolore del mare (2017) docufilm (prodotto dal figlio Carlo Nero). Il lungometraggio apparso a Cannes, alla Festa di Roma e nelle sale in occasione della Giornata del rifugiato nel giugno scorso, riassume la sua coerenza ideale. In una linea di continuità tra presente e passato, questo viaggio tra Grecia, Libano, Italia, Calais e Londra che segue il doloroso cammino dei profughi in Europa testimonia la sua presenza in prima fila nelle battaglie contro il razzismo, l’imperialismo, le infide ragioni di stato.
Quanto può darci di carica ed esempio una donna come Vanessa, dall’intima bellezza che cavalca il tempo! Sul suo volto di antidiva che ha conosciuto i crimini del fascismo, del maccartismo e ha fatto proprie tutte le cause libertarie, si dipinge una vita intelligentemente vissuta. Nel panorama cinematografico rappresenta il coraggio e la coscienza civile che, in una giungla di vanità, di bugie e loschi intrighi, non dimentica la disperazione di tanti esseri umani.
Serena d’Arbela, giornalista e scrittrice
Pubblicato venerdì 7 Settembre 2018
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