“Non si promuove la causa della pace col parlare solo alle persone con le quali si è d’accordo”. Mi risulta seccante concordare con l’autore di questa frase: Dwight David Eisenhower, militare di professione ed ex presidente degli Stati Uniti, ma tant’è. Una verità racchiusa in poche parole. Se Gianfranco Pagliarulo avesse aperto con questo incipit, un anno fa, la sua richiesta di immediati colloqui di tregua prima e di pace poi, probabilmente il mainstream informativo nazionale non si sarebbe scagliato, con la veemenza che tutti ricordiamo, in accuse ridicole contro il nostro presidente e contro l’Anpi.
Filo putiniani? Quando mai! L’unico effetto politico assodato nella sciagurata scelta di Putin di invadere l’Ucraina, e credo imprevisto da lui stesso, è quello di aver portato allo scoperto le strategie e le ambiguità dei tre grandi imperi attuali: Stati Uniti, Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese. Più l’evidenza che molti speravano rimanesse coperta: l’assoluta sterilità politica, diplomatica e strategica dell’Europa.
I tre grandi hanno una realtà in comune, derivata da motivazioni diverse e celata sotto un tappeto di proclami: la decadenza sociopolitica loro propria. La spaccatura sociale statunitense, con due fazioni sempre più in collisione tra loro, rivelata in modo spettacolare e drammatico con il tentativo di “golpe”; la debolezza della Federazione Russa che, inaspettatamente e pagando un prezzo altissimo in giovani vite, rinvigorisce l’opposizione interna, che rialza la testa; la Repubblica Popolare Cinese che, cercando di trarre il maggior vantaggio possibile tra i due litiganti, resta comunque invischiata nel meccanismo di difficoltà economiche mondiali, mettendo a serio rischio il piano di crescita militare che avrebbe dovuto riportare a più miti consigli gli Stati Uniti sul destino di Taiwan. Quest’ultima diventata per i “burocratosauri” cinesi quello che è l’embargo americano per Cuba: un modo per mimetizzare un deficit di democrazia e una scusa buona per ogni stagione.
Vogliamo parlare dell’inutilità politica e militare dell’Europa? Un semplice vassallo al servizio del feudatario statunitense che, non fidandosi del comportamento dei sudditi, impone loro la presenza di più di 100.000 soldati e relativi armamenti (comprese le nuove e tecnologicamente avanzatissime testate atomiche B61-12 da 50 chilotoni cadauna – circa 200 bombe – che arriveranno in primavera). Sulla pelle degli europei, e di italiani e tedeschi in specie, si è giocata nel tempo e si sta giocando ancora una partita dove una sola cosa è certa: non saremo noi a vincere. Ma forse non lo sarà nessuno.
Ci resta solo una carta da giocare: la pace. La pace come unico veicolo verso un futuro da ricostruire politicamente per una Europa credibile e democratica, capace di scelte autonome anche sul piano economico e strategico.
Per molto tempo si è creduto, e si è voluto far credere, che solo gli Stati Uniti erano portatori di quella democrazia tanto ambita nel nostro continente. Una convinzione e un velo, caduti in pezzi insieme all’Unione Sovietica. Quando quest’ultima è crollata sotto il peso della propria incapacità, la Grande democrazia non ha minimamente pensato di accompagnare il gigante caduto a una rinascita democratica bensì solo al proprio utile economico e strategico: un enorme territorio ricco di tutto da conquistare e assoggettare.
Non è andata così e le spese le abbiamo pagate e le paghiamo noi europei. Compresa l’accettazione nella nostra comunità di Paesi con sensibilità e approcci sociali molto lontani dai nostri. Paesi che erano e sono però comodi ai piani della Grande democrazia.
Questo il filo di pensieri ha fatto sì che la lettera di inizio febbraio di Pagliarulo a tutti gli iscritti Anpi, con l’invito ad attivarsi per la pace, abbia trovato un terreno fertile nel nostro territorio. All’appello di Anpi hanno risposto in tantissimi con un pragmatismo disarmante: siamo delle formiche in un mondo vasto ma togliete le formiche e il mondo andrà a rotoli.
Ecco, la forza di noi ultimi nella grande ruota sociale del mondo è il nostro numero e la nostra coesione verso obiettivi comuni. Oggi, nelle dimensioni di questa risposta, c’è il riscontro tangibile all’istanza che nell’inverno 2022 l’associazione dei partigiani ha lanciato attraverso il suo presidente.
Diciamolo: con la memoria a quei giorni, i nostri soloni mediatici dovrebbero vedere in ciò che hanno fatto solo ciò che non hanno saputo fare, e ricordarlo per i giorni e gli eventi a venire.
Pubblicato mercoledì 22 Febbraio 2023
Stampato il 06/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/ci-resta-una-sola-carta-da-giocare-pace/