Il 3 maggio del 1979 Ugo Tognazzi finisce sulle prime pagine dei quotidiani additato come il capo delle Br: nella foto è ammanettato e scortato dai carabinieri. Pochi anni dopo, nel 1983, nella città vecchia di Kabul occupata dalle truppe sovietiche, vengono affisse le copie della Stella Rossa, la Krasnaja Zvezda, il giornale ufficiale dell’Armata Rossa, che presenta in apertura l’articolo “Basta con la guerra. Tutti a casa!” e racconta le prodezze culinarie e, insieme, pacifiste, dei due cugini Chonkin.

Notizie forti, fortissime. Semplicemente false. Due coup de théâtre architettati rispettivamente dalle redazioni de Il Male e Frigidaire. Giornali che hanno fatto la storia, insieme, della stampa underground e della satira. Trovate che destano enorme clamore, sconvolgono, fanno ridere, inevitabilmente, portando la tiratura alle stelle.

(Unsplash)

Roba da secolo scorso, si dirà. Non esattamente, perché in un mondo convertito al digitale, poche settimane fa si è verificato un caso analogo sulla pagina Facebook del fantomatico Comune di Bugliano, dove è comparso un post che promuoveva la gara di lancio del gatto. Un annuncio che ha immediatamente sollevato un polverone social (terminato poi con la rimozione del contenuto incriminato), generando polemiche con cori rumorosissimi di animalisti e ambientalisti sconcertati per la barbarie di quell’evento palesemente frutto di fantasia. Eppure.

Questo episodio, che da una parte ha certamente contribuito all’accrescimento della fama della pagina, in realtà racconta molto sulla fruizione dei social network da parte degli utenti. È specchio, ad esempio, dell’allarmante incapacità di discernere una notizia vera da una fake, di ricorrere al debunking (l’atto di “sbugiardare” una bufala) verificando le fonti e l’attendibilità di un comunicato: il tanto prezioso e decantato fact checking.

Ma il caso Bugliano ci dice anche che una qualche forma di satira è sopravvissuta alla rivoluzione digitale e ha il suo target ideale in un tipo umano ben preciso. Scorrendo i contenuti pubblicati sia sulla pagina che sul blog, infatti, i post del Comune di Bugliano (“fondato” tre anni fa su Twitter) sembrano pensati proprio per sollecitare le reazioni “di pancia” dell’italiano indignato per tutto – dittatura sanitaria, crisi di governo, vitalizi dei parlamentari, brogli elettorali –. Con una consistente macinata di complottismo che, soprattutto in concomitanza con la pandemia, ha nettamente ampliato il suo bacino di seguaci al grido di “non ce lo dicono” (meglio se con ortografia errata).

E in effetti, proprio nel pieno dell’emergenza sanitaria, a seguito delle opinabili dichiarazioni (vere) di Andrea Bocelli sulla diffusione e la gravità del virus, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Fabio Buggiani decide di revocare al cantante la cittadinanza onoraria. Inutile specificare che l’onorificenza non era mai stata concessa. Inutile? La Nuova Padania parte in quarta e cita fedelmente il post in cui si dice che al tenore era stata consegnata anche “la chiave della città, ma per quella risolveremo cambiando la serratura”. In modo analogo, a fine 2020, l’inesistente amministrazione è stata denunciata da un avvocato per le misure troppo restrittive adottate nella lotta al covid. Sembrano spunti da teatro dell’assurdo, ma è successo davvero.

E il folle racconto della vita quotidiana nel piccolo borgo si alimenta con notizie perfettamente in equilibrio tra il delirante e il realistico. Cavalcando l’onda dell’attualità e del turbamento gastronomico per pizze gourmet troppo care, ecco spuntare il post di sostegno del sindaco a due ristoratrici che sul menù (folle anche quello, ça va sans dire) impongono un supplemento di 25 € per le posate. O l’inaugurazione di una via dedicata al combattente per la libertà “C’è Ghevara”. Ma non è l’unico problema che la piccola cittadina al confine tra la Toscana (precisamente in provincia di Pisa, sottolineano gli amministratori) e la fantasia ha con le intitolazioni: per esempio, potrebbero provocare smarrimento via B. Craxi, teatro di vicende di cronaca, o la scuola Bava Beccaris e via F. Cossiga, crocevia – insieme all’onnipresente circolo Arci – di importanti eventi culturali, formativi e di divertimento per la cittadinanza.

Iniziative in cui il paradosso è alla base di tutto: dal corso di caccia per ragazzi alla benedizione delle mascherine FFP2 con “rosario a eliminazione”, passando per il programma estivo in pieno stile “E…state a…” e il corso di riabilitazione degli abbracci. E poi c’è l’attualità: ad esempio, se tutta Italia si appresta ad andare alle urne il prossimo 25 settembre, a Bugliano i seggi saranno aperti il 2 ottobre (e qualcuno fa già richiesta di una scheda elettorale precompilata!). La vita in paese è molto movimentata, come dimostrano le notizie pubblicate con cadenza pressoché quotidiana: la distribuzione di droga nelle strade sospesa per difficoltà di approvvigionamento, la bandiera della Nato esposta in municipio, la segnaletica stradale inclusiva che introduce la locuzione “a passo di donna”, il libro di storia (che definire revisionista sarebbe riduttivo) in cui si dice che “Hitler non aveva intenzione di far scoppiare una guerra mondiale”. Un post, quest’ultimo, che già ben prima del famigerato lancio del gatto aveva suscitato molto clamore. Tra i protagonisti della cittadina, poi, merita menzione di riguardo Matteo Doroteo, consigliere di opposizione con Lega Salvini Premier, la cui moglie “mentre era scesa a comprare La Verità in edicola, ha chiuso l’auto con le chiavi dentro. I Carabinieri hanno impiegato più di un’ora per liberare suo marito rimasto dentro l’auto”. Sempre il consigliere, in tempi più recenti, ha assistito alla liberazione di sua madre, negli ultimi tre anni rinchiusa in casa per la paura degli immigrati tenacemente instillata dal figlio.

Insomma, se di una cosa si deve dare merito al Comune di Bugliano, è sicuramente la sua capacità di essere super partes, di prendere in giro tanto ignari sostenitori dell’ultradestra, quanto democratici e moderati: tutti gli emotivi rischiano di inciampare nelle trappole dell’immaginario paese toscano e ricondividere un contenuto con sgomento o livore senza neppure verificarne l’attendibilità.

Ma, d’altro canto, bisogna anche ammettere che la pagina Facebook è in tutto e per tutto verosimile: innanzitutto, se le vicende e i protagonisti sono frutto di fantasia, non lo è il nome del Comune, dal momento che un Bugliano esiste davvero, ma come frazione di Barga, nel Lucchese. Poi, basta imbattersi nelle centinaia di pagine di testate locali e di comuni italiani per capire che gli amministratori (social) di Bugliano sono degli attenti osservatori e propongono solo contenuti che per estetica e argomento trattato possano mimetizzarsi bene tra le migliaia di post reali. E al buon governo buglianese va anche il merito di esagerare, ma con classe: notizie ed eventi sono disseminati di elementi quasi invisibili che rendono raffinatissima la presa in giro – quella sì, in pieno e autentico stile toscano –.

Ogni spunto satirico sulla pagina è reso ancora più esilarante dai leoni da tastiera che si precipitano a commentare, autofagocitandosi nella spirale comica. Il fenomeno Bugliano, inoltre, ha portato con sé la nascita di pagine (se siano semplici emuli o satelliti di un più ampio progetto di espansione social del piccolo Comune, non è dato saperlo) come quella dell’ospedale o del poliambulatorio, che vertono su una linea di comunicazione analoga.

L’affaire Bugliano porta con sé clamore e una risonanza mediatica meritata, direttamente proporzionale al certosino lavoro di canzonatura che gli autori si impegnano a mettere in atto, con i puntuali aggiornamenti sulla vita in paese. Si distingue per originalità e per aver saputo riattualizzare la lezione (magistrale, per alcuni aspetti) di Lercio, la finta testata tra i primi esperimenti italiani di satira 2.0, nata e diffusa in un periodo in cui, però, “spararla grossa” forse faceva più ridere. A oltre dieci anni di distanza si è evoluto il senso del risibile anche in virtù dei protagonisti politici e delle loro strategie di comunicazione che hanno aperto uno squarcio sul grottesco. Insomma, è passata molta acqua sotto i ponti, e ci si è gradualmente avvicinati a una comicità esilarante proprio perché verosimile, che magnifica il suo effetto grazie a quell’esercito, spesso inconsapevole, di creduloni mascherati da serissimi indignati, attirati al fronte per suscitare risate.