Questa figura femminile nelle trasformazioni del flash back è interpretata da due brave attrici Emma Suarez e Adriana Ugarte che esprimono con sobrietà volta a volta il tormento, la delusione e l’eccitazione del desiderio.
Il pescatore uscito in mare con la barca in piena tempesta non tornerà più. Ha avuto un diverbio con Julieta, che ha scoperto il suo tradimento con Ava (Imma Ouesta) l’amica d’infanzia del marito di cui è sempre stata l’amante.
Il mare con la sua misteriosa mutevolezza, buono e cattivo, col suo pacato abbraccio e i lividi gorghi dell’uragano, acquista nel film un carattere che va oltre gli accattivanti effetti visuali divenendo un emblema di vita e di morte. Julieta ne è sempre stata attratta e impaurita leggendovi il proprio destino.
La lontananza di Antia dalla madre si aggrava con la convinzione della sua responsabilità nella scomparsa di quel padre tanto amato. Cosa gli ha detto? Perché lo ha lasciato andare col mare grosso e le nubi minacciose?
Il melodramma, ispirato a tre racconti della scrittrice canadese Alice Munro, narratrice della condizione umana quotidiana, più che approfondire le dinamiche dell’azione, mira direttamente alla riflessione sull’alterità. Dentro il nuovo stile di racconto, conciso e chirurgico, i comportamenti dei personaggi sfilano tutti in una sintesi temporale portando al nodo della solitudine nei rapporti interpersonali, al relativismo, alle barriere che vanificano la comprensione, ai limiti degli slanci carnali. Quando Julieta, dopo anni tormentati da una vana attesa, è riuscita a superare l’amarezza esistenziale con un nuovo compagno, Lorenzo (Dario Grandinetti) la figlia improvvisamente si fa viva. È reduce da un grave lutto. Uno dei suoi tre figli è annegato per un incidente. Solo ora Antia, nel pieno dell’afflizione, è in grado di comprendere il dramma dell’esilio materno e di averne rimorso. “Si capisce solo ciò che si è provato” recita il proverbio. La situazione fa pensare alla pena del “contrappasso” dantesco spesso ricorrente nella commedia umana.
La conclusione che ci offre Almodovar è un brivido cartaceo. La lettera di Antia alla mamma col mittente e l’indirizzo convince Julieta, sul piede di partenza per il Portogallo, a cambiare programma a sperare e rimanere a Madrid. Lorenzo le è vicino.
Storia femminile e maschile secca, ma avvincente questa, che rispecchia i normali casi della vita. Viene a puntino per stimolare lo spettatore. Gli offre sullo schermo uno spaccato importante della malattia mortale di oggi, una società sempre più arida ed egoista, fatta di tanti singoli infelici che solo la condivisione potrebbe guarire.
Serena D’Arbela, scrittrice, traduttrice, giornalista
Pubblicato mercoledì 6 Luglio 2016
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