La lettera che a inizio febbraio il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ha inviato a tutti gli iscritti con l’invito ad attivarsi, facendo rete, ha trovato terreno fertile. Saranno oltre 200 le mobilitazioni che dal 24 al 26 febbraio per l’anniversario dell’invasione dell’Ucraina faranno sentire la voce dei cittadini No War, la maggioranza. Una testimonianza dal Piemonte
All’iniziativa stanno ancora aderendo altre associazioni del territorio
“Non si promuove la causa della pace col parlare solo alle persone con le quali si è d’accordo”. Mi risulta seccante concordare con l’autore di questa frase: Dwight David Eisenhower, militare di professione ed ex presidente degli Stati Uniti, ma tant’è. Una verità racchiusa in poche parole. Se Gianfranco Pagliarulo avesse aperto con questo incipit, un anno fa, la sua richiesta di immediati colloqui di tregua prima e di pace poi, probabilmente il mainstream informativo nazionale non si sarebbe scagliato, con la veemenza che tutti ricordiamo, in accuse ridicole contro il nostro presidente e contro l’Anpi.
Roma, Campidoglio. Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi, alla presentazione delle iniziative per l’anniversario dell’invasione dell’Ucrania promosse da Europe For Peace, la piattaforma di cui fa parte anche l’associazione dei partigiani
Filo putiniani? Quando mai! L’unico effetto politico assodato nella sciagurata scelta di Putin di invadere l’Ucraina, e credo imprevisto da lui stesso, è quello di aver portato allo scoperto le strategie e le ambiguità dei tre grandi imperi attuali: Stati Uniti, Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese. Più l’evidenza che molti speravano rimanesse coperta: l’assoluta sterilità politica, diplomatica e strategica dell’Europa.
I tre grandi hanno una realtà in comune, derivata da motivazioni diverse e celata sotto un tappeto di proclami: la decadenza sociopolitica loro propria. La spaccatura sociale statunitense, con due fazioni sempre più in collisione tra loro, rivelata in modo spettacolare e drammatico con il tentativo di “golpe”; la debolezza della Federazione Russa che, inaspettatamente e pagando un prezzo altissimo in giovani vite, rinvigorisce l’opposizione interna, che rialza la testa; la Repubblica Popolare Cinese che, cercando di trarre il maggior vantaggio possibile tra i due litiganti, resta comunque invischiata nel meccanismo di difficoltà economiche mondiali, mettendo a serio rischio il piano di crescita militare che avrebbe dovuto riportare a più miti consigli gli Stati Uniti sul destino di Taiwan. Quest’ultima diventata per i “burocratosauri” cinesi quello che è l’embargo americano per Cuba: un modo per mimetizzare un deficit di democrazia e una scusa buona per ogni stagione.
Vogliamo parlare dell’inutilità politica e militare dell’Europa? Un semplice vassallo al servizio del feudatario statunitense che, non fidandosi del comportamento dei sudditi, impone loro la presenza di più di 100.000 soldati e relativi armamenti (comprese le nuove e tecnologicamente avanzatissime testate atomiche B61-12 da 50 chilotoni cadauna – circa 200 bombe – che arriveranno in primavera). Sulla pelle degli europei, e di italiani e tedeschi in specie, si è giocata nel tempo e si sta giocando ancora una partita dove una sola cosa è certa: non saremo noi a vincere. Ma forse non lo sarà nessuno.
Ci resta solo una carta da giocare: la pace. La pace come unico veicolo verso un futuro da ricostruire politicamente per una Europa credibile e democratica, capace di scelte autonome anche sul piano economico e strategico.
Per molto tempo si è creduto, e si è voluto far credere, che solo gli Stati Uniti erano portatori di quella democrazia tanto ambita nel nostro continente. Una convinzione e un velo, caduti in pezzi insieme all’Unione Sovietica. Quando quest’ultima è crollata sotto il peso della propria incapacità, la Grande democrazia non ha minimamente pensato di accompagnare il gigante caduto a una rinascita democratica bensì solo al proprio utile economico e strategico: un enorme territorio ricco di tutto da conquistare e assoggettare.
Non è andata così e le spese le abbiamo pagate e le paghiamo noi europei. Compresa l’accettazione nella nostra comunità di Paesi con sensibilità e approcci sociali molto lontani dai nostri. Paesi che erano e sono però comodi ai piani della Grande democrazia.
Clicca qui o sull’immagine per scaricare in pdf la Lettera agli iscritti del presidente nazionale Anpi
Questo il filo di pensieri ha fatto sì che la lettera di inizio febbraio di Pagliarulo a tutti gli iscritti Anpi, con l’invito ad attivarsi per la pace, abbia trovato un terreno fertile nel nostro territorio. All’appello di Anpi hanno risposto in tantissimi con un pragmatismo disarmante: siamo delle formiche in un mondo vasto ma togliete le formiche e il mondo andrà a rotoli.
Illustrazione di Mabel Morri tratta dal libro di Nella Macrì “Favole ri-Costituenti”
Ecco, la forza di noi ultimi nella grande ruota sociale del mondo è il nostro numero e la nostra coesione verso obiettivi comuni. Oggi, nelle dimensioni di questa risposta, c’è il riscontro tangibile all’istanza che nell’inverno 2022 l’associazione dei partigiani ha lanciato attraverso il suo presidente.
Diciamolo: con la memoria a quei giorni, i nostri soloni mediatici dovrebbero vedere in ciò che hanno fatto solo ciò che non hanno saputo fare, e ricordarlo per i giorni e gli eventi a venire.
Pubblicato mercoledì 22 Febbraio 2023
Stampato il 28/03/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/ci-resta-una-sola-carta-da-giocare-pace/
Periodico dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Pubblichiamo la lettera aperta di un gruppo di giovani neoiscritti all’Associazione bolognese dei partigiani. Raccontano la loro voglia di riappropriarsi della politica. Quella buona. Per affermare i diritti e i valori universali sanciti nella Carta fondamentale italiana. “Non solo la Memoria, ma un’attiva partecipazione”
In gran parte rimossi nella coscienza nazionale i 48 luoghi d’internamento in Italia. I casi di Ferramonti e Campagna. Una narrazione riduttiva e monca per coprire le responsabilità del fascismo
Dietro i lager una realtà nazista complessa, stratificata, composta da una pluralità di elementi. La “concorrenza cooperativa” delle diverse parti del nazismo. Impostazione ideologica, fattori materiali, costrutti culturali e processi politici che portarono al genocidio degli ebrei. Lo stato di eccezione permanente
È stato il giro di boa di una repressione politica già in atto. Secondo il rapporto Nunca más della Commissione nazionale sulle sparizioni di persone, in circa 30.000 divennero desaparecidos, perché dissidenti o sospettati di esserlo. Un genocidio che spazzò via un’intera generazione di giovani
Il 22 marzo 1933, novant’anni fa, in Germania, a venti chilometri da Monaco, neppure due mesi dopo l’arrivo al potere del nazismo, apriva il primo campo dell’universo concentrazionario tedesco, e che diverrà di sterminio. Il suo scopo iniziale eliminare ogni opposizione politica e in seguito tutti gli “estranei” alla “razza ariana”
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