Il 16 dicembre 1942, Heinrich Himmler, capo delle SS, con l’«Auschwitz-Erlass», letteralmente “Decreto Auschwitz”, dispose di deportare tutti gli “zingari” nel campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau. La loro condizione e il loro status in quel lager erano particolari rispetto a quelli degli altri internati. Sulla casacca avevano cucito il triangolo marrone o il triangolo nero degli asociali e dei criminali. Inoltre prima del numero gli veniva tatuata la lettera Z (iniziale di “Zigeuner”, “zingaro” in tedesco).
Venivano radunati in un’area speciale, lo Ziguenerlager, il «campo delle famiglie di zingari», situato nel settore B IIe di Auschwitz-Birkenau, in cui persone e nuclei familiari non erano divisi, alle donne era concesso di partorire e i bambini nati venivano registrati. Vivevano tuttavia in condizioni di totale deprivazione, la mortalità era altissima, soprattutto tra i bambini, e divennero tra le cavie preferenziali degli esperimenti del medico delle SS Joseph Mengele. Qui il 16 maggio 1944 i nazisti provarono a sterminarli ma una rivolta dei rom e sinti riuscì a respingerli. Dopo la ribellione circa 3.000 rom e sinti, tra cui chi aveva prestato servizio militare e i loro familiari, furono deportati in altri lager.
Il 2 agosto 1944 avvenne lo sterminio di 2.897 uomini donne e bambini Rom e Sinti nei campi di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau. Quella sera venne imposto loro il divieto di lasciare le baracche di legno vennero condotti nelle camere a gas, i loro corpi bruciati nei forni crematori. Per questo è stata scelta la data del 2 agosto per commemorare il “Samudaripen”. Ad Auschwitz-Birkenau furono uccisi in totale almeno 23.000 rom e sinti, mentre secondo le stime più accreditate in tutta l’epoca nazista furono circa 500.000 i rom e sinti sterminati nei lager, nei ghetti o alla cattura. In alcuni Paesi oltre l’80 % della popolazione rom e sinti venne sterminata.
In Italia sotto il regime fascista di Benito Mussolini, le circolari dell’11 giugno 1940 e dell’11 settembre 1940, n. 44509 e n. 63462 permisero il rastrellamento e l’internamento nei campi di concentramento dei rom e sinti italiani e non. In Italia furono attivi tre campi di concentramento fascisti per rom e sinti: quello di Boiano e di Agnone, in provincia di Campobasso, e quello di Tossicia, in provincia di Teramo. Membri della popolazione rom e sinti furono poi catturati dall’Italia dopo l’8 settembre 1943. Dopo questa data molti rom e sinti italiani entrarono nelle file dei partigiani contribuendo alla Liberazione dell’Italia.
Dopo la guerra, la rimozione dell’Olocausto dei rom e sinti fu immediata e la specificità del loro dramma subito negata. Nessun sopravvissuto fu ascoltato al processo di Norimberga, benché molte furono le testimonianze di altri sulle torture da essi patite. Nessuna conseguenza subirono due tra i loro maggiori persecutori: lo psichiatra Robert Ritter e la sua assistente Eva Justin, che avevano teorizzato le fondamenta pseudoscientifiche della loro persecuzione.
Nel 1980, il Parlamento della Germania occidentale ha riconosciuto ufficialmente che la persecuzione della popolazione rom a opera dei nazisti era stata motivata dal pregiudizio razziale, aprendo così la possibilità, per la maggior parte dei rom e sinti, di fare domanda di risarcimento per le sofferenze e le perdite subite sotto il regime nazista. Nel 2012 in Germania la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente Joachim Gauck hanno inaugurato a Berlino il monumento dedicato ai 500mila rom e sinti uccisi dal nazifascismo nei giardini del Tiergarten, non lontano dal monumento dedicato alle vittime della Shoah del 2005. Il Parlamento Europeo ha riconosciuto lo sterminio nel 2015, invitando tutti i Paesi membri dell’Unione Europea a fare altrettanto.
L’Italia fino a oggi ha solamente riconosciuto il genocidio ebraico, alcune volte definito impropriamente «olocausto», che nella lingua ebraica indicava il sacrificio di una vittima a Dio, dagli ebrei indicato col termine Shoah che significa «catastrofe», con la legge 20 luglio 2000 n. 211 istitutiva del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Citando l’inizio dell’articolo 1 si può leggere “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei”.
Per l’80° anniversario del genocidio dei rom e sinti è nata una proposta di legge per far riconoscere il loro genocidio anche all’Italia, di cui il promotore e primo firmatario è Devis Dori (AVS), ma che sarà firmata da tutto il gruppo parlamentare AVS. La proposta di legge nasce anche su spinta dello storico Andrea Vitello, che ne ha curato la motivazione storica, ed è stata presentata nella sala stampa della Camera dei deputati. Vi hanno partecipato il deputato di AVS Devis Dori; Luana Zanella capogruppo AVS a Montecitorio; Moni Ovadia attore, regista e scrittore; Andrea Vitello storico, scrittore, membro esecutivo nazionale del GEV; Carla Osella presidente nazionale A.i.z.o. rom sinti, direttore responsabile della rivista “Rom e sinti oggi” e scrittrice di oltre 50 pubblicazioni che è stata nominata presso il Parlamento di Belgrado World Roma Organization commissario internazionale del Porrajmos; Santino Spinelli (musicista, docente universitario, scrittore). Gennaro Spinelli presidente nazionale UCRI.
Il genocidio dei rom e sinti, alcune volte viene indicato col termine improprio di Porraimos, che nella lingua romanì ha un significato a sfondo erotico, e proprio per questo il termine appropriato per indicare tale genocidio è “Samudaripen”, che significa sterminio ma letteralmente si traduce “tutti morti”. Questo termine è stato preso dalla lingua romanès con cui i rom e i sinti definiscono lo sterminio subìto. Proprio per questo nella proposta di legge il genocidio viene indicato con il termine “Samudaripen”.
La proposta di legge prevede che in occasione della Giornata nazionale tutti gli enti nazionali e locali e le scuole promuovano cerimonie, convegni e altre attività volte a ricordare il genocidio dei rom e dei sinti. Moni Ovadia, in un videomessaggio, ha detto: “Sono trascorsi ottant’anni dal genocidio di rom e sinti e ancora non si è provveduto a riconoscere il loro martirio”. L’onorevole Luana Zanella ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di costruire una società a misura delle differenze, che non voglia omologare, ma rispettarle e includerle e questo si può fare attraverso la conoscenza dell’altro, recependola come importante per se stessi”.
Lo storico Andrea Vitello ha dichiarato: “Lo scopo della proposta di legge non è solo quello di garantire alla comunità rom e sinti il diritto alla memoria, inviolabile e sacro per ogni uomo, popolo e nazione, nel patrimonio civile e culturale dell’Italia, ma contribuire a combattere il pregiudizio e la discriminazione di cui questa popolazione è ancora vittima. Visto anche l’anniversario, l’approvazione di questa legge aiuterebbe anche la riscoperta di questo genocidio nelle scuole e nell’opinione pubblica al fine di mantenere viva la sua memoria storica”.
Andrea Vitello, storico e scrittore, autore tra gli altri di “Il nazista che salvò gli ebrei. Storie di coraggio e solidarietà in Danimarca”, pubblicato da Le Lettere con prefazione di Moni Ovadia
Pubblicato venerdì 2 Agosto 2024
Stampato il 13/09/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/2-agosto-1944-e-stato-samuradipen-non-porrajmos/