La locandina dell’evento

Lo scorso 19 ottobre abbiamo festeggiato Emilio Pegoraro alla Fornace Carotta di Padova in una manifestazione intitolata “Emilio Pegoraro, una vita dedicata alla difesa della democrazia e dell’agricoltura”. Si è trattato di un momento di studio e confronto per celebrare i 100 anni dell’illustre figura partigiana. All’iniziativa hanno partecipato l’assessore Antonio Bressa, in rappresentanza del sindaco di Padova, Sergio Giordani; Flavio Zanonato, già primo inquilino di palazzo Moroni e attuale presidente del Centro studi “Ettore Luccini”; il già presidente di Cia Padova, Daniele Toniolo, e la presidente del comitato provinciale Anpi Padova, Floriana Rizzetto.

La platea che ha accolto il festeggiato: in prima fila, la moglie Léontine

Dovendo le sale comunali rispettare la capienza ridotta a un terzo per le norme antipandemia, non tutte le persone accorse, e in gran numero, sono potute entrare. Dimostrazioni di affetto e messaggi di augurio sono arrivati anche via mail a testimonianza della stima di cui il nostro carissimo Emilio gode. Nato a Fontaniva, un Comune a una trentina di chilometri da Padova, il 19 ottobre del 1921, Emilio riesce ad accedere all’istruzione post elementare grazie ai buoni risultati scolastici, che convincono i genitori a fargli frequentare un istituto di avviamento professionale nella vicina Cittadella e poi il “Rossi” a Vicenza.

È di origini umili, ma la sua famiglia di agricoltori e allevatori, in un Veneto povero, che vedeva emigrare molti dei suoi abitanti, si mostra scettica nei confronti del fascismo; inoltre Emilio incontra nel percorso scolastico alcuni docenti che, come dice lui, nel prologo del suo libro La campagna di Russia – Memorie di un privilegiato “tengono accesa la fiaccola della libertà”.

Pegoraro intervistato per il progetto “Noi, partigiani”

Chiamato alle armi il 21 gennaio del 1941, a marzo parte per la Jugoslavia e successivamente il 9 luglio per il fronte russo. Dopo una prima sosta a Botoșani, in Romania, dove resta parecchi mesi, il 9 febbraio 1942 parte per Stalino (l’attuale Donec’k, in Ucraina), quasi sulla linea del fronte, dove arriva il 25 febbraio. Grazie alle competenze nelle discipline di stenografia e dattilografia acquisite a scuola, svolge un lavoro di ufficio, ma partecipa anche a viaggi di studio in cui si documenta sull’agricoltura sovietica e studia la situazione dei kolchoz. Conoscenze che gli torneranno utilissime successivamente, in Italia, quando, nel dopoguerra, lavorerà nell’organizzazione professionale unitaria dei coltivatori diretti.

Reparto della fanteria italiana durante un rastrellamento nell’inverno 1941-1942 (wikipedia)

Nei mesi di permanenza in Russia si rende conto della “sprovvedutezza, imprudenza e insipienza” del fascismo (sono parole sue), che aveva mandato a combattere uomini con armamento inadeguato, automezzi ed equipaggiamento non adatti alle rigide temperature invernali della Russia. Inoltre constata la scarsa considerazione in cui gli italiani sono tenuti dai tedeschi.

Emilio Pegoraro, Daniele Toniolo, Flavio Zanonato, Floriana Rizzetto, Antonio Bressa

A dicembre del 1942 torna in Italia in licenza e ovviamente non riparte più per la Russia, dato che in gennaio comincia la tragica ritirata dell’Armir. Questo fatto, unito alla circostanza del lavoro di ufficio, giustifica l’appellativo di “privilegiato” che Pegoraro utilizza nel sottotitolo della sua testimonianza scritta, dedicata ai compagni che non tornarono. Resta al distretto militare di Trieste fino all’armistizio.

L’arrivo di Pegoraro alla cerimonia organizzata in suo onore lo scorso 19 ottobre

La sua coscienza antifascista lo fa aderire alla Resistenza, con il nome di battaglia “Leo”, nella Brigata Garibaldi Padova che opera nell’alta Padovana. Catturato assieme al fratello più giovane, anche lui partigiano, nel novembre 1944, riesce a fuggire dalla caserma di Bassano del Grappa in cui era stato rinchiuso e resta alla macchia fino alla Liberazione di Padova a cui partecipa.

Comincia poi la sua attività politica e nell’unione dei coltivatori, per arrivare a fondare la Cia – Agricoltori italiani di Padova, associazione di cui è stato pure presidente provinciale. Ha ricoperto anche la carica di presidente di Cia Veneto, componente della direzione nazionale e, per quindici anni, è stato presidente nazionale dell’Anp, l’associazione dei pensionati Cia.

Deputato dal 1972 al 1976, senatore dal 1968 al 1972 e dal 1976 al 1979, è stato promotore di diversi disegni di legge: ha fattivamente contribuito all’approvazione della normativa che ha disposto l’eliminazione dei livelli, della decima e del quartese, e della numero 203 del 1982, che ha cancellato la mezzadria, regolamentando i nuovi contratti agrari. Oggi è presidente onorario di Cia Padova e di Anp Cia Padova. Dal 2001 al 2011 è stato presidente dell’Anpi di Padova.

Uno scatto durante i festeggiamenti con la famiglia

La sua testimonianza resistente è nel Memoriale della Resistenza “Noi partigiani” promosso dall’Anpi nazionale. Ha scritto anche molto Emilio, di Resistenza e di agricoltura. Citiamo in particolare Accadde durante la Resistenza. L’evasione dal carcere di massima sicurezza di Bassano del Grappa (Cierre Edizioni, 2017) e La resistenza senz’armi (Cia – Confederazione italiana agricoltori).

Un altro motivo per cui Emilio si ritiene ancora oggi un uomo fortunato, è che da settantuno anni vive in serenità con la moglie Léontine (figlia di veneti emigrati in Francia), cui ha fatto un pubblico elogio anche durante l’incontro alla Fornace Carotta. Perciò una bella vita, vissuta da cittadino e uomo encomiabile! Auguri, carissimo Emilio.

Floriana Rizzetto, presidente del comitato provinciale Anpi di Padova e componente del comitato nazionale dell’associazione dei partigiani