Forse qualcuno crede che di letteratura possano disquisire solo i professori in aula, con paroloni astrusi e altisonanti, invece no. Di letteratura si può (e si dovrebbe più di quel che si fa) parlare anche in TV, magari in prima serata. Ma occorre avere bravura e preparazione tali da saper condurre lo spettatore nella vita e nell’opera dei grandi autori senza esibizionismo né sfoggio di cultura propria, con parole precise ma chiare abbinate a immagini altrettanto significative ed eloquenti. “I grandi della letteratura” è la trasmissione che è riuscita in questo intento: in onda su Rai5 dal novembre al marzo scorso, ha proposto i ritratti di venti Grandi della nostra letteratura con un linguaggio che, in parte, potrebbe ispirare e stimolare le spiegazioni di molti insegnanti di scuola e, soprattutto, invogliare qualche studente ad una lettura meno obbligata e tediosa.
Così abbiamo raggiunto uno degli autori nonché il conduttore del programma, il bravissimo Edoardo Camurri: ci ha risposto nelle pause delle riprese per le puntate de L’Italia del giro, a breve in onda, contento di poter così – intervistato da Patria Indipendente – compiere anche un piccolo gesto di «militanza per l’ANPI».
Edoardo Camurri è nato a Torino nel 1974. Filosofo, collabora con “Il Sole-24 ore“, “Il Foglio” e “Vanity Fair“. Ha condotto “Omnibus Estate” e poi “Omnibus Weekend” su La7 e, in occasione del Giro d’Italia, la rubrica “Viaggio nell’Italia del Giro“; conduce la trasmissione Pagina Tre su Radio Tre ed è autore dell’esilarante libro di cronache culturali L’italia dei miei stivali (2005).
A chi e con quale obiettivo è nata l’idea di fare un programma come I grandi della letteratura?
L’idea è venuta a Rai Cultura ed era complicatissima. Realizzare venti profili di venti Grandi della letteratura italiana che avessero queste caratteristiche: che fossero scientificamente inappuntabili, didatticamente completissimi, televisivamente coinvolgenti e chiari.
A quale pubblico si rivolge, in particolare?
A tutti, ovviamente, facendo particolarmente attenzione sia agli insegnanti (gli spunti e le connessioni anche stravaganti non sono mai troppe), sia agli studenti: se ci guardano abbiamo il compito di coinvolgerli e emozionarli, di non dar loro il colpo di grazia definitivo capace di uccidere ogni entusiasmo intellettuale.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi che presenta il medium televisivo per parlare di letteratura?
Nessuno in particolare. Bisogna solo ricordarsi sempre una tautologia: quando si fa televisione si fa televisione e non radio, un sito web o una lezione scolastica. In televisione si devono vedere delle immagini che hanno pari importanza di ciò che si dice e che devono essere correlate il meglio possibile al discorso.
Si è data, per ogni autore trattato, grande attenzione ai luoghi in cui è vissuto e si è formato: è stata una scelta “pedagogica”?
Il profilo doveva essere completo. La linea biografica è, spesso, il modo più immediato per raccontare una persona e la sua opera.
Quando gli autori hanno scritto i testi del programma e quando hanno interpellato gli esperti (critici, scrittori, saggisti, professori…) si sono esplicitamente preoccupati e raccomandati che fosse evitato un linguaggio eccessivamente accademico?
Da questo punto di vista abbiamo lavorato bene e senza problemi. La squadra di lavoro autorale, composta da Michele De Mieri, Errico Buonanno e Tommaso Giartosio, era assai competente sia sul fronte televisivo che sul fronte letterario. Più di così!
La trasmissione è andata in onda di lunedì, in prima serata, su Rai5 e, nelle ultime puntate, ha subito la concorrenza de Il commissario Montalbano su Rai1: come sono stati gli ascolti? Crede che un simile programma sia proponibile sui canali principali della Rai?
Gli ascolti sono andati bene e la letteratura potrebbe andare dappertutto perché è dappertutto.
Il telespettatore de I grandi della letteratura ha, guardando la trasmissione, la netta e piacevole impressione che il conduttore non solo sappia bene di che cosa sta parlando ma anche che si diverta nel farlo: è così? Quanto contano, secondo lei, la preparazione e la padronanza della materia del conduttore per sfruttare appieno le potenzialità del mezzo televisivo?
Intanto grazie. Contano l’entusiasmo, l’amore per ciò che si fa e il buonumore. Ma non in TV soltanto: nella vita. E anche questo è uno degli insegnamenti più importanti della grande letteratura.
Pubblicato mercoledì 6 Aprile 2016
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