
In calle Sechera, sestiere Santa Croce a Venezia, accanto al ponte che porta sulla piazzetta si vedono i segni dell’edicola che non c’è più. In quel quadrato di due metri per due che fino a poche settimana fa ospitava una rivendita di giornali il masegno – la pavimentazione tipica della città lagunare – è un po’ più scuro. Un pezzo di città è stato strappato via. Quello spazio vuoto è come un atto d’accusa. Sta lì a ricordare a chi ha imposto la demolizione del chiosco che ci sono idee, progetti e pezzi di vita che per quanto provi a cancellarli resistono. Anche all’insipienza di un’amministrazione comunale che ha dimostrato finora di essere allergica alle istanze che nascono dal basso. L’11 gennaio, nonostante la richiesta degli abitanti del sestiere di sospendere la rimozione dell’edicola per destinarla a un nuovo uso, la storica struttura è stata smantellata. Non c’è stato nulla da fare. Il 9 gennaio per dire addio, o meglio arrivederci, all’edicola i cittadini si sono ritrovati in calle Sechera.
Chi ha portato un fiore, chi una candela. E già, perché il progetto che attorno al chiosco ha preso forma va avanti e con esso la petizione che chiede l’attivazione del “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni urbani della città di Venezia”.
Quella rivendita era presente lì dal 1962. E per la sua “sopravvivenza” in questi mesi si era mosso non solo il quartiere ma tutta la città. Quattrocentodiciotto firme di soli residenti sono state raccolte in meno di cinque giorni per salvarla e la petizione il 4 dicembre 2024 è stata presentata al comune. In tanti si sono stretti attorno a questa struttura d’altri tempi, perfetta nella sua essenzialità, una delle poche che si era sottratta alla dura legge dei gadget, rimanendo la stessa di sempre, di quando i ragazzini facevano la fila per comprare il giornalino o le figurine e i loro genitori il quotidiano. Quel chiosco (e le persone che lo hanno preso a cuore) rappresentava (e rappresenta ancora) in qualche modo una forma di resistenza allo spopolamento della città lagunare.
Interi pezzi di città in questi ultimi decenni sono diventati altro, dando luogo a una sorta di Disneyland sulla laguna. Affollatissima di giorno da gente che sciama lungo le calli, deserta quando chiude la “cassa” di quello che (malamente) viene definito museo a cielo aperto, proprio a rimarcare il processo di cristallizzazione che vorrebbe fare di Venezia una città non-città. E a dirlo sono i numeri. Implacabili. Dal 2014 ad oggi, secondo una ricerca della Cgil, Venezia ha perso 20mila residenti. Il centro storico che nel 1997 contava 68.600 abitanti ne ha meno di 49mila. Ma un altro dato offre uno scenario ancora più preoccupante: i posti letto dell’offerta ricettiva, 48.500 equivalgono di fatto a quelli residenziali.
Rimandiamo indietro la pellicola di questa storia. Quando nel 2023 Sandro, l’edicolante, va in pensione per il chiosco si profila il rischio demolizione. È allora che un gruppo di cittadini ha l’idea di dare alla struttura una nuova vita e una nuova funzione. Quartier generale per elaborare una strategia che eviti lo sfregio della rottamazione è l’osteria “La Rivetta”, storico locale del sestiere. L’edicolante, da parte sua, si dice subito disposto a donare il casotto. Prende forma così “Edicola Radio Rivetta”, un progetto che nasce dal basso, dalla cittadinanza attiva, che – ci racconta Eleonora Camerotto – «vuole riscoprirsi e farsi sentire: dalle piccole azioni del quotidiano (mutuo aiuto, scambio di favori tra abitanti) alla libera espressione e condivisioni di momenti, progetti, pensieri ed opinioni».
Da giugno 2024 Edicola Radio Rivetta collabora con il Servizio Assegnazioni e Gestioni Contrattuali del Comune, affinando un progetto che, a settembre 2024, viene presentato sotto forma di dossier: “Progetto di recupero dell’ex edicola in Calle Sechera Sestiere Santa Croce”. Da un destino di rifiuto urbano il chiosco può diventare una risorsa, reinventarsi come centro di aggregazione e di elaborazione di una modalità diversa del vivere la città. «“Edicola Radio Rivetta” – ci spiega Eleonora – punta a proporre una sorta di format radiofonico locale, libero e fruibile da tutti, che si lega strettamente agli interessi e alle necessità in primis del sestiere, ma che potenzialmente può allargarsi all’intera laguna». Partono le prime iniziative: radio, bacheca, e portineria sociale. Poi, nei mesi a seguire, arrivano gli eventi davanti all’edicola: spettacoli di burattini, letture di poesie, letture di libri per bimbi. «Lo spazio indicato – è scritto nella petizione recapitata agli uffici comunali – oltre a versare in buone condizioni si presenta come un elemento strutturale del paesaggio urbano, rappresentando un riferimento visivo e fisico della memoria affettiva del sestiere». Sostituire allo “smantellamento” il “riuso” produrrebbe vantaggi sia in termini ambientali – perché evita costi di inquinamento quali rimozione, trasporto e produzione di “rifiuti” – sia culturali.
D’altronde esempi di recupero delle edicole ve ne sono parecchi, in Italia e nel resto d’Europa (per tutti, le esperienze di Parigi, Lione, Lille, Lulu dans ma rue, dove i vecchi chioschi sono diventati portinerie di quartiere o l’edicola Radetzky, di Milano, oggi spazio artistico ed espositivo) perché ovunque la crisi dei giornali di carta ha portato con sé la chiusura di migliaia di esercizi (2700 solo nel nostro Paese).
Punto fondamentale per la realizzazione del progetto è, come si è detto, l’attivazione del “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani della città di Venezia”, approvato dalla giunta Luigi Brugnaro nel 2019. All’articolo 2 di quel regolamento sono elencate le finalità che la norma si propone: “a) favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale nel territorio comunale, sulla base del principio di sussidiarietà orizzontale; b) riconoscere e valorizzare le forme di collaborazione tra cittadini e Amministrazione, intesa anche come strumento per il pieno sviluppo della persona; c) favorire la partecipazione dei cittadini alla vita della comunità; d) promuovere azioni e interventi per la protezione, conservazione, manutenzione e fruizione dei beni comuni urbani”. È un bel testo, non c’è che dire. Avanzato e all’avanguardia. Parla di “fiducia reciproca”, “trasparenza”, “inclusività”, “prossimità” e “informalità” nella relazione tra amministrazione e cittadini. Ha un solo neo. Ad oggi non è mai stato applicato.
Il sindaco-imprenditore (Luigi Brugnaro) sulla questione Edicola Radio Rivetta in questi mesi non ha molto da dire. Ha cose più importanti (e rognose) cui pensare. È indagato dalla procura veneziana per una brutta storia di presunte speculazioni immobiliari su 41 ettari di un terreno denominato “I Pili”, di sua proprietà, che si trova vicino all’inizio del ponte che collega la terraferma alle isole del centro di Venezia. Terreni inquinati dalle lavorazioni di Marghera, che Brugnaro, non ancora sindaco, nel 2006 ha acquistato per 5 milioni di euro e che sono stati offerti (trattativa poi saltata) al magnate di Singapore Ching Chiat Kwong per 150 milioni. Quando si dice il senso degli affari! In uno filone della stessa inchiesta è finito agli arresti pure l’assessore alla Mobilità Renato Boraso. La Procura di Venezia gli contesta 11 episodi di corruzione.
Torniamo ancora in calle Sechera. A fine 2024 arriva, come una doccia gelata, il diktat dell’Ufficio Commercio del comune: l’edicola va tirata giù perché il chiosco avrebbe smesso di svolgere la sua funzione. Gli abitanti della città però non si arrendono. Sul tavolo degli assessori al Commercio e al Patrimonio arriva il progetto di recupero dell’ex edicola. Anche su questo fronte il silenzio. Anzi, qualcuno che parla c’è. È l’assessore al Commercio Sebastiano Costalonga, leghista ed ex sindacalista dell’Ugl (come il suo compagno di partito Durigon): ebbene, mentre da una parte l’assessore si atteggia a paladino degli edicolanti promettendo un nuovo regolamento per i punti vendita come luoghi di aggregazione sociale e hub cittadini, dall’altra chiude seccamente ad ogni ipotesi di dialogo con gli abitanti del sestiere che un’edicola – in legno e metallo e tante storie da raccontare ancora – la vogliono salvare dalla demolizione esattamente per restituirla alla fruizione libera della cittadinanza. Di più, l’assessore fa sapere a mezzo stampa che chiunque si opporrà alla demolizione dell’edicola sarà denunciato. «Quello che colpisce e ferisce – continua Eleonora – è la scarsa considerazione dei rappresentanti delle istituzioni nei confronti degli abitanti. Tale mancanza mette in evidenza il venir meno del diritto fondamentale e necessario della partecipazione cittadina alle decisioni che riguardano l’amministrazione della città di Venezia».
La vicenda dell’edicola va ben oltre quei due metri per due oggi vuoti. In ballo c’è un modo di vivere il contesto urbano. Federica Lizio e Andrea Izzo due dei proponenti del progetto Edicola Radio Rivetta scrivono che «se la città non è solo strada, non è solo palazzi né panchine, allora bisogna pur riconoscere che sono gli abitanti che la formano e contribuiscono, insieme ad essa, a creare un unicum inscindibile, fatto di incastri e incontri, di azioni e movimenti che vivificano le architetture urbane e la rendono città vissuta. Posto che l’obiettivo di Edicola Radio Rivetta non risulta essere commerciale, bensì sociale, ci chiediamo se sia possibile indurre il Comune ad una riflessione maggiore, concedendo a uno spazio urbano come quello di Venezia di esprimere la propria creatività e di creare i propri spazi di libertà».
Di questo surplus di riflessione il Comune non ne ha voluto sapere. Ma l’idea di Edicola Radio Rivetta ha attecchito, sprigionando nuove energie. E chiosco o non chiosco va avanti. Il 18 febbraio era fissato un incontro per la discussione del caso in Commissione consiliare congiunta. Ma all’ultimo minuto è stato fatto slittare all’11 marzo. Pare per un infortunio dell’assessore al Patrimonio, Toponomastica, Promozione del territorio e Università, Paola Mar. Se è un modo per tirarla per le lunghe lo si saprà presto. Certo è che gli abitanti del sestiere non mollano. Vogliono che quello spazio oggi vuoto torni a riempirsi. Intanto in vista del carnevale stanno organizzando degli eventi davanti all’edicola che non c’è. «Si cercherà – ci dice Eleonora – ora di superare la discontinuità legata all’abbattimento del manufatto storico. I cittadini sono fiduciosi che si potrà trovare una modalità per dare avvio a una progettazione partecipata relativa allo spazio pubblico vacante e alla possibilità d’utilizzo che il chiosco come bene comune ha innescato con la fine dell’attività commerciale».
Pubblicato giovedì 20 Febbraio 2025
Stampato il 28/03/2025 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/a-venezia-ledicola-storica-abbattuta-in-calle-sechera-vuole-tornare-a-vivere/