Hanno dai 20 ai 25 anni, in comune la necessità di sentirsi protagonisti responsabili del loro tempo. Non hanno perso la fiducia nella “bella politica” ma non si riconoscono più in movimenti e partiti. Cosa vogliono? Costruire una società a misura di donne e uomini, capace di includere e rispondere alle sfide democratiche di oggi. Quanto hanno scritto racconta molto delle nuove generazioni e delle ragioni per cui l’Anpi è il punto di riferimento di chi vuol pensare e agire e sceglie di farlo operando nella grande famiglia antifascista .
«Ho creduto mio dovere civico, in un momento in cui vi è chi cerca di far morire una seconda volta questi morti, di contribuire per quanto posso a diffonderne il ricordo».
Vogliamo iniziare con le parole di Calamandrei questo nostro contributo, frutto di un lavoro a più mani di alcuni (più o meno) giovani iscritti all’associazione che condividono sensibilità e preoccupazioni forse dovute a una comune appartenenza generazionale. Ancora una volta è la Storia a ricordarci che non bisogna dare nulla per scontato; in questi ultimi anni abbiamo assistito a una progressiva inversione di rotta su valori essenziali come uguaglianza e libertà dell’essere umano, rispetto reciproco e cooperazione verso un mondo unito e migliore, ideali che sono alla base dei principi costituzionali italiani.
Ci siamo quindi chiesti quale sia il senso della nostra adesione all’Anpi nello scenario italiano e internazionale contemporaneo. In un contesto dove non solo i partiti stentano ma la politica come idea di partecipazione e confronto sembra abbia ormai ceduto il passo a forme più autoritarie e personalistiche di governo delle masse, crediamo che debba essere recuperato il valore della militanza e della politica, anche non partitica, nel suo senso più alto. La forza dell’Anpi sta nel suo essere associazione e pensiamo che, davanti a forze governative che mettono in discussione radicale l’impianto valoriale della Costituzione, debba prendere corpo un disegno politico e ideale che recuperi l’importanza della politica come fondamento della convivenza civile. L’attuazione di questo impegno deve a nostro giudizio passare dalla teoria e dalla pratica, potenziando cioè le competenze critiche di elaborazione politica da un lato e sviluppando le abilità pratico-organizzative dall’altro.
Se, come recita lo Statuto, uno dei compiti dell’Anpi è quello di «concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione Italiana» crediamo che il nostro lavoro sia quello di diffondere i valori antifascisti all’interno di una società molto articolata e complessa. Per farlo abbiamo però bisogno di entrambe le competenze, che portino e riportino contenuto a un dibattito politico che vediamo sterile e che non sa più porre le basi strutturali perché il confronto fra le posizioni possa avere luogo.
Pensiamo che utilizzare allo stesso momento le braccia e la testa non sia solamente una questione di volontà ma soprattutto di necessità, di cui l’Anpi deve farsi carico. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un forte aumento di tesserati alla nostra Associazione, persone di tutte le età che vedono nell’Anpi quello spazio politico in cui riconoscersi come antifascisti e portatori di un reale pensiero democratico che deve diventare azione politica, nel suo senso più alto. Abbiamo la necessità di pensare e raccontare un’Italia e un’Europa diverse da quelle che ci vengono proposte e che realizzino il mandato costituzionale italiano. Quindi, perché ci iscriviamo all’Anpi?
Crediamo che la risposta sia: perché vogliamo riprendere in mano quel programma politico per il paese che è la Costituzione e vogliamo lavorare affinché si realizzi. Perché pensiamo che ci sia bisogno di riprendere a parlare di diritti, di emancipazione femminile e di genere, di lavoro, di scuola e sanità pubblica, di rifiuto della guerra, di accoglienza, di libertà religiosa e di laicità, e che questa discussione debba avvenire su un piano laico e precedente a quello del confronto tra le forze politiche.
Questo ci aspettiamo dalla nostra iscrizione all’Anpi e su questo siamo disposti a impegnarci sempre di più, per vedere finalmente quell’umanità al potere che raccoglie fondi per i bambini di Lodi, si schiera a fianco del modello di Riace e si ritrova nella Marcia per la Pace.
Pubblicato martedì 4 Dicembre 2018
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