Un piatto di memoria resistente, di speranza, voglia di vivere, di fare politica pensando al bene comune. Saranno decine e decine le tavolate in tutta Italia e in Europa dove anche quest’anno con le Anpi si gusterà un pasto che è insieme una “portata” di ideali e di impegno civile.

Una pastasciutta a ottant’anni di distanza da quel 25 luglio 1943 che rappresentò una svolta nella storia del Paese. Il voto di sfiducia del Gran Consiglio del Fascismo a Mussolini, che la stessa sera venne arrestato da re Vittorio Emanuele III, aveva alimentato aspettative presto deluse, anzi soffocate nel sangue.

Il nuovo governo guidato dal maresciallo Pietro Badoglio non aveva esitato a far capire, soffocando ogni manifestazione di gioia della gente scesa in strada per festeggiare, che non si trattava di cambiare pagina dopo vent’anni di regime. Ma solo di salvare il salvabile defenestrando il duce in un Paese che, con lo sbarco degli Alleati in Sicilia e la risalita lungo la penisola, presto sarebbe stato diviso a metà. L’annuncio che l’Italia avrebbe continuato a combattere al fianco della Germania, tradì così il desiderio di pace di un intero popolo: i militari al fronte, i civili costretti a fare i conti con i bombardamenti, i razionamenti e i durissimi orari di lavoro nelle fabbriche e nei campi, in trincea a casa propria, insomma.

Festeggiarono quel giorno anche i Fratelli Cervi. Non erano degli sprovveduti i contadini di Campegine (RE), attentissimi alle novità della tecnologia, giravano nei campi con un trattore con legato sopra un mappamondo, ed erano già “attenzionati”, in passato incappati in ammonizioni e carcere. Certo però non avrebbero potuto immaginare quanto sarebbe accaduto da lì a quarantacinque giorni e poi nei venti mesi successivi fino all’insurrezione del 25 aprile 1945, che loro non avrebbero mai visto, fucilati all’alba di un freddo giorno di dicembre ’43. Sapevano però che il fascismo era espressione di fortissimi interessi economici e sociali e non avrebbe rinunciato facilmente al potere. Però decisero di celebrare l’avvenimento della destituzione del duce insieme alla loro comunità.

Quest’anno, riferisce la cronista che è in me, le pastasciutte saranno sold out, con tanto di lista di attesa (qui potete farvi un’idea di quanti siano gli appuntamenti promossi a cominciare da questo fine settimana). Non mancheranno concerti, letture, presentazioni di libri, spettacoli teatrali come da tradizione. Senza dimenticare le popolazioni alluvionate dell’Emilia Romagna, tant’è che oltre ai 110mila euro raccolti dall’Anpi grazie alla generosità degli antifascisti, e in parte assegnati, la sottoscrizione continua: il 25 sarà l’ultimo giorno per sostenere.

Le analogie in storia sono forzature e così sarebbe fuori senso paragonare quel 1943 all’oggi, nonostante la fiamma tricolore al governo. Tuttavia, seppure un riproporsi delle forme storiche del fascismo sia impensabile e improponibile, sarà interessante (per capire se gli ignobili attacchi su via Rasella o le uscite sulla sostituzione etnica, per citare appena qualcuno dei trascorsi, sono stati solo un assaggio) vedere se e come Meloni e i vari esponenti politici vicini alla Presidente del Consiglio si misureranno con la lunga serie di ottantesimi a cui il 25 luglio dà il via.

Intanto prendiamo atto del progetto presidenzialista e di quello autonomistico-regionale che potrebbe stravolgere definitivamente l’architettura della Repubblica costituzionale nata dalla Resistenza. E che dire del classismo a danno dei ceti più deboli (vedi la soppressione del reddito di cittadinanza e l’ostilità al salario minimo, in barba alla dignità di lavoratrici e lavoratori), delle nuove privatizzazioni, dell’immiserimento ulteriore di tante persone, della riforma regressiva del fisco, dell’ulteriore impoverimento della sanità pubblica, della negazione dei diritti civili, del respingimento dei migranti (benché il recentissimo accordo con la Tunisia appaia vergognoso al pari del memorandum d’intesa siglato nel 2017 con la Libia)?

E ancora, dove ci porterà la linea di atlantismo spinto, imbracciata ad ogni occasione come se l’umanità mai avesse sganciato un ordigno nucleare? Facile a questo punto suggerire una lettura (e sarebbe meraviglioso se si trattasse di una rilettura) del monito di Primo Levi: “Se è accaduto una volta, può accadere ancora”.

Basta essere eletti con il 28% dei voti degli aventi diritto per sovrapporre le proprie posture politiche alla volontà del popolo italiano che a più riprese ha espresso ed esprime la voglia di pace?

L’Anpi non può restare alla finestra, come non fecero i partigiani, e sa fare unità e rete – come è stato per l’antifascismo comunista e socialista, quello cattolico e quello laico-democratico nella lotta contro l’occupante – pure nei momenti di festa. Le pastasciutte, da quando è nata la consuetudine, sono infatti spesso promosse oltre che con Casa Cervi pure con la Cgil, l’Arci e l’ampia tela di associazioni che hanno in questi mesi hanno manifestato per il cessate il fuoco e l’inizio di un vero negoziato.

E torneranno in piazza a Roma il 7 ottobre (la data precedentemente concordata per fine settembre è cambiata perché la capitale deve ospitare un grande appuntamento religioso) in una iniziativa nazionale a difesa della pace, contro l’autonomia differenziata e i progetti di presidenzialismo. Ecco il 25 luglio, scandirà un’altra partenza con l’avvio di una nuova campagna civile.

L’Anpi è per la pace, che vuol dire vita, tutela dell’ambiente, accoglienza, lavoro dignitoso, contrasto all’emarginazione, rispetto dei diritti, è per l’unità del Paese, che invece con l’autonomia differenziata si smembrerebbe in 20 staterelli, implementando disuguaglianze sociali e territoriali, è per la democrazia parlamentare, non per un uomo o una donna sola al comando. È per la Costituzione, in quattro parole, punto.

E lo riaffermerà con le pastasciutte. Chi mangia da solo si strozza, recita un antico detto.

E noi non corriamo questo rischio, mangeremo accompagnati dalle nuove videointerviste alle partigiane e ai partigiani realizzate quest’anno, la classe 2023! che verranno pubblicate sul portale del Memoriale della Resistenza Italiana www.noipartigiani.it e insieme ai tantissimi giovani e alle persone di tutte le età che hanno già prenotato un posto a tavola. Buona pastasciutta antifascista a tutti!