Severina Facco

Ci ha lasciati all’età di 104 anni. Il suo nome di battaglia durante la Resistenza era “Italia”. Severina Facco era nata il 25 settembre 1918 a Campo San Martino in provincia di Padova. Fu molto attiva, già da giovanissima, negli anni che portarono alla Liberazione e il suo contributo più prezioso fu quello di staffetta. Nella stalla di maiali vicino alla sua casa a Marsango, la partigiana Italia si organizzava per nascondere i messaggi per i combattenti del Primo Battaglione Stella della Brigata Garibaldi “Francesco Sabatucci”, operante nel nord della provincia. Negli stessi locali era abituata anche a organizzare incontri clandestini o a nascondere persone, come molti militari alleati.

Severina non si limitava ovviamente a celare i messaggi partigiani in luoghi sicuri. Il vero compito era quello di distribuirli e farli arrivare a destinazione, facendo la spola in bicicletta tra Padova e Cittadella. Quando aveva poco più di vent’anni nelle ruote della sua vecchia bici c’erano già centinaia di chilometri percorsi per recapitare i messaggi.

Se la vide brutta, ricordava il partigiano Emilio Pegoraro proprio su Patria, quando i tedeschi si insediarono in un palazzo di proprietà di un certo Silvino Facco dove erano nascoste numerose armi del Battaglione. Venne così incaricata dal Comando di recarsi nell’edificio e rendersi conto della situazione. Gli occupanti però si insospettirono, la trattennero e la interrogarono. Lei non cedette e riuscì a notte fonda a farsi rilasciare.

La medaglia della Liberazione

Un’altra volta, mentre consegnava alcuni manifesti a un partigiano, fu vista da alcuni fascisti. Poteva essere la fine, ma Italia non era tipo da perdersi d’animo: strinse a sé il partigiano fingendo un incontro romantico. I fascisti passarono oltre, non senza riservare sorrisetti maliziosi alla coppia. Delle sue frequentazioni molto sorpresi erano i vicini di casa, che non avevano capito quale era l’attività di Severina nella lotta e vedendo che riceveva visite da molti giovani (persone da accompagnare in montagna) commentavano: “Ma quanti morosi ha Severina!”.

Severina Facco, coraggiosa, stimata e amata, ha ricevuto vari riconoscimenti istituzionali nel corso del dopoguerra.

A conflitto mondiale finito, appresa la notizia della morte del fidanzato in Albania, aveva deciso di trasferirsi nel Lazio, ad Anagni (FR), dove visse per 50 anni con una facoltosa famiglia che l’aveva accolta al termine della guerra. Ma una volta scomparsi i due coniugi che l’avevano ospitata, Severina, insignita nel frattempo della medaglia del ministero della Difesa per i 75 anni della Liberazione, aveva deciso di tornare nella sua Piazzola sul Brenta, dove con l’Anpi aveva festeggiato un secolo di vita e dove si è spenta.

A chi le chiedeva se aveva mai avuto paura durante l’attività nella Resistenza faceva spallucce e dolcemente rispondeva: “Ricomincerei tutto da capo”. Ai funerali, venerdì 7 luglio 2023 nella chiesa di Marsango, porterà l’omaggio dell’Anpi la presidente provinciale e componente del Comitato nazionale, Floriana Rizzetto.